tag:blogger.com,1999:blog-44745237879403007782024-03-18T10:15:52.332-07:00L'Espa.netLuisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.comBlogger1549125tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-23445955037646497622024-03-18T10:14:00.000-07:002024-03-18T10:14:52.115-07:00COSA C'E' IN UNA ROSA?<p><span style="font-family: courier;">Molti, milanesi soprattutto, ne conoscono il nome, ma sono pochi a sapere che <i>Rosa Genoni,</i> oltre a essere la prima vera stilista/couturière italiana, è stata una protofemminista convinta, attiva anche in Francia e in Inghilterra e una sostenitrice del <i>Made in Italy</i>. Quel Made in Italy che sembra una scoperta degli ultimi anni. Nel centenario della morte, avvenuto nell’agosto del 1954 a Varese, la giornalista <i>Elisabetta Invernici</i>, sempre interessata alla storia della moda legata a Milano, ha creato il <i>Palinsesto Rosa Genoni</i>. Per raccontare non solo la stilista, che allora veniva chiamata sarta, ma anche la donna impegnata. Molto interessante la struttura del progetto che può essere una guida di Milano, non solo per chi non conosce la città, ma soprattutto per chi della città vuole scoprire particolarità non note ai più. Un altro filo conduttore del <i>Palinsesto Rosa Genoni</i> è l’accento sul femminismo.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlrmMOqwM8MaRtR-8vEK6TubmPLbrYbzYb3qO0Rr8KuGZz1srf5BO4Svl2yFLLQS2SdF-OhZd0KjygeV4ihyphenhyphenYrR2uUlWkOSGSKjsjgVHjPgZF3SzbXRJKiggPTBycdGhyphenhyphen8BeJMGAyzLqS8G8lPwnVQ9RrCk3f3_gUGC5aRS54bx0TfHmm98xP_DXxMcxF8/s1755/Anteprima%20di%20%E2%80%9C%20Palinsesto%20Genoni%2014%E2%80%9D.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1240" data-original-width="1755" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlrmMOqwM8MaRtR-8vEK6TubmPLbrYbzYb3qO0Rr8KuGZz1srf5BO4Svl2yFLLQS2SdF-OhZd0KjygeV4ihyphenhyphenYrR2uUlWkOSGSKjsjgVHjPgZF3SzbXRJKiggPTBycdGhyphenhyphen8BeJMGAyzLqS8G8lPwnVQ9RrCk3f3_gUGC5aRS54bx0TfHmm98xP_DXxMcxF8/s320/Anteprima%20di%20%E2%80%9C%20Palinsesto%20Genoni%2014%E2%80%9D.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW4LFITk9X-NReuDlabLLbbxu9BJs6UBrToTLmLT6MiiCxB5TQ4RGtBW0O8xppVWmYIRETTr_A1Ak9Ry_s_6MPwbTz-PVOToMhx5-vYwErpS5k1IgZ-JGRE8hsrIzJbdXzgXYVVe60JJCHZMcKCdCUCyq7op6_x9BgOkiaZZ29R3TczPQAtj5VFFyEW7k4/s4032/%20Concerton4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="4032" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW4LFITk9X-NReuDlabLLbbxu9BJs6UBrToTLmLT6MiiCxB5TQ4RGtBW0O8xppVWmYIRETTr_A1Ak9Ry_s_6MPwbTz-PVOToMhx5-vYwErpS5k1IgZ-JGRE8hsrIzJbdXzgXYVVe60JJCHZMcKCdCUCyq7op6_x9BgOkiaZZ29R3TczPQAtj5VFFyEW7k4/s320/%20Concerton4.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Il primo incontro, non a caso, è stato il 14 marzo alla <i>Fabbrica del</i> <i>Vapore</i>, dove si è appena conclusa la mostra <i>Straordinarie.</i> Aperta il 17 febbraio e curata da <i>Renata Ferri</i>, raccoglie i ritratti fotografici realizzati da <i>Ilaria Magliocchetti Lombi</i>, di 110 donne italiane contemporanee e viventi (con l’unica eccezione di <i>Michela Murgia</i>) che si sono distinte in svariati settori, considerate testimonial dell’empowerment femminile. Qui<i> Invernici</i> ha raccontato della vita avventurosa di<i> Genoni</i>, nata in una famiglia modesta della Valtellina prima di diciotto fratelli, di cui dodici sopravvissuti. A dieci anni, con la terza elementare come titolo di studio, viene mandata ad aiutare a Milano la zia sarta. Da qui inizia il suo lavoro di stilista, che porta avanti insieme alla passione politica e sociale. <i>Invernici</i> ha quindi spiegato che le varie tappe o incontri del percorso si tengono in luoghi con precisi riferimenti a <i>Rosa Genoni.</i> Così il primo, il 16 marzo, un matinée nella sede degli <i>Amici del Loggione del Teatro della</i> <i>Scala</i>, uno dei primi luoghi visti da <i>Rosa,</i> e con il quale lei manterrà contatti, vestendo per le prime della Scala le più titolate signore milanesi. Qui<i> Cristiana Pegoraro</i> pianista, compositrice, poetessa, ha eseguito al piano i pezzi più noti di <i>Mozart, Beethoven, Chopin, Schumann, Brahms, </i>inframezzandoli con piccoli, ben studiati ritratti di ognuno di loro e terminando con la lettura di sue poesie e l’esecuzione al pianoforte di pezzi da lei composti (<i>foto in basso</i>). Come si è detto, seguiranno incontri nei luoghi di lavoro di <i>Rosa</i>, come la<i> Società Umanitaria</i> dove è stata docente alla scuola professionale femminile fino al 1931, quando si dimise per non giurare fedeltà al fascismo. Ma anche i luoghi che l’hanno ispirata, dall’<i>Accademia di Brera</i> dove dagli abiti dei dipinti riusciva a cogliere dettagli da inserire, rinnovandoli e interpretandoli, nelle sue toilette, al <i>Palazzo del Senato</i>, alla <i>Galleria Vittorio Emanuele</i>, al<i> Teatro Gerolamo</i>, fino al carcere di<i> San Vittore</i> dove aprì una sartoria per le detenute, oltre che un asilo nido e un ambulatorio ginecologico.</span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-20331433366337407482024-03-17T08:55:00.000-07:002024-03-17T08:55:06.148-07:00UN' ALTRA MARILYN<p><span style="font-family: courier;">Su <i>Marilyn Monroe</i> si è detto e scritto di tutto. E’ stata sicuramente il personaggio del cinema più chiacchierato e non solo per la liaison con presidente e fratello e per un suicidio su cui circolano ancora sospetti e illazioni. Prevale un’immagine di donna superficiale e di certo da giudicare.<i> Marilyn</i> in prima assoluta ieri al <i>Teatro Gerolamo</i> di Milano rivolta tutti i possibili giudizi. E riesce comunque a costruire un profilo dell’attrice ben definito, a cui non fa fatica attenersi. A portare sul palcoscenico lo spettacolo<i> Cinzia Spanò</i>, attrice e autrice del testo. A intervallare le sue letture <i>Roberta Di Mario </i>che al pianoforte esegue brani da lei composti (<i>foto in basso</i>). </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFEKqKIi8IhYBhLuaCBL6Gm1of8yhTvBemDhyVPNdgqol5M8PCRUO-aU3SZuNf3_qXIfDnAD_NEfX4X5eJFujM9fZK1aawEx-X_xJlBjKezvMdK6qURRVVH539_M2RWwC3hsH87wpgzWp5xEdf-nTcRTWCMqiterWft3wEEAN2-wkPj9kTQb41OlPEubgY/s727/Cinzia%20Spano%CC%80%202.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="727" data-original-width="585" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFEKqKIi8IhYBhLuaCBL6Gm1of8yhTvBemDhyVPNdgqol5M8PCRUO-aU3SZuNf3_qXIfDnAD_NEfX4X5eJFujM9fZK1aawEx-X_xJlBjKezvMdK6qURRVVH539_M2RWwC3hsH87wpgzWp5xEdf-nTcRTWCMqiterWft3wEEAN2-wkPj9kTQb41OlPEubgY/s320/Cinzia%20Spano%CC%80%202.jpg" width="257" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5yOW4hhstavk0fG8kibKfjYtS8vur4wmoE6Qx1S8a6w6we1SFHvG34TZllqopsRILsKzADFE4asQ9TkKEMS8ZV9_feyLcXIsFPRZJ_tVy0rXWuTk_WJSHDmHTrN53fM6m0WjiRLwUVedDOH8eB1V2RYIaBDqKjtFXBLLTGc71dQuPyL6fqB6jF3E5-5mJ/s4463/Roberta%20Di%20Mario%20e%20Cinzia%20Spano%CC%80.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2975" data-original-width="4463" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5yOW4hhstavk0fG8kibKfjYtS8vur4wmoE6Qx1S8a6w6we1SFHvG34TZllqopsRILsKzADFE4asQ9TkKEMS8ZV9_feyLcXIsFPRZJ_tVy0rXWuTk_WJSHDmHTrN53fM6m0WjiRLwUVedDOH8eB1V2RYIaBDqKjtFXBLLTGc71dQuPyL6fqB6jF3E5-5mJ/s320/Roberta%20Di%20Mario%20e%20Cinzia%20Spano%CC%80.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Quello che legge <i>Spanò</i> sono pagine di un ipotetico diario datate del 1962, che si concludono con l’ultima in agosto, mese della morte di <i>Marilyn </i>. Subito è evidenziata la figura di una povera ragazza, Norma Jean, che sogna di diventare attrice, forse per essere finalmente amata. Ma non ha nessun appoggio, non trova sicurezza neanche nella bellezza del suo fisico. Non ha mai conosciuto il padre, un norvegese, ha trascorso l’infanzia fra orfanatrofi e famiglie adottive. E quando la madre la riprende con sé, è una donna malata che finirà la sua vita in ospedale psichiatrico. La paura, il sentirsi inferiore ed esclusa sono le sue sensazioni più ricorrenti. Anche quando incomincia a essere una diva. “Hollywood è un posto dove ti pagano mille dollari per un bacio e cinquanta centesimi per la tua anima” è la frase attribuita a <i>Marilyn</i>, che<i> Spanò</i> riporta. Quello della vita della<i> Monroe</i> è il riassunto di una vita insulsa, in cui lei non è la protagonista ma un’estranea che la guarda. Anche l’amore per lei non è mai esistito. <i>Joe DiMaggio</i>, il secondo marito (il primo l’aveva sposato a 16 anni sperando di poter trovare così una famiglia) è geloso, la critica, e a lei preferisce le partite in televisione. Anche la storia con <i>Arthur</i> <i>Miller</i> è un fallimento. Lui non la stima e glielo fa capire, anzi si fa bello sulle loro differenze culturali e mentali. C’è un accenno ai due fratelli <i>Kennedy</i>, non si capisce se positivo o no. Insomma una lettura drammatica da cui emerge una figura di donna che si avrebbe voglia di stringere fra le braccia e consolare. Vergognandosi di averla non solo criticata, ma anche giudicata. E tutto questo non togliendo niente all’immagine di mito del cinema, come è sempre apparsa. </span><p></p><p><br /></p><p> </p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-39505648588290059682024-03-15T05:12:00.000-07:002024-03-15T05:12:33.743-07:00CRONACA DI UNA SEPARAZIONE<p><span style="font-family: courier;">Ci vuole audacia per mettere insieme due testi teatrali di autori diversissimi in un unico spettacolo. Anche se la locandina annuncia “liberamente tratto”. Ancora più se si stratta di testi di grandi autori quali <i>Ibsen</i> e <i>Garcìa Marquez</i>, quasi in antitesi tra loro. Soprattutto su una tematica di quel tipo. Se poi si aggiunge che si parla di un monologo di un’ora, lo spettacolo ha davvero il sapore di una sfida. <i>Cronaca di una separazione</i> la sfida la vince in pieno. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhG6hyE79C1cWLOoll3G_14fkuSO6U5HIJEwOtbaOOuXVSe6AkB1YRl_AhgCB43fyDcTIsUUEk7jfLN07FP4CdCex8s56iqrSv47Uo28ve3F6ROEZG8XSmnniqVwsy8Tbg8esqMJf4DJm5i66rbkNr9qRZZzWfKIQdgVtUwCfJz6rKjdZ6xAu_is5F0O3Nn/s1600/%20cinzia%201.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhG6hyE79C1cWLOoll3G_14fkuSO6U5HIJEwOtbaOOuXVSe6AkB1YRl_AhgCB43fyDcTIsUUEk7jfLN07FP4CdCex8s56iqrSv47Uo28ve3F6ROEZG8XSmnniqVwsy8Tbg8esqMJf4DJm5i66rbkNr9qRZZzWfKIQdgVtUwCfJz6rKjdZ6xAu_is5F0O3Nn/s320/%20cinzia%201.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5PtLa1qY2Ihrkon2fGJybIm1T5gr-GYJYSzq7KFvF4SjLaqXLYTwFHHu1Mdmb_xi0mezYoLrZlls4P1m0zdTRFPaoPaWxpLQSu_kgaAA8cKqP3d5eTpLUGLhlQtbn2yKQxJh4l04cPCVt86bwPc5gGncNhaPkPcL22zdz3888oIG2hIosZrJIfQG_eqfk/s1600/%20CINZIA.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="900" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5PtLa1qY2Ihrkon2fGJybIm1T5gr-GYJYSzq7KFvF4SjLaqXLYTwFHHu1Mdmb_xi0mezYoLrZlls4P1m0zdTRFPaoPaWxpLQSu_kgaAA8cKqP3d5eTpLUGLhlQtbn2yKQxJh4l04cPCVt86bwPc5gGncNhaPkPcL22zdz3888oIG2hIosZrJIfQG_eqfk/s320/%20CINZIA.jpg" width="180" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Proprio sulle differenze ha giocato abilmente <i>Roberto Cajafa</i>, regista oltre che autore del testo. Ne viene fuori una particolare ambiguità, che la bravissima<i> Cinzia Damassa</i> riesce a cogliere e comunicare, rendendo lo spettacolo più che mai intrigante. Un susseguirsi di piccole sorprese che creano una suspense. La storia è quella di una donna al 25esimo anno di matrimonio, che lascia casa, marito e figli, proprio quando sono già in corso i preparativi di una grande festa per celebrare l’anniversario. “Per doveri verso me stessa” spiega così l’abbandono la donna. E li racconta, via via parlando del suo rapporto con il marito, di una storia d’amore che, iniziata con tutti i giusti presupposti, è sfumata via, con tradimenti, routine, sbagliati coinvolgimenti. Ogni tanto una voce fuori campo interloquisce, è quella del marito (Roberto Cajafa). Con frasi banali, dettate dalla volontà di trattenerla, ma fredde e poco convinte. Quel marito è anche l’inesistente figura seduta sua una poltrona a cui la moglie si rivolge ogni tanto per le accuse più forti, per rinfacciargli pezzi di vita inutile. Anche la gestualità di Damassa è studiata e convincente, tanto da riempire la scena. Mentre parla si cambia d’abito, rimane in vestaglia e sottoveste, prepara una grande, simbolica, valigia di legno, raccoglie i gioielli per buttarli via. Passa da momenti di lucida determinazione a piccoli istanti di commozione, quasi di rimpianto. La sfiora la rabbia, ma mai esaltata. Non c’è rassegnazione, ma s’intuisce, grazie alla sapiente recitazione, che c’è stata. Andato in scena al <i>Teatro Laboratorio </i>di Milano nei primi giorni di marzo, ci si augura che ritorni in altre date. </span><p></p><div><br /></div>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-76486798733278785442024-03-14T08:26:00.000-07:002024-03-14T08:26:55.374-07:00FASHION VICTIMS, CHI?<p><span style="font-family: courier;">Non è semplice parlare di tematiche sociali con uno spirito leggero, senza cadere nel qualunquismo o nella polemica sterile. Per questo <i>Fashion Victims. L’insostenibile realtà del fashion</i> prodotto dal <i>Teatro del Buratto</i>, è uno spettacolo assolutamente da vedere. Già il titolo è invitante e incuriosente con quel giocare su frasi fatte ma senza sfiorare il grottesco risaputo. In scena i bravissimi <i>Marta Mungo</i> e <i>Davide del</i></span><span style="font-family: courier;"><i> Grosso</i>, autore del testo che ha curato anche i video e la regia (</span><i style="font-family: courier;">nella foto</i><span style="font-family: courier;">). </span></p><p><span style="font-family: courier;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisvWd4uIjv98-_jLgg8exe13v3oENPYwuLfKmSqgmJhL0BVkQUmBadOhb7l4EUQ6Fs-p_dAezPxbfqHvyj5nRU-Ei_pgjL_695THFgxMpAR3YaXTKENoCnv7uQK6MnxFptwcQbCNwpiGnEEGUNZ3-EiPy493Dz8JmzK3CrsqyXhBivz0yO9mZhWUoxGtER/s2796/Fashion%20victims.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2796" data-original-width="2667" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisvWd4uIjv98-_jLgg8exe13v3oENPYwuLfKmSqgmJhL0BVkQUmBadOhb7l4EUQ6Fs-p_dAezPxbfqHvyj5nRU-Ei_pgjL_695THFgxMpAR3YaXTKENoCnv7uQK6MnxFptwcQbCNwpiGnEEGUNZ3-EiPy493Dz8JmzK3CrsqyXhBivz0yO9mZhWUoxGtER/s320/Fashion%20victims.jpeg" width="305" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Coetanei, apparentemente simili, rappresentano le due facce opposte del <i>Fashion</i>. Da una parte il ragazzo in corsa sfrenata all’acquisto bulimico di capi che ritiene fondamentali nella sua vita </span><span style="font-family: courier;">e determinanti per il primo appuntamento con la ragazza da conquistare. Dall’altra la coetanea dell’emisfero opposto che di fashion vive, anzi sopravvive, orribilmente sfruttata, senza diritti e riconoscimenti, fin dalla più tenera età. All’inizio ognuno dei due ricompone un manichino, che in diversa maniera rappresenta per entrambi il punto centrale della loro vita. Seguono una serie di video proiettati su dei parallelepipedi di tessuto che diventano, di volta in volta, schermi, letti, punti di appoggio. Raccontano con frasi lapidarie la vita, ma anche, con i numeri, i disastri provocati dall’industria della moda. Qualcosa di cui si sa, ma che con i numeri diventa più reale. Dal fatto che l’industria tessile produca più anidride carbonica del trasporto ferroviario, marittimo e aereo messi insieme, al fatto che la produzione di capi dal 2000 sia più che raddoppiata, ma i capi vengano indossati meno della metà del tempo rispetto al passato. Tutto questo comporta uno sfruttamento insano del pianeta: dai pesticidi, i diserbanti, i coloranti, che danneggiano la natura e gli animali che ci vivono, allo spreco dell’acqua, fino al lavoro nero che coinvolge le popolazioni più povere, bambini compresi. I due attori commentano, cantano, ballano, mimano fino ad arrivare alla fine dello spettacolo a coinvolgere il pubblico, in un dialogo "suggerito" fra uno spettatore e una spettatrice. Lo spettacolo è in scena dal 12 al 16 marzo al <i>Teatro Verdi </i>di Milano. </span><p></p><p><br /></p><p> </p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-64909395319962339182024-03-12T06:59:00.000-07:002024-03-12T06:59:35.530-07:00UNA PARENTESI CHE CONTA<p><span style="font-family: courier;">Quel "Tra parentesi", realmente tra parentesi, del titolo che precede <i>La vera storia di un’impensabile liberazione</i>, anticipa in modo chiaro e appropriato lo spettacolo al <i>Teatro della Cooperativa</i> di Milano. Che, dopo la prima edizione del 2018, per il quarantennale della<i> Legge</i> <i>Basaglia</i>, riprende ora per i cent’anni dalla nascita del rivoluzionario della psichiatria. Racconta, appunto, gli anni in cui la malattia mentale fu messa tra parentesi. Quando si incominciò a pensare di chiudere i manicomi e far tornare i cosiddetti matti, internati senza un nome e una dignità, persone e cittadini liberi, da curare. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKPvxO32LyPAeqiGATMS5P-_dKRZH7ENp8B_oAA9Rc49jymh6W634391MYDZqQXHpNNQrgNZQpmDyZabt4Wf3Tipgllcd8VwXAfHiLGG2W1m1Sjl9DXImpEn7GItoZmXX7_D6quipMNsoLLuXnNSmGNeSSjZ6hglY_vYtJ5Gmxph-uIXsYO-am6rCzYeTX/s1082/Tra%20parentesi%2011_%20g.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1082" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKPvxO32LyPAeqiGATMS5P-_dKRZH7ENp8B_oAA9Rc49jymh6W634391MYDZqQXHpNNQrgNZQpmDyZabt4Wf3Tipgllcd8VwXAfHiLGG2W1m1Sjl9DXImpEn7GItoZmXX7_D6quipMNsoLLuXnNSmGNeSSjZ6hglY_vYtJ5Gmxph-uIXsYO-am6rCzYeTX/s320/Tra%20parentesi%2011_%20g.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />A parlarne sul palcoscenico, seduti su una panchina come nella precedente edizione, non due attori ma <i>Massimo Cirri</i> e <i>Peppe</i> <i>Dell’Acqua</i>. Il primo drammaturgo, conduttore radiofonico, nonché psicologo nei servizi pubblici di salute mentale da 25 anni (<i>a destra</i> <i>nella foto</i>). Il secondo psichiatra e docente di psichiatria a Trieste. Ma soprattutto tra coloro che hanno lavorato a fianco di <i>Franco</i> <i>Basaglia</i>, contribuendo alla nascita dei primi dipartimenti di salute mentale. Non è ancora laureato, racconta <i>Dell'Acqua</i>, quando entra nel 1971 nel manicomio di Trieste di cui è diventato direttore <i>Basaglia</i>. Che dal 1961 come direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia "sta scommettendo il suo potere per cambiare ogni cosa” nel trattamento dei malati mentali. <i>Dell’Acqua</i> procede nei ricordi, interrotto dalle domande centrate di <i>Cirri</i>, talvolta anche sul filo di un’amabile ironia, ma sempre ben recepite. In certi momenti la narrazione sfiora il surreale. Quando si parla, per esempio, di quel cavallo, Marco Cavallo, costruito da due artisti nel manicomio di Trieste, che viene portato in corteo per le vie della città, come simbolo della liberazione. S’intrecciano aneddoti sui ricoverati. Tutto inframezzato da collegamenti con la situazione italiana. Fino al maggio del 1978, subito dopo il delitto Moro, quando il<i> Parlamento</i> approva la legge 180 che “ridisegna lo statuto giuridico dei malati di mente e stabilisce la chiusura degli ospedali psichiatrici”. Quello che emerge dalla narrazione è la volontà di<i> Franco Basaglia</i>, che continua a essere supportata, di creare una società che contenga sia la normalità che la follia, con la possibilità di dialoghi, scambi, incontri con"l’altro". </span><span style="font-family: courier;">Lo spettacolo, al Teatro della Cooperativa fino al 13 marzo, prosegue in tournée per l’Italia. </span><p></p><p><br /></p><p> </p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-28620999398038552632024-03-08T03:58:00.000-08:002024-03-08T03:58:28.891-08:00SHAKESPEARE IN VIOLENCE<p><span style="font-family: courier;">S’intitola solo <i>Lucrezia</i> preceduto da <i>Shakespeare 2.0</i> lo spettacolo, in scena soltanto ieri, al <i>Teatro Menotti Filippo Perego </i>di Milano. S’ispira al poema <i>Lo stupro di Lucrezia</i>, scritto dal grande drammaturgo nel 1594 per il duca di Southampton e ispirato a sua volta alla figura di Lucrezia, vissuta alla fine del VI secolo AC e moglie di Collatino, parente dell’ultimo Re di Roma. Nessuna scenografia e nessuna azione. Sul palcoscenico due attori con i loro leggii da voci recitanti. Sono i bravissimi <i>Claudio Santamaria</i> e <i>Francesca Barra </i>(<i>nella foto</i>)<i> </i>che si alternano nella lettura, con intervalli di musiche da Bach a Paganini, a Piazzolla dello straordinario violino di <i>Davide Alogna</i>.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAuPaqXP-PyRAWyO1KLElpVv6oW5Ss6OOIdfrJIzsg3gtpfle5FrcAVXFAmnuEd7dhrvfFdrPXx8ml8XQN5m7wtSOH7wuJWTmfa6-0lxuzuIHmVbMi9Bi-AUpLyC1hgQ4D06HRlRblmGgMFxGae3WX4BEwJk1hzZtmNg3FyzndKfbnw-bnGYey1eLZGFlF/s1024/Barra-Santamaria%207.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="721" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAuPaqXP-PyRAWyO1KLElpVv6oW5Ss6OOIdfrJIzsg3gtpfle5FrcAVXFAmnuEd7dhrvfFdrPXx8ml8XQN5m7wtSOH7wuJWTmfa6-0lxuzuIHmVbMi9Bi-AUpLyC1hgQ4D06HRlRblmGgMFxGae3WX4BEwJk1hzZtmNg3FyzndKfbnw-bnGYey1eLZGFlF/s320/Barra-Santamaria%207.jpg" width="225" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><i><br /></i></span><span style="font-family: courier;"><i>Santamaria</i></span><span style="font-family: courier;"> espone i fatti e cioè l’atroce stupro della nobile Lucrezia, moglie virtuosa, perpetrato con subdoli raggiri da Sesto Tarquinio, figlio di quel Tarquinio il Superbo, ultimo re di Roma. Una violenza che porterà la donna al suicidio. In risalto il machismo più bieco, la voglia di provare il proprio potere di maschio, ancora più di soddisfazione perché su una donna bella e fedele al marito. <i>Barra</i> interviene con considerazioni, osservazioni e commenti che riportano sempre di più all’attualità e al quotidiano. Fino ad arrivare a ricordare episodi di femminicidio e di violenza nei confronti delle donne, apparsi sulle cronache. Nell’insieme un racconto senza retorica, equilibrato, alle volte perfino freddo e proprio per questo capace di colpire maggiormente al cuore. E a far riflettere e pensare all’ orribile fenomeno della sopraffazione sulle donne, che nei secoli continua a esistere. </span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-34083210914724067782024-03-07T04:23:00.000-08:002024-03-07T04:23:21.334-08:00I CORPI PARLANO<p><span style="font-family: courier;">A vederli così al primo impatto e con uno sguardo superficiale sembrano dei paesaggi, in qualche modo sublimati. La riva di un fiume con i sassi, un campo di fiori visto dall’alto, una spiaggia sul mare, il greto di un fiume con poca acqua. In realtà i dipinti di <i>Aldo Salucci</i>, in mostra all’<i>A.MORE Gallery </i>di Milano, raccontano qualcosa di diverso. Dietro, oltre a un attento studio, c’è un invito a guardare il mondo e soprattutto la vita umana e il dolore con un altro occhio. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXYlj6fj34teJoWJj40Xb-504XG9WmVODcT-sWbWNtWsgQwPKPeNoFGwPSBh9lO4Jh2Ql5YAjHgHVp-ZhZ4nh8iw4WIRNq-K1bZjBqVGERP8MUOlRBNDoEw0y6EI-XsS4HtKkNff0T5h0AYXTWlYgpxiBH4jEZcu31gti6jLYfUzZSahRR0W9p723DFIjR/s1920/%20salucci3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1100" data-original-width="1920" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXYlj6fj34teJoWJj40Xb-504XG9WmVODcT-sWbWNtWsgQwPKPeNoFGwPSBh9lO4Jh2Ql5YAjHgHVp-ZhZ4nh8iw4WIRNq-K1bZjBqVGERP8MUOlRBNDoEw0y6EI-XsS4HtKkNff0T5h0AYXTWlYgpxiBH4jEZcu31gti6jLYfUzZSahRR0W9p723DFIjR/s320/%20salucci3.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr0gG0ulykUXATQLTaMWZ_WwxtDayHzQiprU4ROjTsUXp43GxHaH5pUw7pI4ECA0ZfFuxoVgHyIeRkSluuq0GArjx9PzPqa6U7CygFC6oxqS4jHGgcdTZkElDqUbZ-PIWBbmTpirg8sbI7TTs0Y_9JhgYlX3jRpYXMiexDIX20XQ4fkKdv-3WE6zESmYZh/s1920/%20saklucci-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1057" data-original-width="1920" height="176" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr0gG0ulykUXATQLTaMWZ_WwxtDayHzQiprU4ROjTsUXp43GxHaH5pUw7pI4ECA0ZfFuxoVgHyIeRkSluuq0GArjx9PzPqa6U7CygFC6oxqS4jHGgcdTZkElDqUbZ-PIWBbmTpirg8sbI7TTs0Y_9JhgYlX3jRpYXMiexDIX20XQ4fkKdv-3WE6zESmYZh/s320/%20saklucci-2.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk0n1JnAYPg4EQAW-aSwZorUiVUWcy2QQdKRwKOygE_UoC39jqCyHCF0erq7kAxxenvGbvmjfW1eX6YUF8vVjVYLPJSRN3z5oQyiKLQ2EeM6wDWvkoWv3EmvS8XKGzW9NP1USgiU1Y2MV-f-6qN1q8Y8Nfd_x-aTQXeyJn6RBXmNx4ZB-55Aw9VMhfKAU-/s1920/%20salucci.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1097" data-original-width="1920" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk0n1JnAYPg4EQAW-aSwZorUiVUWcy2QQdKRwKOygE_UoC39jqCyHCF0erq7kAxxenvGbvmjfW1eX6YUF8vVjVYLPJSRN3z5oQyiKLQ2EeM6wDWvkoWv3EmvS8XKGzW9NP1USgiU1Y2MV-f-6qN1q8Y8Nfd_x-aTQXeyJn6RBXmNx4ZB-55Aw9VMhfKAU-/s320/%20salucci.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Come anticipa il titolo della personale <i>Corpi in attesa</i>, il punto di partenza delle opere è la biologia e l’anatomia umana. L’artista parte da immagini di cellule malate viste al microscopio, ingrandite e fotografate. Su queste ha applicato colori accesi, materiali e reagenti chimici. Oltre che una polvere d’oro, ispirandosi alla tecnica giapponese del <i>riparare con l’oro</i>, usata dai ceramisti per riparare, appunto, le tazze della cerimonia del tè. Gli interventi con la polvere rappresentano il modo per ricucire le ferite e le lacerazioni di questi corpi. A significare che “dall’imperfezione e dalle ferite può nascere una forma maggiore di perfezione estetica e interiore”. Come scrive<i> Domenico De Chirico</i>, curatore della mostra, “In questo modo Salucci ci suggerisce di penetrare nel dolore e di leggerlo in tutta la sua disumanizzante autorità”. Al di là del messaggio positivo che invita a guardare con speranza al futuro e a “stigmatizzare il dolore” le sue opere attraggono, invitano alla contemplazione. Si ha voglia di guardarne i particolari come gli spazi bui, non coperti da pittura. E anche immaginare, se si vuole, possibili paesaggi. La mostra aperta oggi all’A.MORE Gallery, in Via Massena a Milano, chiude il 31 maggio. </span><p></p><p><br /></p><p> </p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-86436465939520592142024-03-03T09:19:00.000-08:002024-03-03T09:19:00.725-08:00LA SIGNORA IN ROSA<p><span style="font-family: courier;">Ma chi è questa bionda signora in rosa dagli occhi azzurri, forse un po’ troppo tirata? Potrebbe sembrare, anzi è la mamma (o la nonna?) della <i>Barbie.</i> Ma non di quella in carne e ossa e quindi sostenibile, al secolo l'attrice <i>Margot Robbie</i>. Che per chissà quale pensata o scherzo del politically correct non è candidata all’Oscar come miglior attrice per il film, campione di incassi, <i>Barbie</i>. E’ invece la vera <i>Barbie</i>, <i>Barbara Millicent Roberts</i> in plastica, la bambola più venduta nel mondo (pare che ne vengano vendute tre al secondo, nata il 9 marzo del 1959 nel Wisconsin. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"> </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSl7fCzQWVrMd3yoP32wZQSuoT3ftDXt4pGSEumY-GoJIrPAVjv7-keo9yutlGeaSp_OTU2kAG0rmT5dkZORMvUbuzl0NpfE80B5x5qlJ531k6-a_0bmtj4kWyLlzv2yqwJrJpU1cjx6MBFJrL7b0zG_RGgX1ojn3VPJyzA1pzeOlLIdG4MnUdNbN1ayLY/s633/c2788da3-1bcb-64f1-ff5d-93c531a750f3.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="633" data-original-width="601" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSl7fCzQWVrMd3yoP32wZQSuoT3ftDXt4pGSEumY-GoJIrPAVjv7-keo9yutlGeaSp_OTU2kAG0rmT5dkZORMvUbuzl0NpfE80B5x5qlJ531k6-a_0bmtj4kWyLlzv2yqwJrJpU1cjx6MBFJrL7b0zG_RGgX1ojn3VPJyzA1pzeOlLIdG4MnUdNbN1ayLY/s320/c2788da3-1bcb-64f1-ff5d-93c531a750f3.png" width="304" /></a></span></div><span style="font-family: courier;">Per il suo sessantacinquesimo compleanno l'intelligenza artificiale ha immaginato come potrebbe essere ora a quest'età, non diciassettenne, come è nata ed è sempre stata. Il ritratto è stato esposto per la prima volta all’inaugurazione della mostra <i>Toystellers-Forever</i> <i>Young</i> dal libro di <i>Federico Ghiso,</i> copywriter, direttore creativo, nonché collezionista di giocattoli, con i ritratti dei giocattoli mostrati con il loro volto da bambini. Barbie è la bambola "forever young" per eccellenza, nata per prima non come bebé, ma come una diciassettenne, nel tempo è stata tutto. Da hostess ad astronauta, a pilota, fino a Presidente degli Stati Uniti. Si è circondata di 38 animali: gatti, cani, cavalli, un panda, un leone(cucciolo), una zebra e perfino un’orca, con lei in costume da bagno. Ha guidato discutibili decappottabili rosa, ma anche camper ovviamente rosa, come la sua casa. Oltre al fidanzato Ken, che però non ha mai sposato, ha moltissime amiche che le assomigliano, da Julia afro-americana a Becky disabile. “Barbie nel tempo ha superato tutti i generi d’ inclusione, perché bambine e bambini possano riconoscersi in lei e sentirsi rappresentati. Eppure c’è ancora un tema che rimane tabù nel mondo Barbie: l’età. Grazie all’intelligenza artificiale ho voluto provare a immaginare come potrebbe essere il suo volto oggi” ha detto <i>Ghiso</i>. Per chi vuole vedere il ritratto, questo sarà il 10 marzo dalle 16 alle 19 all’evento <i>Happy Birthday Barbie</i> all’interno dell’esposizione permanente<i> Fashion Doll Revolution </i> (Viale Mazzini 117 Roma) con oltre 2mila modelli di Barbie. L’intera collezione di ritratti di giocattoli della mostra <i>Toystellers-Forever Young </i>sarà, invece, dal 7 giugno all’8 settembre a <i>WOW Spazio Fumetto–Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata</i>, a Milano.</span> <p></p><p><br /></p><p><br /></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-20686843783510718152024-02-29T07:03:00.000-08:002024-02-29T07:03:23.097-08:00VA IN SCENA L'ORRORE<p><span style="font-family: courier;">Assistere a uno spettacolo così è molto più di una prova per le proprie emozioni. Prende nell’intimo, commuove, provoca, indigna, spaventa, disgusta, fa sentire in colpa: un vero pugno nello stomaco. E proprio per questo dopo, a mente fredda, si realizza che di spettacoli come <i>Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute </i>dovrebbero essercene di più e soprattutto dovrebbero essere visti da tutti. Al <i>Teatro della</i> <i>Cooperativa </i>di Milano, dal 20 febbraio al 3 marzo, con la regia di <i>Renato Sarti,</i> è una sua rielaborazione di un testo per il teatro di Marco Paolini. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKNF6jhjC8M1QGOqAEUEGrQmFT5hP0eDuUbM4ZIPPvapn-3l3MF61IGyeHs7LdxruLZKWnL_yTi6JWBYJUX4RGuWkQ4l_xL5DMsYjA2bduLlagUMIgkWj4POa9j9tSjYPhNeVE4JroaA8VGY1erjD7_1p0yeNOzFC0yt_nIdDbq6iJyC9TDNq2zuk6MWaw/s5360/Ausmerzen_%20R.%20Sarti,%20B,%20Apuzzo_ph.%20Barbara%20Rocca.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3574" data-original-width="5360" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKNF6jhjC8M1QGOqAEUEGrQmFT5hP0eDuUbM4ZIPPvapn-3l3MF61IGyeHs7LdxruLZKWnL_yTi6JWBYJUX4RGuWkQ4l_xL5DMsYjA2bduLlagUMIgkWj4POa9j9tSjYPhNeVE4JroaA8VGY1erjD7_1p0yeNOzFC0yt_nIdDbq6iJyC9TDNq2zuk6MWaw/s320/Ausmerzen_%20R.%20Sarti,%20B,%20Apuzzo_ph.%20Barbara%20Rocca.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Sarti, infatti, aveva visto <i>Ausmerzen</i> di <i>Paolini </i>che parlava di <i>Aktion</i> <i>4</i>, il primo sterminio di massa nazista perpetrato su disabili e malati mentali, i cosiddetti "fardelli inutili, di cui era venuto a conoscenza negli anni Novanta, quando preparava lo spettacolo sul lager della Risiera di San Sabba. L’aveva giudicato perfetto per ricordare, a cent’anni dalla nascita che cade quest’anno in marzo, <i>Franco Basaglia</i>, il rivoluzionario della storia della psichiatria. Alla sua richiesta di portare lo spettacolo al <i>Teatro della Cooperativa</i>, <i>Paolini </i>aveva risposto “Perché non te lo fa ti? Mi fido” lasciandogli carta bianca su uno spettacolo basato sul suo. Documentato con foto, articoli di giornale ecc. rievoca, appunto, il progetto attuato dai nazisti dal 1939 al 1941. Che prevedeva l’eliminazione di malati mentali, disabili, bambini affetti da malformazioni, ritenuti "vite indegne di essere vissute". Dietro tutto questo un’organizzazione che coinvolgeva oltre ai militari che comandavano il tutto, scienziati, illustri clinici, infermieri, ospedali, medici di famiglia e anche suore. Le persone venivano prelevate dalla famiglia con l’assicurazione che sarebbero state curate o comunque seguite per un migliore inserimento nella società e poi venivano uccise. Tra l’altro in questo modo scienziati e medici sperimentavano tecniche che poi si sarebbero rivelate fondamentali per la <i>Soluzione Finale</i>, tra cui le camere a gas. Questa "eugenetica", a cui aderirono molti medici, perseguiva l’igiene razziale, per cui per tutelare la parte buona e sana della popolazione tedesca, si doveva difendere i geni sani espellendo quelli deboli, con la sterilizzazione prima e</span><span style="font-family: courier;"> l’eliminazione fisica poi . Sul palcoscenico, a raccontare di questo accanto al regista, l’attrice disabile <i>Barbara Apuzzo (nella foto con Renato Sarti)</i> che, come ha scritto Sarti, “con il suo corpo, la sua voce, la sua presenza fisica renderà ancora più chiaro il messaggio”. Notevole la scenografia dello stesso Sarti : una scrivania, una sedia e una bilancia da studio medico e tutto il fondale, lati compresi, tappezzato di cravatte e di qualche vecchio capo, appesi come stracci alla rinfusa. Proprio come le tante vite soppresse, confusamente, senza nome, né rispetto. </span><p></p><p><span style="font-family: courier;"><br /></span></p><p> </p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-51703246237456330422024-02-26T03:43:00.000-08:002024-02-26T09:28:16.699-08:00LA MODA E' BUONA<p><span style="font-family: courier;">Sono in molti a esserne convinti. La moda non è più così "frivola". E non solo per il PIL del Paese. Ora più che mai cerca, in modo diretto e indiretto, di affrontare i non pochi problemi della convivenza nel mondo e il futuro del pianeta. E la convinzione che possa fare molto esiste. <i>Camera Nazionale della Moda Italiana </i>si sta occupando, oltre che di sostenibilità, anche di inclusione e diversità. Grande segnale quello di indire una conferenza sull’argomento il primo giorno a Palazzo Giureconsulti, tornato suo hub. </span></p><div><br /></div><p><span style="font-family: courier;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHDkk5YhbJ9KI6246l9FR4FKO3vrcDwIFLcIUZvhoQjRUEpp1r-T6dNL8zcEtDP0LXIdgOKv9H5rcDvBwe1Hwa_tSg_mJKOEGQCN45nSk1Alu-iHu1r9maVufZOFe4mgB5WoWONP4fGdFLh-FuHOdXirkQbNJq-eMBMTR05PLO39ZmHhJno7usEwA6wwzo/s2250/%20Lamilanesajpg.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1483" data-original-width="2250" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHDkk5YhbJ9KI6246l9FR4FKO3vrcDwIFLcIUZvhoQjRUEpp1r-T6dNL8zcEtDP0LXIdgOKv9H5rcDvBwe1Hwa_tSg_mJKOEGQCN45nSk1Alu-iHu1r9maVufZOFe4mgB5WoWONP4fGdFLh-FuHOdXirkQbNJq-eMBMTR05PLO39ZmHhJno7usEwA6wwzo/s320/%20Lamilanesajpg.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggCKD_9IU9yZk7wOPOTeBdhg81kVnEDJzZ_IcP_k6nF73Drs0oOVE0GPEkdkVsMAxOlDpwiWaqRHvwmq2juOWishfH9CZsDs5uyx_PFljOvb6Q8o6jlr02nDFluJYH79Hhc83nUhIdlqN42w-724kRUSu7fyyutc5vx36Fau4C49vprIVWdArLqeCuqncv/s2400/%20cettina-1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2400" data-original-width="1920" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggCKD_9IU9yZk7wOPOTeBdhg81kVnEDJzZ_IcP_k6nF73Drs0oOVE0GPEkdkVsMAxOlDpwiWaqRHvwmq2juOWishfH9CZsDs5uyx_PFljOvb6Q8o6jlr02nDFluJYH79Hhc83nUhIdlqN42w-724kRUSu7fyyutc5vx36Fau4C49vprIVWdArLqeCuqncv/s320/%20cettina-1.jpg" width="256" /></a></div><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWNACM7D8DboU2uBSiUrqfOmBV0Nwdy4L2DgkOEW9PBFx5IfjbkablnyKaD22xeTggWvYWx95HXw0JjYB9yuZa3Lkh-PUPjLUJ5jHdKLz6O90kBBPJl2j_7-fgLx3CMKCg3ADG3YuMt3M7_0yPNBkipH9w5u1xBiRlnoj9N24T5AdDqOEc2ENy_haVFAVR/s1920/unnamed.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1535" data-original-width="1920" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWNACM7D8DboU2uBSiUrqfOmBV0Nwdy4L2DgkOEW9PBFx5IfjbkablnyKaD22xeTggWvYWx95HXw0JjYB9yuZa3Lkh-PUPjLUJ5jHdKLz6O90kBBPJl2j_7-fgLx3CMKCg3ADG3YuMt3M7_0yPNBkipH9w5u1xBiRlnoj9N24T5AdDqOEc2ENy_haVFAVR/s320/unnamed.jpg" width="320" /></a></div><br /></span><p></p><p><span style="font-family: courier;">Qui si è reso noto il protocollo di intesa per “promuovere la parità di trattamento”, “sensibilizzare e stimolare chi opera nel settore per favorire l’integrazione, l’inclusione e la valorizzazione delle differenze”. A siglarlo l’<i>Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri</i> (UNAR) rappresentato al tavolo dei relatori dal direttore generale Mattia <i>Peradotto</i>, l’ <i>African Fashion Gate </i>(AFG) con il fondatore <i>Nicola</i> <i>Paparusso</i> e <i>Camera della Moda</i> con il presidente <i>Carlo Capasa</i>. Al tavolo anche <i>Alessia Cappello</i>, Assessora Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano, che ha ribadito come la moda abbia il potere di trasformare gli intenti in atti concreti. E<i> Tamu McPherson Ambassador</i> di<i> CNMI</i> che ha vissuto da vicino il razzismo e sa come può paralizzare il settore. Espressione delle intenzioni e primo risultato le presentazioni nell’Hub delle collezioni di diversi marchi provenienti da tutto il mondo, oltre a quelle di brand emergenti. Straniere il 40% delle 300 aziende presenti al<i> White</i>, tenutosi come sempre in via Tortona dal 22 al 25 febbraio. Tema e filo conduttore della manifestazione un’attenzione più forte alla donna, vera protagonista della moda. Come ribadis</span><span style="font-family: courier;">ce il titolo </span><i style="font-family: courier;">Women Magic creatures</i><span style="font-family: courier;">. Svariate le proposte. Nelle <i>Secret Rooms</i>, le cinque stanze nascoste con i nuovi talenti, <i>Alberto Ciaschini</i> con, per la seconda volta, décolleté e sandali dal tacco a forma di sigaretta ma spenta, non intera come nella scorsa edizione. Il designer cinese<i> Yangkehan</i> reinterpreta i costumi della tradizione.<i> Miao Ran</i>, designer cinese e produzione made in Italy, con tutto genderless. La 24enne Samanta Virginio con il suo pop femminile. Vari nuovi marchi dalla Spagna come <i>Flabelus</i> con le espadrillas riviste in velluto, lino e altri tessuti e una soletta speciale. <i>Surkana</i> con la collezione disegnata a Barcellona, ma prodotta in tutto il mondo secondo le eccellenze di lavorazione. Tra i fedelissimi <i>La Milanesa</i>, con le borse dai nomi delle vittime di femminicidio del 2023 . Tra le novità la grande shopper con elementi in rilievo e quella con frange in neoprene (<i>foto in alto</i>). Da <i>J’Essentia</i>, l’artista <i>Francesca Jennnifer Puzzo</i>, fondatrice e direttrice creativa del brand, prende spunto dai suoi quadri per le borse (<i>foto in basso</i>). In tessuto plissé soleil le divertenti shopper di <i>Multitudes</i>. Dettagli interessanti come plissettature nel tessuto e fili che fuoriescono nella maglieria, il tutto con sapienti accostamenti di colori da<i> Cettina Bucca (foto al centro)</i>. Pezzi d’arte più che accessori, scarpe in particolare e qualche capo d’abbigliamento, da <i>Yume Yume</i>, brand di Amsterdam che guarda al Giappone.</span></p><p><br /></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-92190055233190764132024-02-25T09:42:00.000-08:002024-02-25T09:42:08.797-08:00STORIE DI TRADIZIONI E SAPER FARE<p><span style="font-family: courier;">Oggi ultimo giorno di Fashion Week in presenza, domani cinque sfilate in streaming e il popolo della moda si sposta a Parigi. Una giornata non pienissima, ma con svariati spunti interessanti. Da <i>Hui, </i>brand<i> </i>cinese, la designer <i>Hui Zhou Zhao</i> continua quel percorso di collegamento tra Occidente e Oriente, tradizione e modernità. Ecco il trench con jacquard a motivi geometrici e floreali, i cappotti con l’interno decorato da disegni tradizionali. O ancora il simbolico Panda ridisegnato dall’intelligenza artificiale sui pullover. Per insistere sul mix di passato e nuove tecnologie (<i>foto in alto</i>). Un ottimo casting alla sfilata di <i>Chiara Boni</i>, perfetto per far risaltare la caratteristica iperdonante dei capi. Dagli abiti da gran sera con vita strizzata sottolineata da un fiore, balze, drappeggi, maniche a palloncino, al tailleur con giacca doppiopetto e gonna in tessuto quadrettato. Anche il tailleur di tweed è dipinto addosso, così come il completo in pied-de-poule rosso e nero con collant coordinati. Intrigante la scelta di colori: un arancione ben calibrato, un melanzana tenue, un punto particolarissimo di viola, oltre ai classici nero e grigio. Tutto è misurato e studiato per una femminilità decisa, ma mai urlata e vistosa, che solo un curriculum nella moda come quello di<i> Chiara Boni</i> può garantire. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBu5IfAvyJ5h9EDnYx7IW2E8YyMCe-jrGZVgWX3QPYc5WXuu-d8IMLGfrO1t8L8kURHkOk0MMUbMXrnqU-EVWhzVRHZ2pCja2oNZYPE9M8v2nEXT3KKx72QpAq3HvLPPKgVVe5YJIP6kdPhAzUmVTSyyzxaQi7OCqf1DRSBHH3nU_FEgBA_d9IaZ7eK0w6/s1024/HUI%20FW24%20(1).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="819" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBu5IfAvyJ5h9EDnYx7IW2E8YyMCe-jrGZVgWX3QPYc5WXuu-d8IMLGfrO1t8L8kURHkOk0MMUbMXrnqU-EVWhzVRHZ2pCja2oNZYPE9M8v2nEXT3KKx72QpAq3HvLPPKgVVe5YJIP6kdPhAzUmVTSyyzxaQi7OCqf1DRSBHH3nU_FEgBA_d9IaZ7eK0w6/s320/HUI%20FW24%20(1).jpg" width="256" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTe_uSyGLu65PYqCgvFRfA0g1O_z8yMPxsd6_kzZdKMbJ9KTPfr9-1tb-Dal3DVezZwVa9o-EMBG7v3fCTFQ7rKpfzSK4o5j9x1ukEnzpPcXTovWfuVgy7IbHf4LoT_P3DMqIsRWq-4fJDbDo_pCjqiZMqJRqorodLw-eGbDfWb7Nfo2lVwj6-DjAihczt/s1280/Raisa%20Vanessa_Allestimento%201.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTe_uSyGLu65PYqCgvFRfA0g1O_z8yMPxsd6_kzZdKMbJ9KTPfr9-1tb-Dal3DVezZwVa9o-EMBG7v3fCTFQ7rKpfzSK4o5j9x1ukEnzpPcXTovWfuVgy7IbHf4LoT_P3DMqIsRWq-4fJDbDo_pCjqiZMqJRqorodLw-eGbDfWb7Nfo2lVwj6-DjAihczt/s320/Raisa%20Vanessa_Allestimento%201.jpeg" width="320" /></a></div><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5osCKhrJt2sfj6X1-ykcC4Fx84ipKXg61K30f3Tm0uE0GWFb4dBd4ll5Ij0kgDwQLx3_sK0HDiz9yzpv63ov-jgLsS6UXZakiAC2C71T_BRslzlpXqls8blLyuG_PuzRejc69Q2M3rr97nsBaQnEdl3T6aUVluomsy1DS9BRVaFspoFrGAA8ZsoH0jn9m/s11055/Fino%20ad%20ora%20come%20allora_Baldinini.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="11055" data-original-width="7370" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5osCKhrJt2sfj6X1-ykcC4Fx84ipKXg61K30f3Tm0uE0GWFb4dBd4ll5Ij0kgDwQLx3_sK0HDiz9yzpv63ov-jgLsS6UXZakiAC2C71T_BRslzlpXqls8blLyuG_PuzRejc69Q2M3rr97nsBaQnEdl3T6aUVluomsy1DS9BRVaFspoFrGAA8ZsoH0jn9m/s320/Fino%20ad%20ora%20come%20allora_Baldinini.jpeg" width="213" /></a></div><br />Di tutt’altro genere la collezione di <i>Raisa Vanessa</i>, brand di Istanbul creato dalle gemelle <i>Raisa </i>e <i>Vanessa Sason.</i> Nei loro capi, quasi esclusivamente da sera, ben 87 stili differenti con tessuti paillettati, velluto e chiffon di seta, ricami a mano. Presentazione assolutamente scenografica nella <i>Sala della Cariatidi (foto al centro)</i>. Quando funzionalità e praticità combaciano con l’estetica. E’ il caso delle borse di <i>De Couture</i> di <i>Massimo Mariotti</i>. Dalla borsa completamente reversibile a quella che si appiattisce completamente per entrare in valigia, al secchiello da ricomporre in vari modi, semplicemente con l’uso di zip. Tutte rigorosamente made in Italy, perché disegnate da Mariotti a Roma e realizzate nelle Marche con lavorazioni artigianali. Il saper fare è un’arte e <i>Baldinini </i>lo dice con la mostra <i>Fino ad ora</i> <i>come allora</i> curata dall’artista <i>Matete Martini</i> che con le sue opere, foto e video, prendendo ispirazione dall’archivio, racconta la storia e appunto <i>il saper fare</i> dell’azienda di calzature romagnola. Accanto ai quadri e alle installazioni i nuovi modelli e quelli di un tempo di cui sono rivisitazione in chiave Tremila. La mostra dopo la Fashion Week milanese sarà a Berlino nel nuovo monomarca del brand (<i>foto in basso</i>).</span><p></p><p><br /></p><p> </p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-20313266607941980932024-02-24T11:22:00.000-08:002024-02-24T11:38:36.307-08:00LE SORPRESE NON FINISCONO MAI<p><span style="font-family: courier;">Non si può certo dire che questa Fashion Week manchi di varietà e di sorprese. Da <i>Khrisjoy </i>il direttore creativo Marzia Bellotti, continua il suo viaggio alla scoperta dei quattro elementi. Ora è il fuoco. Così il piumino si colora con pennellate omaggio ai dipinti di Mimmo Rotella, diventa di tweed, si ricopre di paillettes multicolore. <i>Arthur</i> <i>Arbesser</i>, come sempre, stupisce per il modo poetico di guardare il mondo. Questa volta il soggetto è una meravigliosa signora </span><span style="font-family: courier;">che ai suoi occhi da bambino aveva il più bel negozio di Vienna (<i>foto al centro</i>).</span><span style="font-family: courier;"> L’ha ritrovata dopo tanti anni e da alcuni di quegli oggetti che ora la signora tiene in casa ha creato le stampe per gonne plissé, abiti, camicie. Li propone con i suoi “classici” come le giacche trapuntate laminate, il trench con drappeggio sull’orlo, la maglieria jacquard effetto acquarellato. Niente è scontato. </span></p><div class="separator" style="clear: both; font-family: courier; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmzksiXpuyXnYkNS7aUskKEnCsv9hb7YG4agGHvwgXQTjpUSw-NjBYfNsKjOwlohm2W3U1sl7ucowExDhiVKFA0QDhgfI52hLGO6RTMvUrheugLwsNMH-BigIVAOLIGbHbzjSog3vVnMrO-uQRMG4t0w7_Tx3VosJphz9gvjrBsq9ZT8o-P3m0kVL8WV5d/s1920/%20Gianluca%20Saittog.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1277" data-original-width="1920" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmzksiXpuyXnYkNS7aUskKEnCsv9hb7YG4agGHvwgXQTjpUSw-NjBYfNsKjOwlohm2W3U1sl7ucowExDhiVKFA0QDhgfI52hLGO6RTMvUrheugLwsNMH-BigIVAOLIGbHbzjSog3vVnMrO-uQRMG4t0w7_Tx3VosJphz9gvjrBsq9ZT8o-P3m0kVL8WV5d/s320/%20Gianluca%20Saittog.jpg" width="320" /></a></div><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-TJrXgirR5Eb4L2VE3mHeZBgII_P8YQ8Nv_5oTmFJdRIsMXrwHpC0lCrL-NPSFY-o4hKLge4v1FxYGCl8OJbpZfuWv8GAPi6esaV9nmyZTSi10ajhnfeBjo1pLngUJV2u8CoSWEfxvvvSBI-rudFI8lb4NOQLhel8HCl8rh2thtAc7EINGj6vm_3xxD3I/s2049/ARTHUR%20ARBESSER_LOOK%2318_%C2%A9YANNICK-SCHUETTE.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2049" data-original-width="1366" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-TJrXgirR5Eb4L2VE3mHeZBgII_P8YQ8Nv_5oTmFJdRIsMXrwHpC0lCrL-NPSFY-o4hKLge4v1FxYGCl8OJbpZfuWv8GAPi6esaV9nmyZTSi10ajhnfeBjo1pLngUJV2u8CoSWEfxvvvSBI-rudFI8lb4NOQLhel8HCl8rh2thtAc7EINGj6vm_3xxD3I/s320/ARTHUR%20ARBESSER_LOOK%2318_%C2%A9YANNICK-SCHUETTE.jpg" width="213" /></a></div><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT4BvoUiReaqL0CmOlFMa_sMWhHBm9B4_mL8lODtKlBBgidVLIY8FwHgnAXsNrsWVQRiFn-mwoSKdtH9NTTeuvMYNN66Nf89l7Jsn-TXAY3XeUsfOcUpE3_NCiG4-5bpsOTQrKy94GjYujEXgU4aA-1DriGsUwLFNl7mL9J7IVYNmoJlbMU5Fxwbo1SrDq/s7356/%20Eleventy.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="7356" data-original-width="4905" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT4BvoUiReaqL0CmOlFMa_sMWhHBm9B4_mL8lODtKlBBgidVLIY8FwHgnAXsNrsWVQRiFn-mwoSKdtH9NTTeuvMYNN66Nf89l7Jsn-TXAY3XeUsfOcUpE3_NCiG4-5bpsOTQrKy94GjYujEXgU4aA-1DriGsUwLFNl7mL9J7IVYNmoJlbMU5Fxwbo1SrDq/s320/%20Eleventy.jpg" width="213" /></a></div><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUyTLhJTiI_pvTowqq80R2IlB27ZJTptD2ZtFGHAWejaFIonu3iFjTgVbVatPGYnBa-1OoK10Id13lF1KxJ4Vsx9U8CH2TTaL_AP1IsRRH8sxdY6sA7dWOnhtS28D2uYltxMTDBSHkn4iEATKnkLhAfTC3cBTPfVSZO-sBdLk0IfoVOmQlZw5QHa0GhCA2/s1600/%20Il%20bisonte-1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="900" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUyTLhJTiI_pvTowqq80R2IlB27ZJTptD2ZtFGHAWejaFIonu3iFjTgVbVatPGYnBa-1OoK10Id13lF1KxJ4Vsx9U8CH2TTaL_AP1IsRRH8sxdY6sA7dWOnhtS28D2uYltxMTDBSHkn4iEATKnkLhAfTC3cBTPfVSZO-sBdLk0IfoVOmQlZw5QHa0GhCA2/s320/%20Il%20bisonte-1.jpg" width="180" /></a></div><i><br /></i><span style="font-family: courier;"><i>Eleventy</i> nelle sue collezioni di "classici di nuova generazione" introduce lavorazioni e materiali inediti. Come la pelle di lama per il trench (<i>foto al centro</i>) morbida e sottile, le giacche di shearling rasato, leggerissime ma calde. Intreccia paillettes e lurex con filati preziosi. Debutta con la tuta da sci piumino con inserti in montone. Sempre nelle sue tonalità soft e raffinate. Anche<i> J.Salinas</i> (dove J sta per Jorge)peruviano, per la prima volta a Milano, fa sfilare maglieria con punti e giochi di trafori particolari, camicie con balze, completi in pelle con inserti di maglia. Si chiama non a caso <i>Cosy Sunday</i> e propone un abbigliamento per lei e per lui per week end rilassanti, che significa capi in materiali morbidi (cashmere e seta) e comunque ecosostenibili, con tagli comodi. <i>Chichi Meroni</i> per<i> Arabesque </i>pensa alla natura, all’obbligo di rispettarla, per non esserne sopraffatti. Un pensiero che esprime nei suoi capi, rigidi sul davanti e con fantasia e mossi sul retro. Il tutto in una visione fiabesca con riferimenti anche al Parco Guel di Gaudì. <i>Gianluca</i> <i>Saitto</i> ambienta la sua presentazione al<i> Museo Bagatti Valsecchi</i>, per il quale ha progettato le prossime divise del personale. Molti i riferimenti agli anni Venti del secolo scorso, lustrini, frange, collane, rivisti in colori sgargianti (<i>foto in alto</i>). Anche nell’accessorio non mancano le sorprese, che rivelano un pensiero. A cominciare da<i> Rodo</i> che nella luminosa suite nel nuovo Hotel Casa Baglioni Milan presenta sandali e décolleté con, come tacco, il simbolo dell’infinito in finto legno o metallizzato, o un tacco a cono dorato. O ancora fili di perle su clutch e scarpe coordinate e un animalier riveduto per borsa e scarpa. Anche <i>De Marquet</i> sceglie la vista, quella delle <i>Terrazza Palestro</i>, il ristorante del Centro Svizzero. La collezione si amplia e alla borsa di varie dimensioni con grande logo dorato aggiunge la shopper e le borse in collaborazione con il designer Sung Kim già nei negozi da oggi. Nuova pure la<i> Treasure</i> ben chiusa da zip, “per le milanesi che girano in bicicletta”. Sorpresa significa anche le tradizioni mantenute. Ne è una dimostrazione <i>Il</i> <i>Bisonte</i>, dove ogni pezzo è pensato, progettato, realizzato a 30 km da Firenze. Borse, borsoni, tracolle, zaini e piccoli accessori con tutto il fascino della tradizione, ma perfetti e in linea con i tempi e i ritmi di oggi (<i>foto in basso</i>). </span><p></p><p><br /></p><p> </p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-69528891391697867572024-02-23T14:12:00.000-08:002024-02-23T14:16:16.702-08:00ALLA RICERCA DELL' EVERGREEN<p><span style="font-family: courier;">C’è chi pensa che in questo momento ci si riempia la bocca di parole come sostenibilità e tradizione artigianale. Eppure è una tendenza, basata su una scelta saggia. Un capo o un accessorio, curato con attenzione, dura di più perché non invecchia e soprattutto non diventa un rifiuto inquinante. Il suo costo e quindi il prezzo è più alto, ma giustificato. Non sono in pochi a pensarla così.<i> Cividini</i> è uno di questi. “Cose belle fatte bene per durare” s’intitola la collezione: un guardaroba completo, dalla giacca in beaver di lana da portare con i pantaloni dalla abbottonatura laterale al trench con inserti in pelle, ai giochi di lucido e opaco per la sera <i>(foto in basso)</i>. <br /></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEju94PVZmUgYBBq1kkq83omoyP-sBVdx5sgJwTW_NXm4AJxNuUZmTp9EcmjO7CEY2JA1I0PIe9wBG2hZ9MHXK5OnGkrIQVQAEPnouJmdO_6pHsxSKvmpW4Zac7vvS_stmYCVO3JkScmgFUTwKd6GWO9SegkI2OHBGuXFWbDxXdH_VaG-NG56kIGGUDjmu8q/s780/%20AGL.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="780" data-original-width="520" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEju94PVZmUgYBBq1kkq83omoyP-sBVdx5sgJwTW_NXm4AJxNuUZmTp9EcmjO7CEY2JA1I0PIe9wBG2hZ9MHXK5OnGkrIQVQAEPnouJmdO_6pHsxSKvmpW4Zac7vvS_stmYCVO3JkScmgFUTwKd6GWO9SegkI2OHBGuXFWbDxXdH_VaG-NG56kIGGUDjmu8q/s320/%20AGL.jpg" width="213" /></a></div><br /><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdHNvhFtfmUsg-E7oUWv2NpwCZMA_N6yKXgJulnwuDj_2Gcy6zDcse_dJXUKpDwCeZXVlR6KwrGraXdzQk4M3f5xNq2M099h49V1hTfdH08L2ugeS_ejyC88BDI69rinQ5PO_S4s1LySKbfPWqTkXE98vJv7dKp6aQvkkJ73pI8cxokYM1uhkQyiXTPOT3/s8256/CURIEL_FW24_1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5504" data-original-width="8256" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdHNvhFtfmUsg-E7oUWv2NpwCZMA_N6yKXgJulnwuDj_2Gcy6zDcse_dJXUKpDwCeZXVlR6KwrGraXdzQk4M3f5xNq2M099h49V1hTfdH08L2ugeS_ejyC88BDI69rinQ5PO_S4s1LySKbfPWqTkXE98vJv7dKp6aQvkkJ73pI8cxokYM1uhkQyiXTPOT3/s320/CURIEL_FW24_1.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmRd5CrPhx08UfuZHiruM6AxzBmTPtKqo1h97RTmwW9NOm3OxAlQB2rUiURBLvDdaBg4ZVD16Y6V3f199MTWMsz1ycnFoHwhzvjT8qvYWJxLRT_84rL0mz7rZZwYzfYjlexaKbSGYPG0gaFWDOLhuRbYoIQWPfvXKwle1GMbXK8SPb96a0rpQpwuPRwwja/s7987/Cividini%20FW24%20(27).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="7987" data-original-width="5325" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmRd5CrPhx08UfuZHiruM6AxzBmTPtKqo1h97RTmwW9NOm3OxAlQB2rUiURBLvDdaBg4ZVD16Y6V3f199MTWMsz1ycnFoHwhzvjT8qvYWJxLRT_84rL0mz7rZZwYzfYjlexaKbSGYPG0gaFWDOLhuRbYoIQWPfvXKwle1GMbXK8SPb96a0rpQpwuPRwwja/s320/Cividini%20FW24%20(27).jpg" width="213" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /></span><p></p><p><span style="font-family: courier;"><i>Drumohr</i>, che in azienda </span><span style="font-family: courier;">autoproduce il 75% dell’ener</span><span style="font-family: courier;">gia interna, propone una capsule collection di ineffabile morbidezza interamente realizzata con scarti di cashmere in colore naturale: il completo abito-cardigan, la maglia con cappuccio e quella girocollo. Oltre i pull con "biscottino" di tutti i colori e con inserimenti di un filo di lurex. Anche da</span><i style="font-family: courier;"> Curiel</i><span style="font-family: courier;"> c’è una capsule collection con pezzi unici realizzati da </span><i style="font-family: courier;">Matteo Thiela</i><span style="font-family: courier;">. Partendo proprio da un filo, che il designer gira con maestria intorno a un manichino, si costruisce un abito. Il resto della collezione è fatta di tessuti pregiati e lavorazioni sartoriali in una varietà di toni tenui con flash di tabacco, verde, rosa e nero</span><i style="font-family: courier;">(foto al centro)</i><span style="font-family: courier;">. Attenzione alla funzionalità ma puntando anche sull’estetica e il donante da </span><i style="font-family: courier;">Sa Su Phi</i><span style="font-family: courier;">, brand nato nel 2020. Milanese, non cinese come farebbe supporre il nome, formato dalla sillaba iniziale dei nomi delle fondatrici e designer Sara Ferrero e Susanna Cucco, più un </span><i style="font-family: courier;">Phi</i><span style="font-family: courier;"> che esprime la comune ricerca della sezione aurea. Letto normalmente dà una frase francese. Anche qui ci sono tutti i pezzi del guardaroba interpretati per essere più funzionali e duttili. Lunghi pull con aperture laterali per raggiungere con le mani le tasche dei pantaloni, camicie in georgette di seta da indossare con gonne a vita alta, perfetti per la sera. Colori: midnight blu, bianco e anche un rosa speciale. Tutto prodotto in Italia da donne. Anche</span><i style="font-family: courier;"> Hanita </i><span style="font-family: courier;">crede nell’eleganza senza tempo e propone una collezione “quite luxury”. Grande ricerca nei materiali, nei dettagli e nelle rifiniture. La giacca in gessato con una laminatura scintillante, il drappeggio sull’abito, il cappotto doppiopetto spigato con collo sciallato da una parte, normale dall’altra. Simmetrie ed equilibrio nelle geometrie per le calzature di </span><i style="font-family: courier;">AGL</i><span style="font-family: courier;">. Le punte acute e il taglio triangolare del tacco, per stivali , décolleté, sandali (</span><i style="font-family: courier;">foto in alto</i><span style="font-family: courier;">). Micro borchie rotonde sullo scarponcino in pelle matelassé. Tacchi rettangolari per la serie con zip. Grande uso di cristalli e strass per il fiocco sulla scarpa animalier, come sul mocassino di camoscio. Ormai un classico lo stivale in lattex con platform in gomma naturale espansa.</span></p><p><br /></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-7514424136993924112024-02-22T13:25:00.000-08:002024-02-22T13:25:46.711-08:00UNA MODA CHE FA SCINTILLE<p><span style="font-family: courier;">Non è una grande constatazione ma il colore non è così presente in questa Fashion Week, almeno non così come lo sono frange e paillettes e tutto quello che è scintillio. Da <i>Anteprima </i>lo scintillio sembra uscire dal video immersivo sul fondale della passerella. E’ nell’abito in maglia indossato sotto la giacca ampia di taglio maschile, è negli “accenti” di filo metallico sul cappotto, negli inserti di acrilico lucido delle gonne, nel miniabito con cappuccio in rete argentata(<i>foto in alto</i>). Lucentezza e frange di perline anche nella sera di <i>Mantu’</i> che ricorda il Charleston e gli anni 20 del secolo scorso. Come per il giorno con giacche e abiti dalla vita segnata, spalle enfatizzate, maniche a corolla in una gamma di toni pacati e sensuali. Pezzi diversi per accontentare vari tipi di donne, perché “ognuna deve essere unica”.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimC13eMs4YEsoXgYybsL9MfyDoyP2UVJakE5X7qB1-P7yLYvJ_bWNf9lxOEWPJ152bb1k0TGNueOOV_5Ht8h6DxNm36XADoWN7xyjLNCe58lrvlmOWJSGyiaQ7-OlgogkzSIqvBpUDESrZzmD-6P2kM1OzgfI_dh23_mSUaACxgofgMCalxjWKx8IXTfNQ/s1024/ANTEPRIMA%20FW24_05%20(2).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="682" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimC13eMs4YEsoXgYybsL9MfyDoyP2UVJakE5X7qB1-P7yLYvJ_bWNf9lxOEWPJ152bb1k0TGNueOOV_5Ht8h6DxNm36XADoWN7xyjLNCe58lrvlmOWJSGyiaQ7-OlgogkzSIqvBpUDESrZzmD-6P2kM1OzgfI_dh23_mSUaACxgofgMCalxjWKx8IXTfNQ/s320/ANTEPRIMA%20FW24_05%20(2).jpg" width="213" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXqTH4qo0ai5A8p19QlG8ezKTVszZ5zNdoQzvkjDAHvIpRZSZ-ysQWbYiOH01-r9r_qLEkvuUTIEFfbpOyX9bDdDUElBRvawCq_PVWWz7-8sMR3e8iktV7Y1ORK7TmlquxfPA7dH-w9nd-80ZFIpB84kjN_VkxWjeNHyWy11PC6H6ot3jr34zpq0BkCoS6/s1200/%20vivviers.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXqTH4qo0ai5A8p19QlG8ezKTVszZ5zNdoQzvkjDAHvIpRZSZ-ysQWbYiOH01-r9r_qLEkvuUTIEFfbpOyX9bDdDUElBRvawCq_PVWWz7-8sMR3e8iktV7Y1ORK7TmlquxfPA7dH-w9nd-80ZFIpB84kjN_VkxWjeNHyWy11PC6H6ot3jr34zpq0BkCoS6/s320/%20vivviers.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW4llqLCqJDXrc-nK3e7DHUN0CNreoEd12J6kHPx5Mg771TcqzfbnYC7YW-SUw_jJH4o4VB8uxpuLZ_w79zUC1icEPHRKYZJNGs6DNOjWdTjFT1Yepm4HaI03j6b5VEr4autNUmuJkLOuzjLJTxivDyesAfW8xNZEQpoxjF87uTWN61LVge0977LJ19m_Q/s1934/02...daniela_gregis...rosa%20bianco%20baldo...autunno_inverno%202024_2025.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1934" data-original-width="1291" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW4llqLCqJDXrc-nK3e7DHUN0CNreoEd12J6kHPx5Mg771TcqzfbnYC7YW-SUw_jJH4o4VB8uxpuLZ_w79zUC1icEPHRKYZJNGs6DNOjWdTjFT1Yepm4HaI03j6b5VEr4autNUmuJkLOuzjLJTxivDyesAfW8xNZEQpoxjF87uTWN61LVge0977LJ19m_Q/s320/02...daniela_gregis...rosa%20bianco%20baldo...autunno_inverno%202024_2025.jpg" width="214" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />C’è una dualità nei capi di<i> Viviers (foto al centro).</i> Dipendono idealmente da due elementi, il carbonio, che rappresenta la terra e il mondo spesso aspro in cui viviamo, e il cristallino scintillante, che è il domani che vorremmo, come una nuova età dell’oro. Disegnata da <i>Lezanne Viviers</i> la collezione è interamente prodotta in Sud Africa con vari interventi di artigiani locali e grande uso di materiali sintetici e di recupero, mischiati a fibre naturali. E’ stata presentata allo <i>Starbucks </i>di Piazza Cordusio che, con <i>Camera della Moda</i>, ha selezionato e supporta il marchio "per promuovere il valore della manifattura locale e dell’estetica artigianale". La lucentezza è anche sulle scarpe. Come da <i>Giuseppe Zanotti</i> che ha dato un nuovo corso alla sua creatività, più pensato e consono al periodo di cambiamenti in cui viviamo. Linee geometriche e squadrate per i sandali con piccolo tacco, per le pseudo ballerine con fibbia di strass, per le décolleté con tacco a stiletto. Dai piedi alla testa. La luce per i cappelli di <i>Borsalino</i> viene dai brillanti spruzzati sul basco, ma anche dalla catena/collana legata al feltro, ovviamente staccabile. Per il resto una prevalenza delle tinte del deserto. Sempre più in auge il cappello da cow boy. Anche con paraorecchie incorporato per il freddo e fodera arancione per l’allegria. Colore colore colore sulla passerella di <i>Sagaboi</i>, brand caraibico in grande sviluppo. La location di una sfilata, si sa, è importante specie se in armonia con i capi presentati. Come la Villa Mirabello scelta da <i>Daniela Gregis</i>. Costruita nel XV secolo in stile rinascimentale lombardo, prima casa di caccia, poi azienda agricola, quindi inglobata nella città, è ora una fondazione. Nel cortile (con l’ombrello), nel chiostro e nelle sale hanno sfilato le modelle e tre modelli. Per loro completi, abiti, giacche, pantaloni, ma anche piumini in quell’inconfondibile stile. Molto midnight blu anche insieme al nero. Arancio, giallo, rosso e rosa shocking accostati e coloratissime stampe sulla seta (<i>foto in basso</i>). <i>Le Twins</i>, cioè le gemelle <i>Sara e Tania Testa</i>, fondatori e direttori creativi del brand, hanno scelto la grande sala d’ingresso del Teatro Manzoni. Qui le ballerine della Scuola di Danza Principessa si sono esibite in performance alla sbarra. Per loro una scintillante esplosione di lurex, paillettes, pizzi in svariate tonalità. </span><p></p><p><br /></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-67686901729057780082024-02-21T11:51:00.000-08:002024-02-21T11:51:18.662-08:00CHE INVERNO SARA'? SI SA<p><span style="font-family: courier;">Molto movimento oggi alla Fashion Week. Si può già cominciare a farsi un’idea delle tendenze per il prossimo autunno-inverno. Quello che è certo, e non è una novità perché si era avvertito nella scorsa stagione, c’è più attenzione a proporre un buon prodotto che duri nel tempo. Non rinunciando a sottolineare l’identità del brand o a osare con i dettagli.<i> Simonetta Ravizza </i>"con spirito manicheo", dopo un’estate bianca propone un inverno nero. Ma un nero gioioso, frizzante, perché illuminato da maxi paillettes e da strass, senza esagerazioni. Riscaldato da pellicce tutte rigorosamente di animali della catena alimentare (<i>foto qui sotto</i>). Dalla capra cashmere alla Kidassia, fino al tacchino, di cui si usano le piume. Dice la stilista: “Per una donna chic con un pizzico di rock”. Che vuole indossare giacche, gonne, pantaloni, cappotti con cui girare per New York dalla mattina a notte inoltrata. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgddWWL51rDFvKQA-Q2rN0IWkZoSwkCN-U6jiEJKrozoVYjY8zjXdgyoOn9BCji5d1eoocbMLxHyamV3JfLlENWtn10KExXRoz7fz3AXrf3fxAmwkJ7zgm6F5CE7i4FDP05BI3QPtqeLMwD0PdfF8rMjtrHMU33aTMLUVJAP2muhVnTDXbilBUCmmq61bp8/s2000/Simonetta_ravizza_20244009.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="1599" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgddWWL51rDFvKQA-Q2rN0IWkZoSwkCN-U6jiEJKrozoVYjY8zjXdgyoOn9BCji5d1eoocbMLxHyamV3JfLlENWtn10KExXRoz7fz3AXrf3fxAmwkJ7zgm6F5CE7i4FDP05BI3QPtqeLMwD0PdfF8rMjtrHMU33aTMLUVJAP2muhVnTDXbilBUCmmq61bp8/s320/Simonetta_ravizza_20244009.jpg" width="256" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghcgnsD2BPThI2dn-f9DGEpoYhU7cSXqM7QlJj-TU-Ia7Dpf4IWOYn0lfwDGO22DtsZzMTWReX-VN3MEMuOfAICCJSftqLZk7Wc4i_QVIKGcpsxCbODAJyOLxtgEfqrxELQOnw3lzFD5RPg0rFrZ_ZJ32W3OVFAQm11InYguvM-g6na-lrJo73Yk2bb2w2/s3269/LUISA%20BECCARIA%20FW24%20-%2001.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3269" data-original-width="2182" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghcgnsD2BPThI2dn-f9DGEpoYhU7cSXqM7QlJj-TU-Ia7Dpf4IWOYn0lfwDGO22DtsZzMTWReX-VN3MEMuOfAICCJSftqLZk7Wc4i_QVIKGcpsxCbODAJyOLxtgEfqrxELQOnw3lzFD5RPg0rFrZ_ZJ32W3OVFAQm11InYguvM-g6na-lrJo73Yk2bb2w2/s320/LUISA%20BECCARIA%20FW24%20-%2001.JPG" width="214" /></a></div><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHGW_nnY0gvsLRaiCysY0OkvLVuoMij339E8z5KU1csSceykwGipaX5aBFv-3ZoFMW9slYjEhxK_0YLE6zEKH0NOSUFfQhs-pDo-7uQJK29JvhtjExtD3wT7J6gOlZD6HAgRtAZu5ucrEa9j6GMviatqeFt06-b45je6BFjaPXXJmlh2BovejWAxlNh35e/s9504/Alabama%20Muse+%20Alice%20Gentilucci.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="6336" data-original-width="9504" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHGW_nnY0gvsLRaiCysY0OkvLVuoMij339E8z5KU1csSceykwGipaX5aBFv-3ZoFMW9slYjEhxK_0YLE6zEKH0NOSUFfQhs-pDo-7uQJK29JvhtjExtD3wT7J6gOlZD6HAgRtAZu5ucrEa9j6GMviatqeFt06-b45je6BFjaPXXJmlh2BovejWAxlNh35e/s320/Alabama%20Muse+%20Alice%20Gentilucci.jpg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> </div><br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-F1BVEYidOzzdZydARXOdOyPHoBG0AwWUCH1zY4YhAQNeeVLjcyHlgjTIVh_sfZENjezWrxnjtUmPxaC4gy1J1GapyfmaLKtH71kHFv3-EJD6kJlHjPmi8a3FjtP0ZDLnncJmX5NtBhMgODYJm6AovGAp05YQ8CqizPKIJHywZl7KY3hgYtvmxdFXLMYN/s2880/%20Sarawongpg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2880" data-original-width="1920" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-F1BVEYidOzzdZydARXOdOyPHoBG0AwWUCH1zY4YhAQNeeVLjcyHlgjTIVh_sfZENjezWrxnjtUmPxaC4gy1J1GapyfmaLKtH71kHFv3-EJD6kJlHjPmi8a3FjtP0ZDLnncJmX5NtBhMgODYJm6AovGAp05YQ8CqizPKIJHywZl7KY3hgYtvmxdFXLMYN/s320/%20Sarawongpg.jpg" width="213" /></a></div><br />Anche <i>Blazé Milano</i> guarda a New York, ma alla "mela" dell’East Village che punta al "bon chic bon genre" con capi raffinati e pratici, capaci di mischiare con saggezza elementi del guardaroba maschile con quelli del femminile. Location come sempre una casa privata, questa volta un loft d’atmosfera. <i>Husky</i>, senza mai abbandonare la sua anima country, continua il cammino verso il sartoriale con ottimi risultati. Ecco cappotti e caban in cashmere o in lana con all’interno il gilet trapuntato. La giacca montgomery ha metà manica trapuntata. Sui bomber, anche reversibili, c’è un gioco di H in pelle o con una sofisticata lavorazione a tappeto. Qualche fodera con immagini country della compianta regina, grande estimatrice del brand. Un guardaroba portabile, ma con lampi geniali e anche all’insegna di una sapiente, ma mai urlata sostenibilità, quello proposto da<i> Gianluca Capannolo</i>. Grande uso di mongolia ricavata da scarti, per sciarpe, cappotti, ma anche per l’orlo della gonna. Pantaloni con pinces in raso e per le più audaci un tubino e una blusa in catene di plastica riciclata. <i>Luisa Beccaria</i> presenta il suo autunno inverno nel nuovo hub e laboratorio creativo del progetto LuBar (che a Milano ha già due ristoranti). Intorno a un tavolo, con ogni tipo di fiori, camminano le modelle. “Dal giorno alla notte, dalla campagna alla città" spiega la stilista mostrando completi giacca e gonna in lana cotta stretch, giacche imbottite in colori perlacei, chemisier a redingote con abbottonatura nascosta, trench con piccolo bordo di velluto, cappotti ampi con cappuccio (<i>seconda foto dall'alto</i>). Linee geometriche e meno Oriente da <i>Sarawong</i>. Sfilano una gonna svasata in pelle con vita strizzata, un abito plissé soleil con collo all’americana, cappotti ampi dal taglio sartoriale. Paillettes e lurex per la sera. Geometrici anche gli occhiali (<i>foto in basso</i>). Da <i>Alabama Muse </i>non ci sono più solo cappotti e giacche, ma anche un piccolo guardaroba con top e minigonne: Alice Gentilucci per le sue pellicce animal friendly s’ispira agli anni 70, o meglio alle protagoniste del cinema di quegli anni. Da Deneuve a Schneider passando per Birkin. E quindi cappottini bon ton, minigonne a portafoglio, trench alle caviglie, vari ricami di perle e paillettes. Passerella indovinata la storica pasticceria Cucchi all’ora del tè (<i>foto al centro</i>).</span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-4815285780467773202024-02-20T13:10:00.000-08:002024-02-20T13:10:36.590-08:00TRAGUARDO FEMMINILITA'<p><span style="font-family: courier;">Le idee ci sono e si vedono in questo inizio di Fashion Week milanese. Però, spesso sono troppo affastellate tra loro con risultati non sempre apprezzabili. Anche se finalizzati ad attirare l’attenzione. <i>Martino Midali</i> non punta su questo, anzi vuole comunicare con donne reali. Non a caso accanto alle modelle fa sfilare signore della Milano "impegnata" non sempre con misure efebiche e decisamente over anta. Una dimostrazione della portabilità dei suoi capi. Molto bianco, cappotti a quadri con martingale, svariati trench anche rosso fuoco (<i>foto qui in basso</i>), abiti lineari con scollature indovinate. Una serie di evergreen del guardaroba interpretati con creatività e buon senso. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQiHk142P1LpKR1SiGzNDmhSFyrYLWIxf2vCyx1jrQDr72vvNyur2sLAn61H20yJOOTEXmh9gSWLWQMG4wH8mBEGm79sTyFfYILjRHegZwD_H_D5ZAA_nmItO7i-mNkmTolJvxByvkyx-y9bzyGJqG-LVRFTFMElrjlle6WLYqwk3Do0W3fWMgHZY7_2H9/s5220/Martino%20Midali%20FW24-25%20-36.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5220" data-original-width="3480" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQiHk142P1LpKR1SiGzNDmhSFyrYLWIxf2vCyx1jrQDr72vvNyur2sLAn61H20yJOOTEXmh9gSWLWQMG4wH8mBEGm79sTyFfYILjRHegZwD_H_D5ZAA_nmItO7i-mNkmTolJvxByvkyx-y9bzyGJqG-LVRFTFMElrjlle6WLYqwk3Do0W3fWMgHZY7_2H9/s320/Martino%20Midali%20FW24-25%20-36.JPG" width="213" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcJ8OzupmpQiH5RJzb1QHiCX-Z9GzePPWc1srHD5mKzoS-4h1FLOUz1VC1lNjKeqBKEEQFC1-6kyH4_mks8WSx_PCFcfqej8stmf027JO5J1aS7Z-5R_ohD-FacNvY5OBkS2ogUE8uk6ctllgfAZ98trOrwpRgbTnnrqCy6kTX2HAWtaTiovMJvEI_SmBC/s6725/CULT%20FW24:25%20collection%20Apparel%20-%20finale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="6725" data-original-width="5464" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcJ8OzupmpQiH5RJzb1QHiCX-Z9GzePPWc1srHD5mKzoS-4h1FLOUz1VC1lNjKeqBKEEQFC1-6kyH4_mks8WSx_PCFcfqej8stmf027JO5J1aS7Z-5R_ohD-FacNvY5OBkS2ogUE8uk6ctllgfAZ98trOrwpRgbTnnrqCy6kTX2HAWtaTiovMJvEI_SmBC/s320/CULT%20FW24:25%20collection%20Apparel%20-%20finale.jpg" width="260" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><i>Cult</i> mette insieme una sfilata dove il nero è dominante, impostata su capi basici o meglio tutti i capi possibili. Dal chiodo borchiato stile rockettaro alla minigonna Barbie in maglia con volants. Movimenta il pull nero con frange e strass, l’abito diritto in tessuto finestrato con lunghe frange. Con un taglio asimmetrico dell’orlo caratterizza la gonna plissé soleil beige. E’ una gradita sorpresa<i> Maison Jejia</i>, con già 150 negozi nel mondo tra cui Milano, Parigi, Shanghai, ma per la prima volta in una Fashion Week. Giacche di tweed oversize prendono una nuova impronta con i dettagli del guardaroba classico maschile. Come i polsini della camicia inseriti a fondo manica o il pull classico sovrapposto al cappotto. Stampe di fantasia per i pantaloni, esagerati se in total look con le giacche. La collezione è presentata nell’attico della stilista Anna Maria Marino, da lei progettato e in perfetto accordo. L’Oriente arriva al Museo della Scienza e della Tecnica . <i>Arunaz</i> predilige la sera e gioca su velluti e paillettes con l’aggiunta inedita di bustier metallici da sovrapporre al lungo nero o giochi di soffietto per movimentare gonne e maniche. Altri fanno sfilare modelle e modelli a piedi nudi sul parquet della Sala delle Colonne. Per loro completi bianchi con disegni colorati da bambino o schizzi da stilista. Qualcuno ha in mano una bambola di pezza o dei palloncini. Difficile immaginare certe collezioni su ragazze e signore occidentali. Tutti abiti lunghi spesso coordinati a mantelle con intarsi di velluto, paillettes a profusione, pizzi e ricami preziosi. In un’altra collettiva sfila <i>Marlea</i> che concepisce solo la sera, anche negli occhiali costellati di brillantini . <i>Leslie Montecarlo</i> è fedele al tailleur pantalone gessato, al tubino nero, ma con volants in fondo. Sulle note di <i>Scandalo al sole</i> sfilano le modelle di <i>Beach & Cashmere</i> <i>Monaco.</i> Con pull a disegni geometrici e non, costumi interi e bikini con calzettoni e sneakers. Linee geometrizzanti e molto beige e dintorni fino al bianco per<i> Oblique Creations</i>. Chiude la giornata <i>Fracomina</i> con una collezione all’insegna della femminilità “forte e seduttiva”.Dal bain de soleil in pelle e tessuto, dipinto addosso, ai pantaloni cargo rivisitati in seta, al tailleur pantalone nero illuminato di strass, al rosa Barbie per cappotti e giacche.</span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-42530417214439943932024-02-19T10:37:00.000-08:002024-02-19T10:37:45.681-08:00FATTE AD ARTE<p><span style="font-family: courier;">La <i>Fashion Week </i>milanese ufficialmente inizia domani, ma in città si respira già aria di moda. Incontri di lavoro, shopping scatenati, anticipi di presentazioni. Piazza Duomo, il Quadrilatero e la Galleria Vittorio Emanuele brulicano di gente e l’internazionalità è dominante. Proprio nella Galleria, ormai luogo d’elezione delle grandi maison, salta agli occhi la vetrina della <i>Libreria Bocca</i>, storica libreria che l’anno prossimo compirà 250 anni, confermandosi la più antica d’Italia. Dietro il vetro, circondati da libri, scelti tra quelli di moda e dintorni, un manichino con due giacche appese, un’altra giacca e varie borse . </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgn-ki8MA6DllbmscjMBUYADmfgp_2SRlbCsXnr7onpvA6dn8ysmUtZx2DDfjMsAHSqri8PRR4JrWxfHV3QvgMn4VMevXiBGKN4Ql8eH_MNYclJe-rnTVMLKxxNgZebSLkM1MYd68jQsgEj7gQ4glIkSmc3ve1nTIQXls5kXLHIqt1nLOewvtSCJFRxYVUw/s5712/IMG_0240.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5712" data-original-width="4284" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgn-ki8MA6DllbmscjMBUYADmfgp_2SRlbCsXnr7onpvA6dn8ysmUtZx2DDfjMsAHSqri8PRR4JrWxfHV3QvgMn4VMevXiBGKN4Ql8eH_MNYclJe-rnTVMLKxxNgZebSLkM1MYd68jQsgEj7gQ4glIkSmc3ve1nTIQXls5kXLHIqt1nLOewvtSCJFRxYVUw/s320/IMG_0240.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjDXvnEiNqD6V9t5WSLytduhfpAtYzzZJSjexYcW-jXiex_iRd6rLVs_Ouz_0JwIl4rFdVeKDNllAzSwHfmse9s7U-eAgTk_yxahYcZC1EgrSRXr7CzzFq5Um_iwqlurCE1hLI50l9G3anu95geXz4PU6vIJZ3i0ZmYOac6Ax_xZb6qXb_YgrkyFuP88t2/s5712/IMG_0245.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4284" data-original-width="5712" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjDXvnEiNqD6V9t5WSLytduhfpAtYzzZJSjexYcW-jXiex_iRd6rLVs_Ouz_0JwIl4rFdVeKDNllAzSwHfmse9s7U-eAgTk_yxahYcZC1EgrSRXr7CzzFq5Um_iwqlurCE1hLI50l9G3anu95geXz4PU6vIJZ3i0ZmYOac6Ax_xZb6qXb_YgrkyFuP88t2/s320/IMG_0245.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWfrDYeOUMwcMXSCG5aJsj9JbhTeCUvuwiJowXbW7ShBIDp9KhgOD5r8N1S9zkTVETTM5JfMAJRBRHHy28Gg_si1eNvDEWT_X9MErkEZH_M-3P7gx9YJsQrQeIJJzF-B52MrzzsXKjWE2IITTA9rCwOE_FhEZO7p7IRDVdGMW63SgLxxNbsEQkBHHdxCTC/s5712/IMG_0242.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5712" data-original-width="4284" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWfrDYeOUMwcMXSCG5aJsj9JbhTeCUvuwiJowXbW7ShBIDp9KhgOD5r8N1S9zkTVETTM5JfMAJRBRHHy28Gg_si1eNvDEWT_X9MErkEZH_M-3P7gx9YJsQrQeIJJzF-B52MrzzsXKjWE2IITTA9rCwOE_FhEZO7p7IRDVdGMW63SgLxxNbsEQkBHHdxCTC/s320/IMG_0242.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Raramente una commistione di questo tipo non solo è gradevole, ma valorizza tutti i soggetti. Merito sicuramente dell’ottimo vetrinista <i>Giovanni Pegoraro</i>, ma anche degli oggetti esposti. In particolare delle giacche, non solo disegnate, ma tagliate e cucite da <i>Clara Bartolini (nella foto al centro)</i>, non una stilista, ma un’artista a tutto tondo capace di passare dalla scrittura, in particolare la poesia, alla scenografia, alla fotografia. Anche performer e giornalista, ma soprattutto una creativa. Non è un caso che le sue giacche siano griffate con <i>Clara.B’Art</i>. Ma oltre a questo, <i>Bartolini</i> e un’appassionata viaggiatrice e molto di questa sua passione è nelle sue giacche. Sono, infatti, realizzate con tagli di tessuti acquistati in giro per il mondo e poi "accorpati" tra loro con uno studiatissimo coordinamento-contrasto. Anche il taglio geometrico rimanda a costumi di paesi lontani. Con maniche speciali, aperture da scoprire, fodere a sorpresa e dettagli surreali come i bottoni trompe l’oeil, solo disegnati. Mercoledì le giacche sfileranno in libreria indossate da signore chic per dimostrare la loro portabilità. Perfetto l’accostamento con le borse "architettoniche" di <i>Hussain Harba</i>, architetto iracheno, da 30 anni in Italia. Fatte a mano in colori e materiali preziosi e inediti , e tutte pezzi unici, sono sparse qua e là in vetrina. All’interno della libreria, per la gioia degli occhi, i “paesaggi dell’anima” dell’artista ceca <i>Katerina Lukasova</i>. </span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-15935508084692000152024-02-16T06:11:00.000-08:002024-02-16T09:49:41.304-08:00TUTTA UN'EPOCA A SCATTI<p><span style="font-family: courier;">Si chiama<i> Faccia a faccia</i> la mostra omaggio a <i>Ernst Scheidegger</i>, nel centenario della sua nascita, al <i>MASI</i> (Museo d’arte della Svizzera italiana) di Lugano dal 18 febbraio al 21 luglio. Titolo perfetto per un’esposizione che non propone solo foto, ma racconta un periodo di grande fermento artistico, con quelli che ne sono stati i protagonisti. Il sottotitolo <i>Giacometti, Dali, Mirò, Ernst, Chagall </i>nomina solo alcuni dei grandi maestri che Ernst Scheidegger ha conosciuto e fotografato, anche con le loro opere e dei quali è riuscito nei suoi scatti a far emergere la personalità. La mostra, curata da <i>Tobia Bezzola</i>, direttore del MASI, e da<i> Taisse Grandi Venturi</i>, mette in risalto questo speciale sguardo dell’artista oltre alla sua poliedricità. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiy5mG5fmsmes99Psr43IJZIz2xeFpE1xYsWGfJ_pnlmAznGTzrupkKHcuoT1XNA8ytJI5SGUk3q14nqR3EsgiFkdWN-1o170aRPWBy8iWAMnR2QhzsUoLo9GsBhZZ4RUbkpQlCeYsEWkZf02J8hlFDZRt_hSpROjXKZvkt54X4ojPj2R052oJfB6Rhr3Xw/s5214/scala.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5214" data-original-width="5031" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiy5mG5fmsmes99Psr43IJZIz2xeFpE1xYsWGfJ_pnlmAznGTzrupkKHcuoT1XNA8ytJI5SGUk3q14nqR3EsgiFkdWN-1o170aRPWBy8iWAMnR2QhzsUoLo9GsBhZZ4RUbkpQlCeYsEWkZf02J8hlFDZRt_hSpROjXKZvkt54X4ojPj2R052oJfB6Rhr3Xw/s320/scala.jpg" width="309" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDGrJaA0e4wh5vzr_55IGM_9pcrKYBBKPJ2tW58-B4M073gPe_8Il3dmQTO0XPKXs_TmZyB_XTfD08SSyPsjPb-whcxeCay3KWlrZHfDCG7pgeRtpEz-_hDeIqRkiVjJjdx7J3auZ4No-lKyP2qMCT5hkHRqHUmJuODW3N9y2rGpHPSl2FkkWUp57B4jag/s2362/giacometti.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1549" data-original-width="2362" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDGrJaA0e4wh5vzr_55IGM_9pcrKYBBKPJ2tW58-B4M073gPe_8Il3dmQTO0XPKXs_TmZyB_XTfD08SSyPsjPb-whcxeCay3KWlrZHfDCG7pgeRtpEz-_hDeIqRkiVjJjdx7J3auZ4No-lKyP2qMCT5hkHRqHUmJuODW3N9y2rGpHPSl2FkkWUp57B4jag/s320/giacometti.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6261eVY48n24CIhy9laWhfMPctjCedv4GqyAuWCHEvb5D0pDTuzHtmefOCPC7gW5wDyGCkt5ffewp5x0tFQoM20w5vRF9YxBas2bIQeBYsTtHSVtpgT915nuMnAfiUVlWBKw6PGNk-s3ZEuUw5G0j69wmQCu9ov2DkP-vEByHygQBda8WziBn1f0Is3UB/s5214/palloncini.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5214" data-original-width="5031" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6261eVY48n24CIhy9laWhfMPctjCedv4GqyAuWCHEvb5D0pDTuzHtmefOCPC7gW5wDyGCkt5ffewp5x0tFQoM20w5vRF9YxBas2bIQeBYsTtHSVtpgT915nuMnAfiUVlWBKw6PGNk-s3ZEuUw5G0j69wmQCu9ov2DkP-vEByHygQBda8WziBn1f0Is3UB/s320/palloncini.jpg" width="309" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /> Nella sua lunga vita (è scomparso nel 2016) oltre che fotografo ritrattista e fotoreporter in giro per il mondo per l’agenzia Magnum, Scheidegger è stato, infatti, photo editor, grafico, designer, filmmaker, curatore di mostre e ha anche fondato una galleria. Il percorso espositivo è diviso in tre sezioni. Nella prima c’è una selezione di foto in bianco e nero, scatti privati e inediti dal 1945 al 1955, in cui si nota come l’autore stia cercando uno stile e, nello stesso tempo, il suo forte interesse per l’essere umano. Dai bambini cecoslovacchi per la strada al cortile di un carcere minorile, all’uomo con i palloncini o a quello che sta installando una scultura, ai ragazzi sulla giostra. Il secondo settore è dedicato al suo rapporto con <i>Alberto Giacometti</i>, conosciuto nel 1943, con il quale visse a Parigi e al quale restò amico fino alla sua morte. Oltre ai molti ritratti dell’artista nel suo atélier mentre lavora (<i>foto al centro</i>), ci sono le foto delle sue opere e anche un ritratto di Scheidegger dipinto nel 1959 dallo stesso Giacometti. Nell’ultima parte del percorso ci sono gli artisti fotografati nei loro studi e alcune delle loro opere. Oltre a quelli citati nel titolo, esponenti del modernismo svizzero e delle avanguardie storiche, astrattisti, architetti come <i>Le Corbusier</i> con i suoi disegni per Chandigarh, scultori come <i>Marino Marini</i> con i suoi animali, nell’ultima sala con la vetrata affacciata sul lago. In una stanza, all’inizio del percorso, da non perdere la proiezione del cortometraggio <i>Alberto Giacometti</i>, realizzato da Scheidegger tra il 1964 e il 1966, in cui l’artista è ripreso per le strade di Parigi e nel suo atélier, dove spiega come nasce un ritratto. </span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-36052629111666486302024-02-15T08:20:00.000-08:002024-02-15T08:20:16.745-08:00L' AMORE NASCOSTO<p><span style="font-family: courier;">Da un romanzo di <i>Giovanni Verga</i> non ci si poteva aspettare che un quadro di realismo puro, riferito al suo periodo storico. Eppure il riadattamento drammaturgico di <i>Micaela Miano</i> e la messinscena del regista <i>Guglielmo Ferro</i> danno un’attualità, anche se tra le righe, a <i>Storia di una capinera</i>. Al <i>Teatro Menotti Filippo Perego </i>di Milano fino al 18 febbraio, racconta la vicenda di Maria, la convincente <i>Nadia De</i> <i>Luca </i>che, rimasta senza mamma, vive in convento dall’età di sette anni. Una scelta considerata a fin di bene, suggerita al padre dalla nuova moglie, che vuole favorire i propri figli, in particolare la figlia e sorellastra di Maria, che farà sposare al giovane Nino. Proprio il ragazzo di cui Maria s’innamora nel breve periodo che torna a casa dal convento, prima di rientrarci definitivamente da novizia a suora. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKBFqNnS7cUfv9lhIjgEdd33kLN19hgpaNduooPtTyEFv_mHVh2PL8PM2rJmQnbLjqy5mAeaw7CRk8EDKlBumD-v9MLzfs6coMDJVs6rqdZ8MRgMXA4AY2eMrrPEtph3S9x9qE5nTku6wNzy9nRNaPaP8YKY1mkevUUJN3DjWVt7MHdftpTtKh87-ao4w3/s4385/ph%20Francesco%20Maria%20Attardi.%20Capoinera.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2923" data-original-width="4385" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKBFqNnS7cUfv9lhIjgEdd33kLN19hgpaNduooPtTyEFv_mHVh2PL8PM2rJmQnbLjqy5mAeaw7CRk8EDKlBumD-v9MLzfs6coMDJVs6rqdZ8MRgMXA4AY2eMrrPEtph3S9x9qE5nTku6wNzy9nRNaPaP8YKY1mkevUUJN3DjWVt7MHdftpTtKh87-ao4w3/s320/ph%20Francesco%20Maria%20Attardi.%20Capoinera.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />La storia, letta secondo le norme e le regole che vigevano nelle famiglie a quei tempi, è datata, ma viene attualizzata e resa eterna dal concetto di <i>Amore</i>. Che non è solo quello struggente della povera Maria, che dopo averlo sperimentato, anche se con un solo bacio corrisposto, se lo vede portare via in modo brutale. Tanto che tornata in convento ne morirà dopo una penosa agonia. Ma è anche l’amore del padre che la vede fragile e indifesa e si lascia convincere dalla matrigna a proteggerla tra le mura di un convento, trasformandosi in carceriere spietato prima e in assassino dopo. Commuovente e poetico il monologo in cui <i>Enrico</i> <i>Guarneri</i>, che interpreta magistralmente il ruolo del padre, racconta di una capinera che voleva volare ma, timida e fragile proprio come sua figlia, preferisce ritornare in gabbia e lasciarsi morire. Uno spettacolo che è molto di più "dell’affresco della Sicilia borghese ottocentesca", ma riesce ad arrivare all'introspezione e parlare dell’amore in varie forme. Bravissimi tutti gli attori, notevole la regia e la scenografia con i pannelli scorrevoli e le proiezioni, che in pochi minuti trasformano le cupe stanze del monastero in un sontuoso palazzo. </span><p></p><p><br /></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-13826683748750385602024-02-14T07:54:00.000-08:002024-02-14T09:23:49.379-08:00CIRCO AL MASSIMO<p><span style="font-family: courier;">Non è facile rinnovarsi nel più antico spettacolo del mondo, il circo. Solo per esserci riuscito il <i>Circoteatro Gerolamo</i> merita grandi applausi (da ieri al 18 febbraio a Milano). Ma c’è molto altro che lo rende davvero irresistibile e da non mancare. Intanto l’essersi inserito perfettamente in un teatro, appunto il<i> Gerolamo</i>, piccolo gioiello milanese di metà Ottocento riaperto nel 2017, dopo una lunga chiusura e un grandioso restauro<i>(in basso il teatro mezz'ora prima dello spettacolo)</i>. Per l’occasione il pubblico è seduto nei palchi, mentre le poltrone della platea sono state rimosse per creare una vera, anche se piccola, pista da circo. I componenti di <i>La Pregiata Compagnia Circo dei Sogni </i>entrano sia dalle quinte del palcoscenico, sia dalla tenda da dove normalmente entra il pubblico. Prima dello spettacolo alcuni di loro si confondono e interloquiscono con il pubblico. Senza mai esagerare, ma creando da subito un’atmosfera.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjswBji9W5q-kOoS68rjsqHAgWvNIsR6cWLDvFTZcFX-O-okFuCNk5YpbD7FZ1ox0vewtDBajkl3-YgLS6oqFBopYX3NHjqUMZS5CKnDZ3nWoHPJKIxzWWB5zUYjfXuAZFut9vq3jLFrNzJlvbLmmFtpm2-xON3De23ruLipGvgHgtm-io7sf71XVnZvjsD/s5120/Casanova.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5120" data-original-width="3413" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjswBji9W5q-kOoS68rjsqHAgWvNIsR6cWLDvFTZcFX-O-okFuCNk5YpbD7FZ1ox0vewtDBajkl3-YgLS6oqFBopYX3NHjqUMZS5CKnDZ3nWoHPJKIxzWWB5zUYjfXuAZFut9vq3jLFrNzJlvbLmmFtpm2-xON3De23ruLipGvgHgtm-io7sf71XVnZvjsD/s320/Casanova.jpg" width="213" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /></span><p></p><p><span style="font-family: courier;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivfTS1OcH6dkSmZH6tjLI4BbFii7X9GZazbP-ZBizGHljnWHkaEA7gVXtdGF_0JLw3ekLSCxW1CJFBRs-iPapCi8aRlhUMSitAcrBv3BKx4O_0Conp2lXEChKEr8ONzsDok-H2gPA06t5fVYP89lbe70tDtlZRO8ntgHVZb4X95Mpleq5jhztItHABYZA2/s2220/anatoli%20akerman%20jolandahofmann-roncalli-22%20copy%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2220" data-original-width="1480" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivfTS1OcH6dkSmZH6tjLI4BbFii7X9GZazbP-ZBizGHljnWHkaEA7gVXtdGF_0JLw3ekLSCxW1CJFBRs-iPapCi8aRlhUMSitAcrBv3BKx4O_0Conp2lXEChKEr8ONzsDok-H2gPA06t5fVYP89lbe70tDtlZRO8ntgHVZb4X95Mpleq5jhztItHABYZA2/s320/anatoli%20akerman%20jolandahofmann-roncalli-22%20copy%20(1).jpg" width="213" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQ5BRKm5RNFFtNj_qv6enEZpJaxitTv_PJ0x5mRGY0icTZyNMisJiCOXiv6QoDp-OOnyVc0ngan1PwkPNkfDSocErkrIVTABkmCbWrK-5A8aJKgDMPNYViOmLBw_5cPCrmWIhyphenhyphenwL9Jm37NsalIi3v_5N-uNklMffgU3rAC_z-MJ53Eo8D4mBK6GP4zq6WN/s5712/%20teatro.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5712" data-original-width="4284" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQ5BRKm5RNFFtNj_qv6enEZpJaxitTv_PJ0x5mRGY0icTZyNMisJiCOXiv6QoDp-OOnyVc0ngan1PwkPNkfDSocErkrIVTABkmCbWrK-5A8aJKgDMPNYViOmLBw_5cPCrmWIhyphenhyphenwL9Jm37NsalIi3v_5N-uNklMffgU3rAC_z-MJ53Eo8D4mBK6GP4zq6WN/s320/%20teatro.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Non c’è una vera e propria presentazione ma il regista <i>Paride Orfei</i>, figlio di quel<i> Nando</i> della famosa famiglia circense e il direttore artistico <i>Roberto Bianchin</i>, compaiono in scena, anzi in pista, ogni tanto con storie sul circo come quella della cavallerizza francese che portava nella platea di un teatro di Broadway i suoi purosangue o della spericolata funambola, amata da Napoleone. Ma anche con battute frizzanti, battibecchi, frasi da imbonitori riviste in chiave ironica . Così bravi da non rompere mai il ritmo, anzi da creare aspettativa tra le sequenze ben giocate di acrobati, trapezisti, giocolieri, clown, cantanti, e anche una violinista. Tutti formati nelle scuole più prestigiose con curricula blasonati o promesse di talento come <i>Cristian Orfei</i>, ultimo discendente della famiglia, dal sorriso che incanta e l’agilità elegante di un felino, inserito dalla rivista <i>Circo Classico</i> "tra gli artisti più promettenti delle nuove generazioni". Non scontato il repertorio dei clown, dal poetico <i>Paolo Casanova "L'omino dei sogni"</i> adorato negli Usa<i> (foto in alto) </i>ad <i>Anatoli Ackerman</i>, definito "uno dei più importanti clown del pianeta"<i>(foto al centro)</i>. Inediti i numeri degli acrobati e delle acrobate, tutte bellissime, con piramidi di sedie, equilibrismi impossibili, capaci di generare suspense come il meglio congegnato thriller. Tutto enfatizzato dall’avere l’esibizione a pochi metri, date le dimensioni del teatro. Non ci sono animali, anche se tra le varie gag si vocifera di un arrivo delle tigri. Ci sono però dei peluche (agnellini o barboncini?) che cantano brani di lirica, canzoni popolari(<i>O mia bela Madunina</i>) e d’autore, alternandosi con Naimana Casanova e Daniele Tommasi che li tengono in braccio. Due geniali ventriloqui specializzati in ventriloquismo lirico. </span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-5857076035794289942024-02-09T10:45:00.000-08:002024-02-09T10:45:20.592-08:00A SINISTRA! IL TOVAGLIOLO.<p><span style="font-family: courier;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"> </span></div><span style="font-family: courier;"><br />"Il design della tavola". Ma non della tavola come pezzo d’arredamento, ma nel senso dell’addobbo, del come apparecchiare. Questo il tema di un incontro o meglio della conversazione con <i>Csaba della Zorza</i>, “andato in scena” qualche giorno fa nel <i>Flagship Store Kartell</i> di Milano. Buona l’affluenza, con una prevalenza, se non una quasi totalità femminile, ma diversificata per fasce d’età.Giustificabile? Sembra proprio di sì. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEfU3aTow5k52iUiw2ka79hdNMrfapGlW_pmCuBBIDhHSFIOWf4c6aLw4tSibCKFX4uB14WwpgHG2Gr9AD3qaQ_BUl-W019DM4HA9CyFz9JwwCz40PdKGhSC2t4umXdvraCTZJhvhjwx-mLZBX4wlg8wPjBq0M20DinI1BBC2eHPcTtW1sWX8sGCbqGJgd/s5712/IMG_0173.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4284" data-original-width="5712" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEfU3aTow5k52iUiw2ka79hdNMrfapGlW_pmCuBBIDhHSFIOWf4c6aLw4tSibCKFX4uB14WwpgHG2Gr9AD3qaQ_BUl-W019DM4HA9CyFz9JwwCz40PdKGhSC2t4umXdvraCTZJhvhjwx-mLZBX4wlg8wPjBq0M20DinI1BBC2eHPcTtW1sWX8sGCbqGJgd/s320/IMG_0173.jpg" width="320" /></a></div><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBTMC0U5t27tRF2kZktBK8o2r6ZfXkRSXgAdqIH460R2-DHu0ZIkxRTR-rtGruMPeczoA_-G3gW6w37uR3GseIzcQ1BFEPoYXkmc9Wr_xXk1rVdr2NyKVOsLoBi16oovYYfEjc25uagWdM0qhUo1P0GXtkMZKdUzva0fjB94Uq3PI6PpxbB_f1tRT-OwUd/s1920/%20Csaba%20Kartell%207.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBTMC0U5t27tRF2kZktBK8o2r6ZfXkRSXgAdqIH460R2-DHu0ZIkxRTR-rtGruMPeczoA_-G3gW6w37uR3GseIzcQ1BFEPoYXkmc9Wr_xXk1rVdr2NyKVOsLoBi16oovYYfEjc25uagWdM0qhUo1P0GXtkMZKdUzva0fjB94Uq3PI6PpxbB_f1tRT-OwUd/s320/%20Csaba%20Kartell%207.jpg" width="180" /></a></div><br />E il merito va senz’altro a Csaba della Zorza, conduttrice televisiva scrittrice di libri di cucina e dell’arte di ricevere. Alla sua capacità di essere convincente e sicura delle proprie idee che, dette da altri e in altro modo suonerebbero spesso ovvie e scontate. Perfetta la scelta per la schermata alle sue spalle, come sull’invito, della foto di lei accanto a un gigantesco nanetto di <i>Philippe Starck</i>. Il simbolo del cattivo-gusto-piccolo-borghese-provinciale che Csaba combatte come il drago San Giorgio, sdoganato dal celebrato designer, diventa l’espressione del suo stile fatto di dettagli, anche inaspettati. Non ci sono state grandi rivelazioni se non si vuole considerare tale l’informazione del tovagliolo a sinistra, su cui dibattono da anni maestri/e del bon ton. Tra gli errori imperdonabili la sciatteria. Tra i diktat più a sorpresa le tovagliette adatte solo a un pranzo in giardino/terrazzo e i runner per una tavola sexy. Fondamentale le distanze tra piatto, sottopiatto, bicchieri, da calcolare con il centimetro. Qualche citazione come quella del libro <i>Come cucinare il lupo</i> un ricettario, per sopravvivere negli stenti della guerra, scritto nel 1942 da Mary Frances Kennedy Fisher. Da leggersi come il consiglio a non sperimentare piatti difficili negli inviti importanti. Qualche osservazione/consiglio su come servire le portate quando non si hanno aiuti. E diverse considerazioni di buon senso su vasi, candele e accessori solo decorativi. </span><p></p><p><br /></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-38001247650624091152024-02-08T12:07:00.000-08:002024-02-08T12:07:22.629-08:00QUANTE STORIE<p><span style="font-family: courier;">Apre domani <i>Religioso Amore. Bergognone a Lodi</i>. Molto di più di una mostra, un progetto-evento che comunica l’entusiasmo di chi ci ha lavorato.<i> Religioso amore</i> del titolo non si riferisce solo all’arte sacra esposta, ma alla partecipazione sentita di chi la mostra l’ha voluta, a cominciare dalla curatrice<i> Monja Faraoni,</i> che ci ha accompagnato nel percorso. Tutto parte dai dipinti di <i>Ambrogio da Fossano </i>detto <i>il Bergognone</i> di cui lo scorso anno si sono celebrati i 500 anni dalla nascita. In primis il capolavoro,<i> Cristo in pietà</i>. Una Pietà non tradizionale. Gesù è circondato da angeli e da un monaco inginocchiato ai suoi piedi. E’ già in Paradiso e della terra si vedono colline e campanili sotto un cielo cupo. Gli angeli, con ali e vesti colorate, hanno l’espressione di </span><span style="font-family: courier;">bambini tristi. Cristo non è il trentenne dei crocefissi ma un adolescente con i segni dei chiodi su mani e piedi.</span></p><p><span style="font-family: courier;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRRDTLMJZtZQ03cZhtZSkCi3VgEr3j_N_saVx-tT54lUPhFe6r8LF4u3sK7wJWrplGJDWl_aQhV4aG8HYX9Xfq5plBunWagmVyKCvr4d3i1fB-NHtpjnggrkhanLrxeufJelJ9h8P4sj8QE751MNH9rWrF7O9BLepxNqkGC5ZdDQMsHrRcIlWa9yZ1h77i/s5712/%20Lui.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5712" data-original-width="4284" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRRDTLMJZtZQ03cZhtZSkCi3VgEr3j_N_saVx-tT54lUPhFe6r8LF4u3sK7wJWrplGJDWl_aQhV4aG8HYX9Xfq5plBunWagmVyKCvr4d3i1fB-NHtpjnggrkhanLrxeufJelJ9h8P4sj8QE751MNH9rWrF7O9BLepxNqkGC5ZdDQMsHrRcIlWa9yZ1h77i/s320/%20Lui.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4Y9A6Pc6akIC3ynqHmuOtFWMLyefwSXDq9oQSlYVysLD9liQySxCAnFNOpiASghxVSjZloJJJMxMEGg94UIDAh6EQTt-Sl8Rl91pR_K150hzdrQ6tl-rfk8d1X4gy1O9oQl-2NTBkBomV2Z8UtMlLdE8_v1v1d_ujHDs11TJFBHk9AwnhaJwVq757nOHf/s5712/Altare.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5712" data-original-width="4284" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4Y9A6Pc6akIC3ynqHmuOtFWMLyefwSXDq9oQSlYVysLD9liQySxCAnFNOpiASghxVSjZloJJJMxMEGg94UIDAh6EQTt-Sl8Rl91pR_K150hzdrQ6tl-rfk8d1X4gy1O9oQl-2NTBkBomV2Z8UtMlLdE8_v1v1d_ujHDs11TJFBHk9AwnhaJwVq757nOHf/s320/Altare.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGUpogh9JCJTV_qnczzxfzxMOjsO10py7xqdWMnY3OWfAEzGF3n43G7SkOxEcr1-o0bZ8x57wiJA9ED8ADBwaF-ue1wX6bsSQ6j_rSJ471Q8HyrvtePsfNPksGb76xSPHjJEKTEP0FLtkK4Hfjj9_WUIRrNLvADRnED_cCvsPcB2ALS_2sbafAj63tR2zm/s4032/%20Esterni%20temoio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="3024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGUpogh9JCJTV_qnczzxfzxMOjsO10py7xqdWMnY3OWfAEzGF3n43G7SkOxEcr1-o0bZ8x57wiJA9ED8ADBwaF-ue1wX6bsSQ6j_rSJ471Q8HyrvtePsfNPksGb76xSPHjJEKTEP0FLtkK4Hfjj9_WUIRrNLvADRnED_cCvsPcB2ALS_2sbafAj63tR2zm/s320/%20Esterni%20temoio.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiX1yWjB5Gvp29ohPenFPRaX_v7JGxraNMZV7U4Zbsg9ucmu_7UPtTKhDVfRsNDuEh8ALG1QY88hqD_OBlHCPiuVVXg_kAfYucfTNoe6eQI12PPPH8QlRtATcP_p8fy1YmW_LAl9kf-gM3vVTal8zEnJDTDwWeHbhSioIQFPy2hifY_khEeWUjZcx_5LfMu/s5712/comun%20e%20duomo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4284" data-original-width="5712" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiX1yWjB5Gvp29ohPenFPRaX_v7JGxraNMZV7U4Zbsg9ucmu_7UPtTKhDVfRsNDuEh8ALG1QY88hqD_OBlHCPiuVVXg_kAfYucfTNoe6eQI12PPPH8QlRtATcP_p8fy1YmW_LAl9kf-gM3vVTal8zEnJDTDwWeHbhSioIQFPy2hifY_khEeWUjZcx_5LfMu/s320/comun%20e%20duomo.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;">Con questa opera, proveniente dalla collezione d’arte Cagnola di Gazzada Schianno, vicino a Varese, ha inizio il percorso espositivo. Siamo nella<i> Fondazione Maria Cosway</i> nel centro storico di Lodi. E’ un palazzo con una lunga storia. Nato come convento nel Quattrocento fu acquistato a fine Settecento da <i>Maria Cosway</i>, personaggio affascinante e protofemminista, nata a Firenze da genitori inglesi, che ne fece un collegio, per bambine nobili dai 6 ai 12 anni, dove non si insegnava a ricamare, ma si studiavano le scienze, le lingue straniere (lei ne parlava tre). Tra le allieve anche Vittoria Manzoni, figlia di primo letto dello scrittore. Chiuso per lungo periodo l’edificio è stato restaurato negli ultimi anni, per diventare uno spazio per l’arte. Questa prima mostra occupa la cappella e la sala attigua, dove si trova il Cristo. Nella cappella ci sono tre formelle lignee dei fratelli <i>Donati </i>e i disegni del progetto dell’altare dell’<i>Incoronata </i>di <i>Filippo Juvara</i>, mai realizzato. Oltre a un modellino in legno degli studenti del Liceo Artistico di Lodi, che ricostruisce l’originale altare centrale del <i>Tempio dell’Incoronata</i>. Nel Tempio dell’Incoronata, a qualche centinaia di metri, dopo la piazza con il Duomo e il palazzo del Comune (<i>foto in basso</i>), prosegue la mostra. Piccolo gioiello con pianta ottagonale, costruito dove prima era una casa di tolleranza, conserva nella Cappella di San Paolo quattro tavole del <i>Bergognone</i> con la storia della Vergine (<i>al centro la Cappella di San Paolo e l'esterno</i>). Da vedere, per gli splendidi intarsi, i sedili lignei del coro, dietro l’altare centrale. La mostra è aperta fino al 14 aprile e l’ingresso è libero. Doveroso citare gli artefici che l’hanno resa possibile: il <i>Comune</i> di<i> Lodi</i>, la <i>Fondazione Maria Cosway</i>, la <i>Fondazione Comunitaria </i>della provincia di Lodi e anche i lodigiani. I tre organizzatori, infatti, hanno promosso una raccolta fondi per supportare il restauro del palazzo e quindi l’evento. Aziende, imprese, realtà operative e privati cittadini hanno aderito. Raggiunto l’obiettivo di 35 mila euro la <i>Fondazione Cariplo</i> si è impegnata a raddoppiare la somma raccolta. Ben impaginato, ben documentato, da leggere come un romanzo, il catalogo. Non è acquistabile, ma si può avere con l’offerta di 20 euro. </span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-59582436448377206742024-02-03T08:15:00.000-08:002024-02-03T08:15:23.348-08:00IN DOG WE TRUST<p><span style="font-family: courier;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"> </span></div><span style="font-family: courier;"><br />Anche l’amante dei cani più appassionato potrebbe ritenere eccessiva la customizzazione di un’automobile, per la sicurezza e il comfort del cane, all’insegna del lusso. Dato che all’interno dell’auto più spartana il cane può star bene, se il padrone è con lui. Ma siamo nel mondo del luxury. Così anche potendo viaggiare comodamente su un’auto qualsiasi se ne preferisce una dal confort lussuoso, magari con aggiunte da estendere all’amico a quattro zampe. Sapendo che questo condividerà volentieri il suo piacere. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyKN9tbUfjEEWFjHR-vZTh1Uw6w810RzirFuFXAPJ-cQcSBoPYTZBOKfdBUglqzVwfEGPOwzvBkHn0dlUuUoE2F-Ga4vP0Rqh06XSBFCl6peoG-RKRaHMt9qEZNAJdEH0Y54vpIz1cjYTzVwy8lSOm16UvQiZEKCEdY1tSPmhFqwqd-ArsLPPRM4FXGpIS/s1232/POLDO%20cani.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1232" data-original-width="820" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyKN9tbUfjEEWFjHR-vZTh1Uw6w810RzirFuFXAPJ-cQcSBoPYTZBOKfdBUglqzVwfEGPOwzvBkHn0dlUuUoE2F-Ga4vP0Rqh06XSBFCl6peoG-RKRaHMt9qEZNAJdEH0Y54vpIz1cjYTzVwy8lSOm16UvQiZEKCEdY1tSPmhFqwqd-ArsLPPRM4FXGpIS/s320/POLDO%20cani.jpg" width="213" /></a></div><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKY3hNDTVGBf5PG5rS-1GSRnOiHvfs7unGSUwZD-miAcLbj4ojbhyphenhyphenLpqnSoHMydxW0sYlMcGMIOAHSWASFLS6iSSD21LwhRqFm_nggnDJ-VCYXOUdgarBhadBUpwrsrOsHvhNJQLLCD87aoola8Fh5pjI9ppjlneXZ9P7kBisath4wyMtQgJy5oMURIxeu/s864/%20Kit.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="484" data-original-width="864" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKY3hNDTVGBf5PG5rS-1GSRnOiHvfs7unGSUwZD-miAcLbj4ojbhyphenhyphenLpqnSoHMydxW0sYlMcGMIOAHSWASFLS6iSSD21LwhRqFm_nggnDJ-VCYXOUdgarBhadBUpwrsrOsHvhNJQLLCD87aoola8Fh5pjI9ppjlneXZ9P7kBisath4wyMtQgJy5oMURIxeu/s320/%20Kit.png" width="320" /></a></div><br />E’ stata accolta con molta curiosità, ma anche vivo interesse la presentazione a Milano della <i>BMW X7</i>, customizzata da<i> Poldo Dog Couture</i> uno dei più famosi brand specializzati nell’abbigliamento e negli accessori di lusso per cani. Perfino il mitico <i>Poldo</i>, ispiratore del marchio oltre che del nome, ha manifestato con abbai di approvazione l’iniziativa. L’ispirazione per il kit da viaggio, invece, è stata la foresta "illuminata dai primi raggi del sole" come ha spiegato <i>Rossella Barbuto</i> direttore creativo di Poldo Dog Couture. In perfetto accordo quindi con i colori del SUV, o meglio del SAV(Sport Activity Vehicle), nero e Oxford Green. Il kit, che può essere posizionato nell’ampio bagagliaio, è custodito in un baule di ebano, rivestito in pelle martellata verde bosco, con tre cassetti. Dentro i quali, oltre la cintura di sicurezza da applicare al sedile, ci sono un guinzaglio e un collare coordinati, una coperta in nylon e Alcantara sopra cui il cane può distendersi, un cuscino imbottito da agganciare ai sedili per i cani piccoli. Completano il tutto una fiaschetta termica nera per mantenere più a lungo l’acqua fresca e, forse un po’ azzardate, due ciotole in porcellana con logo su vassoio in ebano. Last but not least sacchetti e salviette e uno ionizzatore di essenze, realizzato da un noto naso italiano, per catturare i cattivi odori dell’abitacolo. </span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-67155696243582745452024-01-31T09:27:00.000-08:002024-01-31T09:27:12.249-08:00SULLA PUNTA DELLA LINGUA<p><span style="font-family: courier;">Un ritorno atteso quello di <i>Antonello Taurino,</i> in prima ieri, al <i>Teatro</i> <i>della Cooperativa</i> di Milano. Nessun dubbio che non avrebbe deluso, difficile però immaginare che avrebbe potuto superare le aspettative, come è stato. Il format di <i>Sono Bravo con la lingua. Una storia di fonemi, idiomi, linguistica e computer</i>, scritto da Taurino con <i>Carlo Turati</i>, è lo stesso del precedente spettacolo. Solo sul palcoscenico, all’accendersi delle luci Taurino parla al cellulare con la madre. Sta aspettando una conferma per la sua partenza per Silicon Valley dove, grazie all’intermediazione di un parente, è richiesto da un’azienda hi–tech per la sua conoscenza di lingue antiche. Peraltro pochissimo apprezzata in Italia, come racconta. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdubdYFgoqvr2cLXWWDkiDwgadqFjOPRPta5IOXtLC5qvA6pL-VHrzh3qs3vIEZkd1B2nZKio4McPslauvc9DNKrAU5McFZFyFd0dSRvMqPt-kZv61D6OjCmNW2aptWa9MTGHo4SuWn8A_N25OVcFdnUAcvQORDAXXuBl8T1JxWHTIUrv5jhospQrR5tZt/s1694/Sono%20bravo%20con%20la%20lingua_Antonello%20Taurino_ph.%20Laila%20Pozzo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1188" data-original-width="1694" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdubdYFgoqvr2cLXWWDkiDwgadqFjOPRPta5IOXtLC5qvA6pL-VHrzh3qs3vIEZkd1B2nZKio4McPslauvc9DNKrAU5McFZFyFd0dSRvMqPt-kZv61D6OjCmNW2aptWa9MTGHo4SuWn8A_N25OVcFdnUAcvQORDAXXuBl8T1JxWHTIUrv5jhospQrR5tZt/s320/Sono%20bravo%20con%20la%20lingua_Antonello%20Taurino_ph.%20Laila%20Pozzo.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcczn84munRu5Ru0VR3QaOix5d9AryW-QyPFKrA1Xt8rgc6HHDoHbVU_PgVECaRVf4Qv-FNEuWjndZ82SrIrUDtpXzQsL9KsS5o1saUU0DqspuoVwGVeZL3ws-gskdEvt7qSlMSudU35m7Ekj8PHWCfhDJmgWG2M7nSAqH9JXJNEAASW7YKQO0QrRJZcQj/s5126/Sono%20bravo%20con%20la%20lingua_A.%20Taurino_ph.Laila%20Pozzo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5126" data-original-width="3753" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcczn84munRu5Ru0VR3QaOix5d9AryW-QyPFKrA1Xt8rgc6HHDoHbVU_PgVECaRVf4Qv-FNEuWjndZ82SrIrUDtpXzQsL9KsS5o1saUU0DqspuoVwGVeZL3ws-gskdEvt7qSlMSudU35m7Ekj8PHWCfhDJmgWG2M7nSAqH9JXJNEAASW7YKQO0QrRJZcQj/s320/Sono%20bravo%20con%20la%20lingua_A.%20Taurino_ph.Laila%20Pozzo.jpg" width="234" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Ma alla mamma quello che interessa è fare avere un pacco di taralli, lui è pugliese, al cugino e vuole assolutamente sapere a che gusto. Questo il tormentone che interrompe ogni tanto la disquisizione sulle parole, sulle traduzioni in altre lingue, appunto sui fonemi, gli aforismi, le etimologie che si amplia questa volta con le figure retoriche, fino ad arrivare alle frasi palindrome(esempio: <i>Il burino con i rubli</i>, definizione di Putin). Il tutto con continui riferimenti all’attualità e ai suoi personaggi, senza mai indulgere sugli effetti facili. O con interessanti dissertazioni sui meccanismi del linguaggio, sulla sua nascita, sulle coincidenze e le dissonanze dei vari idiomi nel mondo. E questo Taurino lo fa non solo senza mai mettersi in cattedra, nonostante la sua formazione da docente, ma facendo diventare le informazioni la base di argomentazioni con traguardi di comicità irresistibili. E soprattutto assolutamente inediti. L’unico difetto dello spettacolo, se così si può dire, è quello di essere talmente intriso di comicità, che all’uscita dal teatro riesce difficile riuscire a ricordare anche una decima parte delle frasi dette. <i>Sono bravo con la lingua</i> è al <i>Teatro della Cooperativa </i>da ieri al 4 febbraio, per riprendere poi dal 9 all’11 febbraio. </span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4474523787940300778.post-34490998106103026832024-01-27T06:58:00.000-08:002024-01-27T06:58:07.366-08:00L'ORIENTE SULLA SENNA<p><span style="font-family: courier;">Non si poteva scegliere luogo migliore per l’<i>Oriental Fashion Show</i> tenutosi a Parigi durante la settimana della Haute Couture. Lo <i>Shangri-la Palace</i>, infatti, pur appartenendo alla multinazionale alberghiera di Hong Kong, è uno degli otto <i>palazzi</i> storici della ville Lumière. Nel 16° arrondissement, con vista a 360° gradi sulla Senna e la Tour Eiffel, fu costruito nel 1899 su progetto dell’architetto<i> Ernest Janty</i> per <i>Roland Bonaparte</i>, nipote del più famoso Napoleone. Restaurato e trasformato in hotel dal celebre progettista <i>Richard Martinet</i>, è una perfetta sintesi di<i> art de vivre</i> francese e fascino asiatico. Tra i suoi ristoranti anche l’unico cinese <i>stellato</i> della Francia. </span></p><div class="separator" style="clear: both; font-style: italic; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTasQqEOWHvmclmMkxattu8QRcmMZ_5J7HNiBP6nl_oCugbuE8-C17Z_0Ng_PI88-md7FbEbVzGrFAj5Etht_PxxSMab9nsn_3_JhFJSVlCtR8kynWzm6o0D4Ie12Conani6jKnw3brdhKTM710DcSXNPE1BsqlV1jh6937zOvCaYKOfWmJCbYd9QSvICs/s4098/Hany%20El%20Behairy%20HC%20S24%20012.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4098" data-original-width="2732" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTasQqEOWHvmclmMkxattu8QRcmMZ_5J7HNiBP6nl_oCugbuE8-C17Z_0Ng_PI88-md7FbEbVzGrFAj5Etht_PxxSMab9nsn_3_JhFJSVlCtR8kynWzm6o0D4Ie12Conani6jKnw3brdhKTM710DcSXNPE1BsqlV1jh6937zOvCaYKOfWmJCbYd9QSvICs/s320/Hany%20El%20Behairy%20HC%20S24%20012.jpg" width="213" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgffTSqmq-HDKfNg2GaotPhFQ4XfVKVYqOrWrvY6zijf0KFfmT172BLtZuQNt1kJzqDlWFH3BwsC79e3Y2t9L6_O93fqgepLVbucqOIJ-ELjGfaA0CK2ejBGFHjq2s2y8y-1Xvx4SpkQ-3GzB4ZLYrAmxWukWI1RXQNj6dhKgeWiBn1vCiAo8eMNC7_3DI7/s4098/Gowher%20Gouvernet%20HC%20S24%20010.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4098" data-original-width="2732" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgffTSqmq-HDKfNg2GaotPhFQ4XfVKVYqOrWrvY6zijf0KFfmT172BLtZuQNt1kJzqDlWFH3BwsC79e3Y2t9L6_O93fqgepLVbucqOIJ-ELjGfaA0CK2ejBGFHjq2s2y8y-1Xvx4SpkQ-3GzB4ZLYrAmxWukWI1RXQNj6dhKgeWiBn1vCiAo8eMNC7_3DI7/s320/Gowher%20Gouvernet%20HC%20S24%20010.jpg" width="213" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh06Qc6NkZbMBjM4gGIMeMu48b_Elc_0OmwmR5DK4I00ATd34zbVjnbmZ1HCfMfxLOTAa3ChnT0v1si5JEt5fJnPt7ygh9sdn0tdjcHD_UfEyyTK_O96XAl0ECW1Om5PV-Dwn3cy7d2A6bPeaTU2tu_DYbV9gpR4rt06w2_2u-ojZgwagLzlq1RHT6Pf6bO/s4098/Nazim%20Arunaz%20HC%20S24%20001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4098" data-original-width="2732" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh06Qc6NkZbMBjM4gGIMeMu48b_Elc_0OmwmR5DK4I00ATd34zbVjnbmZ1HCfMfxLOTAa3ChnT0v1si5JEt5fJnPt7ygh9sdn0tdjcHD_UfEyyTK_O96XAl0ECW1Om5PV-Dwn3cy7d2A6bPeaTU2tu_DYbV9gpR4rt06w2_2u-ojZgwagLzlq1RHT6Pf6bO/s320/Nazim%20Arunaz%20HC%20S24%20001.jpg" width="213" /></a></span></div><span style="font-family: courier;"><br />Qui, nei grandi saloni dalle tappezzerie con fili d’oro, hanno sfilato dieci esponenti dell’alta moda d’Oriente, più uno spagnolo. Abiti prevalentemente da sera, non certo facili da indossare e destinati a un mercato molto d’élite. Una passerella all’insegna della pace e della fratellanza, espressione della volontà di rafforzare sempre di più i legami tra i paesi. Difficile, ovviamente, parlare di tendenze comuni, più facile individuare in ogni collezione il riferimento al paese d’origine e alle sue tradizioni. L’egiziano<i> Hany El Behairy</i> ha puntato sui colori non dimenticando certo il nero e il bianco (<i>foto in alto</i>). <i>Ika Butoni</i> dall’Indonesia ha giocato sulla seta con stampe dei costumi locali. <i>Gowher Gouvernet</i>, una dei quattro stilisti dal Turkmenistan, con pantaloni e giacche si è più avvicinata a canoni occidentali(<i>foto</i> <i>al centro</i>). Anche <i>Nazym Arunaz </i>dal Kazakhstan con una profusione di tulle e volant di chiffon per abiti corti e camicie di seta da indossare con gonne al polpaccio (<i>foto in basso</i>). Molti i richiami all’Oriente, invece, dalla spagnola<i> Rena</i>.</span><p></p>Luisa Espanethttp://www.blogger.com/profile/08705690872510967999noreply@blogger.com0