Meno
male che il minimale (mi si perdoni il bisticcio) sta scomparendo. Dopo anni di
mortificanti mises o tetri ambienti dove
perfino il fiore doveva essere senz’anima e colore, c’è stato un ravvedersi
generale. Questo non significa che si debba puntare al revival del rococò
nell’arredo e al festival di ruche e volant nel vestire. Anche perché, soprattutto nella moda, la linearità proclamata dal minimalismo è un
valore aggiunto. E’ quello che ha reso indistruttibile, dopo sessant’anni, il tubino
nero. Il famoso “less is more” non è una frase fatta senza
contenuto. L’essenzialità è un ottimo
punto di partenza, se non si dimentica l’obiettivo fondamentale di un capo: essere donante, femminile.
Dall'alto. Cividini, Jenny |
Vuol
dire lavorare di ricerca e trovare spunti e dettagli giusti. Nella collezione di Maurizio Pecoraro, per esempio,
sono svariati. Sono il grande fiore dipinto sullo spolverino coordinato all’abito
ultrasemplice. E’ la zip sul
dietro della blusa diritta. E’ una
pennellata di colore a sorpresa che
movimenta il tubino monacale . Un
drappeggio nel top , una pieghettatura particolare nella
gonna, un profilo di Swarovski su uno scollo. Cividini ha un diverso approccio. Lavora sui capi
basic o i grandi classici e li rende
non convenzionali e più femminili. Il giacchino in maglia, con dei trafori,
diventa malizioso. L’abito con la gonna a pannelli si movimenta con alcuni di
questi non fermati e ondeggianti. La
Chanel Jacket è vivacizzata dall’uso di una garza di lino da
cui traspare la fodera bianca. Gli stampati
a fiori ci sono, ma sfumati, tanto da diventare delle geometrie. Da Gabriele Colangelo le linee degli abiti sono rigorose, squadrate,
sembrano inserite in figure geometriche, ma l’accostamento di materiali
opposti crea un effetto imprevisto e
sensuale. Grande pulizia di linee da
Jenny. C’è un recupero dei capi classici come il pantalone con pinces realizzato in pelle. Molti gli accostamenti
di voile e pelle o di seta e pelle. Il lungo abito bianco ha un taglio sul davanti alla Fontana, il top drappeggiato è in
nappa , con una luminosità particolare.
Uma Wang , star cinese del Salone White, ha volutamente insistito sulla
passerella nell’ accentuare il tono austero
e monacale della sua collezione, con una totale assenza di accessori
e nessuna concessione ai tacchi
alti. Eppure sono molti gli
elementi di seduzione. Sono una
plissettatura sulla manica dell’abito.
Una grande apertura tonda sul dietro del
gilet da uomo. Un imprevisto nude look che si intravvede sotto il severo giacchino
di lino nero. Anche le asimmetrie
e le irregolarità degli orli sono dettagli imprevisti e intriganti.
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