Non stupisce che Mario Giacomelli sia stato definito “l’uomo nuovo della fotografia”. Lo si può vedere bene nelle due mostre per celebrare i cent’anni dalla sua nascita, una a Palazzo Reale di Milano fino al 7 settembre, centrata sul suo rapporto con la poesia, l’altra al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 3 agosto, sul suo rapporto con l’arte contemporanea.
In questa seconda, più che mai, si averte il suo inedito modo di scegliere i soggetti e di come fotografarli. Dagli scatti sulla natura ai ritratti di persone, tutti in bianco e nero, emerge la tendenza a partire da un elemento, apparentemente insignificante, per costruire un insieme. “Attraverso le foto di terra io tento di uccidere la natura” diceva e la sua natura è sempre a tratti e quasi irreale. La materia è protagonista e il movimento, anche la decomposizione, è elemento dominante. Così le foto dei campi arati con segni particolari, fatti dai contadini che l’artista pagava perché li facessero su sua richiesta. Questa tendenza si ritrova anche nel ritratto della madre e nelle immagini che raccontano gli anziani, colti nella loro intimità spesso terribile e mortificante. O ancora nelle folle di Lourdes dove i volti sono trasfigurati e quello che domina è la precarietà. Un realismo crudo, che diventa ironico in quella serie di scatti dei giovani preti. Risultato di un anno passato in un seminario (foto al centro). Molto interessante anche il dialogo con opere di artisti contemporanei. Da Alberto Burri con Combustione, a cui era accomunato dal desiderio di sviscerare la materia. A Enzo Cucchi con Tetto, che come lui vede negli elementi di un paesaggio non lo sfondo, ma i protagonisti. O Jannis Kounellis con l’installazione Senza titolo fatta di sacchi di iuta pieni di carbone che circondano un ammasso di vecchi occhiali, simbolo di materia e disgregazione. O i ritratti di inquietanti personaggi in interni claustrofobici dello statunitense, naturalizzato sudafricano, Roger Ballen (classe 1950) che considera Giacomelli una delle sue fonti d’ispirazione. A completare la mostra svariati “autoritratti”(foto in alto), non certo dei selfie, con cani e la ricostruzione del suo atélier(foto in basso).