giovedì 25 maggio 2023

CARTOLINE DI UN INFERNO

Non è una mostra contro il razzismo. Anche se prende spunto dall’orribile episodio, del 2020 a Los Angeles, che ha scatenato Black Lives Matter, il più grande movimento di protesta nella storia degli Stati Uniti. A Postcard for Floyd, aperta oggi ad Assab One a Milano, è una riflessione sul razzismo e il sottotitolo A Blind Sight Story lo preannuncia.




“La blind sight è una cecità mentale della coscienza, un’incredibile analogia con il razzismo e con i pregiudizi” scrive nell’introduzione del libro (edizioni Skira) con lo stesso titolo della mostra, Giangiacomo Rocco di Torrepadula, artista visuale e fotografo, ideatore del progetto. Ed esce dalla teoria, raccontando un suo incontro a S.Francisco. Dove ebbe una reazione di paura di fronte a un homeless nero, che gli apriva la porta, per aiutarlo a entrare nel suo portone, dato che aveva le mani occupate dai sacchi della spesa. Qualcosa che può essere capitato a molti, anche se non nella stessa forma, e che nasce dai pregiudizi su ipotetici diversi. Qualcosa su cui era giusto far riflettere. E da questo è partito. Ha così inviato 600 cartoline con foto, da lui scattate in nove minuti, di una candela che si spegne a poco a poco, generando fumo. Metafora di quei nove terribili minuti in cui George Floyd moriva soffocato dal ginocchio del poliziotto. In risposta sono arrivate quasi 400 cartoline da tutto il mondo, da persone note (in alto la cartolina di Oliviero Toscani) e da sconosciuti. Queste sono ora da vedere nella mostra insieme alle foto in bianco e nero della candela. Sono posate a terra su un piccolo supporto, senza un ordine preciso. In mezzo ce ne sono alcune su un sostegno. Per farle vedere da entrambi i lati, dato che un’immagine in tema ha sostituito la foto della fiamma.  Le scritte sono varie, alcune hanno attinenza stretta con l’episodio, altre no. Alcune riportano citazioni di personaggi. In altre c’è una foto e una scritta o un piccolo racconto in prima persona o una dedica a Floyd. Qualcuno ha scritto di illusioni distrutte o evocato casi simili di sopraffazione. Chi ha parlato di libertà, di dignità, di amore. Chi ha riportato il logo di Black Lives Matter. Quasi impossibile riuscire a guardare e leggere tutte le cartoline e non per mancanza di tempo, ma per la difficoltà di non commuoversi, di non rivedere quell’orribile scena e in qualche modo di fare su di sé un esame di coscienza. Il progetto è stato curato da Luca Panaro, critico d’arte e autore di libri e saggi, in collaborazione con Chiara Ferella Falda e Pier Paolo Pitacco, che si sono anche occupati rispettivamente del coordinamento e della direzione artistica del libro. La mostra, con il contributo di Fondazione Cariplo, è aperta fino al 18 giugno, da mercoledì a domenica dalle 11 alle 19.  


Nessun commento:

Posta un commento