venerdì 10 marzo 2023

UNICUM A PIU' LINGUAGGI

Quello che stupisce e intriga della pittura di Rita Ackermann (foto in alto) è il suo cambio di linguaggi, da quello del fumetto al pop, all’ astratto puro, mantenendo sempre un’impronta che la rende riconoscibile. Lo si vede molto bene nella sua retrospettiva Rita Ackermann. Hidden dal 12 marzo al 13 agosto al MASI, Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano.  La mostra propone il lavoro  dell’artista (classe 1968) nata a Budapest, ma a New York da 30 anni. 

 




E’una selezione di cinquanta tra dipinti e disegni realizzati dagli anni 90, fino agli ultimi tre creati in occasione della rassegna al MASI. Sono focalizzati sui passi decisivi del percorso artistico, che l’artista non vuole categorizzare per poter “restare libera” e come dice il titolo “nascosta”. Si divide in tre corpus. Il primo presenta gli Sketchbook Drawings e gli Early Paintings, datati dal 1993 al 1996, che risentono dell’incontro fra la cultura dell’est europeo e quella americana. Sono disegni su carta di dimensioni piccole e medie con figure femminili di adolescenti, per lo più nude, e più volte riprodotte, “impegnate in attività autodistruttive”, come ribadito anche dalle scritte. Prendono spunti dalle cronache, ma soprattutto dal cinema e da certa letteratura. Nella serie Mama, iniziata nel 2018, Ackermann elabora i soggetti disegnati con tratti interrotti o nascosti sotto elementi astratti. Per il terzo passo, con cui si chiude la mostra, ci sono le tre tele di lino lavorate con olio , matita grassa e acrilico della nuova serie War Drawings creata nell’ultimo anno. Qui delle figure femminili ci sono solo accenni, quello che resta di un lavoro di cancellatura per raschiamento, una metafora che ben descrive la forza distruttrice della guerra. In tutte le opere, per quanto molto diverse tra loro, salta all’occhio la capacità dell’artista di mettere insieme la rappresentazione profonda e sentita del mondo che ci circonda e una sua visione surreale, alle volte così sdrammatizzante da sfiorare i limiti del caricaturale.


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