E’ davvero una sfida riuscire a mettere sulla scena un personaggio shakespeariano come Riccardo III in una chiave di lettura nuova e contemporanea. E’ quello che ha fatto Massimiliano Loizzi con The King. L’ultima notte del re di cui è autore e interprete, al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 20 novembre.
Solo sul palcoscenico, in poco più di un’ora, costruisce una figura complessa e piena di ombre, sempre giocando sul filo dell’ironia. Interessante vedere come la drammaticità del Bardo rimane intoccata e soprattutto non attaccata, pur arrivando il monologo in certi momenti a sfiorare la satira. Ma quello che Loizzi vuole mettere in risalto nella sua “versione riveduta e scorretta” è la tragedia della guerra. Che, come dice con un ghigno satanico Riccardo a un certo punto della storia, “è fatta per ottenere la pace”. E nella sua ultima notte il re rivede tutta la sua vita, gli omicidi, le bassezze, i tradimenti perpetrati, e si prepara alla battaglia. Con un ultimo emozionante grido, vero pezzo di bravura, in cui inveisce, tra ricordi, rabbia, speranza. Notevole la scenografia, apparentemente anonima, che con le luci ben studiate di Jacopo Gussoni si anima per fare emergere la figura emblematica del re, in trench nero con corona scintillante, ora tra le mani, ora sulla testa.
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