Dopo Le Zirre di qualche blog fa, ecco Vuscichè. Questa volta il nome viene dal dialetto abruzzese, ma a chiamarsi così è sempre un brand di moda. Vuscica, vuscichi e vusciche, parola che cambia a seconda delle zone, significa mescolare vigorosamente e racconta l’intento del marchio di Roseto degli Abruzzi. Quello di mescolare vecchi tessuti con materiali nuovi nati dal riciclo, ma anche mettere insieme lavorazioni artigianali diverse.
E tutto all’insegna della sostenibilità e del recupero, non solo di vecchie stoffe o accessori datati, ma delle tradizioni. Sempre con un occhio puntato al futuro. Del pianeta soprattutto. Un progetto sicuramente ambizioso di moda circolare che si propone di abbattere il consumo di energia e anche di stabilire una rete di contatti tra le persone coinvolte nel lavoro. Punta all’esportazione sia attraverso i negozi, sia potenziando il sito internet. Europa è il mercato a cui mira maggiormente, seguito da Usa e Far East. Il 45% dei capi sono genderless. Dai cappotti, con tessuti rigenerati dalle tipiche coperte abruzzesi, alle giacche lasciate a taglio vivo e trattate con pigmenti e tinture particolari. La maglieria è sempre fatta a mano con lana di pecora, ovviamente locale. Gli abiti femminili sono in broccati e tessuti damascati, resti di magazzino. Le borse hanno rifiniture, pannelli, manici, frange realizzate con pelli di scarto. Nella collezione per la primavera-estate 2023, chiamata Ripple e presentata allo scorso salone White, il motivo ispiratore è l’acqua. E così “i volumi, i tagli e le cuciture rimandano all’effetto delle increspature che muovono uno specchio d’acqua”.
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