Chi ha letto il romanzo di Stephen King o ha visto la trasposizione cinematografica del 1990, diretta da Robert Reiner, ha difficoltà a pensarne una versione teatrale. Misery, prodotto da Fondazione Teatro Due e Teatro Nazionale di Genova con la regia di Filippo Dini, al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino al 27 novembre, si rivela molto più che incuriosente.
Non solo riesce a mantenere intatta l’emozione del thriller, che sconfina nell’horror, ma lo fa con una scenografia, di Laura Benzi come i costumi, apparentemente molto tradizionale. Su una piattaforma girevole appaiono di volta in volta la camera da letto dove è tenuto prigioniero lo scrittore(Aldo Ottobrino), la cucina e il corridoio della casa dove si aggira la psicopatica carceriera (Anna Scommegna) e l’ingresso con il portico dove arriva due volte lo sceriffo (Carlo Orlando) che indaga sullo scrittore scomparso. Il dialogo fra Scommegna e Ottobrino è veloce e sostenuto, con un incalzare di frasi banali miste a esternazioni violente di lei, battute di humour di lui, tranelli, ricordi. In un’alternanza ben calibrata di brivido e commedia. Con un doppio finale, di cui il secondo assolutamente a sorpresa. Che svela cosa c’è dietro la follia della donna che obbliga il suo scrittore preferito sotto minaccia di morte a riportare in vita il suo personaggio. Dietro quel Misery non deve morire, come diceva il titolo del film, ben chiara l’esaltazione del potere magico della narrazione. Capace di prendere a tal punto di non volere mai vedere la parola Fine.
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