giovedì 17 dicembre 2020

TROVARSI IN UNA IMPASSE




Impasse Ronsin. Meurtre, Amour et Art au coeur de Paris
un titolo così, con il nome di una via parigina seguita da parole come assassinio, amore e arte, fa pensare a un romanzo d’appendice. Come si diceva tempo fa a proposito di storie di basso profilo, simili a quelle pubblicate a puntate sui giornali nell’Ottocento. Invece è il titolo di una mostra al Musée Tinguely di Basilea, di grande livello. Da vedere più di duecento opere di cinquanta artisti, per la prima volta insieme. Accomunati dall’avere avuto gli atélier nella Impasse Ronsin a Montparnasse, più simile a una via di un borgo di campagna che a una strada della capitale. Dietro una  storia nata nel 1886 e finita nel 1971. All’inizio c’è solo qualche artista nelle case sulla parte destra del vicolo, qualche anno dopo lo scultore e pittore Alfred Boucher costruisce trenta atélier. Ci lavorano e ci abitano una quarantina di artisti con un solo servizio igienico e nessuno bagno. Nel 1908 arriva anche il meurtre e lo scandalo: lo scultore Adolphe Steinheil viene assassinato nel letto insieme all’amante, sua suocera. La sospettata è la moglie-figlia tradita. Al suo processo emerge che dieci anni prima ha avuto una relazione con il presidente francese Felix Faure. Al di là della parentesi gossip l’Impasse diventa il punto di incontro dell’avanguardia. Tra i più accreditati il rumeno Constantin Brancusi (foto in basso) che abiterà qui dal 1916 fino alla morte nel 1957, in uno studio frequentato da giovani apprendisti considerato un modello. Tanto che è stato ricostruito di  fronte al Centre Pompidou. Dopo la Seconda Guerra Mondiale arrivano artisti anche dall’America. Nel 1955 ecco Jean Tinguely (foto in alto)prima con la moglie Eve Aeppli, nota per le sue bambole sofferenti in stoffa o bronzo, poi nel 1960 con Niki de Saint Phalle. Arrivano Max Ernst e William Copley, un precursore della Pop Art. Lo scultore italiano André Almo del Debbio nel 1954 apre un atélier in cui accoglie studenti da tutto il mondo per insegnare le tecniche della scultura. Lo chiuderà nel 1971, con la demolizione del quartiere.  Ora le opere di molti di loro sono collocate in diverse stanze. Non c’è un criterio cronologico nell’esposizione. Capita che qualcuno sia accostato a un altro artista solo perché si sono succeduti nello stesso spazio. Così un’opera di Tinguely è affiancata da quadri di Joseph Lacasse, che ha lavorato prima di lui nello stesso atélier con la moglie. E l’opera di Tinguely, guarda caso, si chiama Le scarpe di Madame Lacasse. Varie foto documentano com'era il luogo e in una stanza è ricostruito lo studio di uno scultore, con opere finite e in fase di realizzazione, scale, attrezzi da lavoro, stracci e perfino macchie e sporco. Una mostra curiosa che parla, comunque, di momenti di grande fervore artistico e creativo. Aperta ieri, con tutte le misure di sicurezza del caso, chiude il 5 aprile. 

Nessun commento:

Posta un commento