giovedì 9 luglio 2020

IL TALENTO DI MARIA CRISTINA




Non passa inosservata l’installazione che da oggi affianca la seicentesca Chiesa di S.Sisto a Milano, diventata nel 1974 l’atélier dello scultore Francesco Messina. Eppure si ha l’impressione che sia sempre stata lì, tanto si adatta a quel contesto, quasi fosse un site specific. E’ Samurai (foto in alto)una delle sculture di Maria Cristina Carlini, da vedere, all’esterno questa, all’interno della chiesa le altre, da domani fino all’8 settembre. Geologie, memoria della terra s’intitola la mostra curata da Chiara Gatti, su un progetto di Raffaella Resch. Fa parte del palinsesto I talenti delle donne dedicato per il 2020 appunto alle donne. Non è stato facile trovare un dialogo tra l’astrazione di opere imponenti che sentono della terra e della natura, e la figurazione di ritratti femminili, di cavalli in corsa, di atleti con studiata muscolatura, di Messina. Lo conferma la curatrice che racconta di aver giocato sui contrasti ma anche sulle sintonie. I contrasti sono evidenti, le sintonie sono sui toni, sui colori, sulla manipolazione della materia. E l’inserimento è totalmente riuscito. Non prevalgono certo per le dimensioni i totem di Carlini, e nemmeno s’impongono con la forza. Anzi lasciano quel giusto spazio nel confronto per dare al visitatore il senso di come la creatività può gestire la materia. Di come l’immaginazione possa partire da presupposti diversi. Curiosamente le opere di Carlini nonostante le misure, invitano a una visione da vicino che ne evidenzia la potenza estetica. E’ interessante studiare  le sfumature e gli effetti quasi speciali che creano gli anelli di grès nei sette totem. O osservare in Meride, collocata nella cripta, le formelle di terracotta, ognuna contraddistinta e illuminata da un intervento in smalto, che formano un sentiero immaginario verso un luogo che non c’è (foto in basso). O ancora i quattro moduli in legno su una base di ferro che nell’abside simulano un bosco. Sono legni recuperati nelle ferrovie e nei depositi abbandonati. L’uso della lamiera nei Fantasmi del lago, su una base con acqua, dà un’interpretazione tutta sua della vegetazione, che si riflette come in uno specchio fluttuante.

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