Qualcuno ha avuto la fortuna di
vederla dal vero, ma forse si apprezza di più ora, anche se in streaming. Il
tema è più vicino, più attuale, inquietante e affascinante nello stesso tempo.
E’ la mostra Au diapason du monde tenutasi dall’11 aprile al 27 agosto 1918 alla
Fondation Louis
Vuitton di Parigi. Da ieri alle 18 si può visitare on line con
il commento essenziale e chiaro di Suzanne Page, direttore artistico della
Fondazione e di Jean Paul Claverie, consigliere del presidente. Certo non si
prova l’ebbrezza di entrare in un gioiello dell’architettura come questo,
progettato da Frank Gehry nel verde del Bois de Boulogne. Le sale non hanno
caratteristiche particolari, ma le opere esposte anche on line riescono davvero
a emozionare. L’uomo e l’ambiente è il soggetto trattato, visto, sviluppato,
interpretato, sviscerato da artisti moderni e contemporanei. E’ un racconto, a
più mani e con diversi linguaggi, di quello che oggi possiamo comprendere del
mondo in cui viviamo. Come risponde l’arte alle preoccupazioni del momento? Com’è il passaggio dai differenti mondi, da
quello umano all’animale, al vegetale, al minerale? Ecco in una sala i neon di
Dan Flavin, il blu oltremare di Yves Klein che passa dalla levigatezza delle
tele alla gibbosità della pietre. C’è la massa in bronzo di Matthew Barney, le visioni solari
con preoccupanti presenze di Gerhard Richter, i paesaggi notturni, quasi
romantici di Sigmar Polke. E poi l’acquario di Pierre Huyghe dove convivono mondi
viventi e no. Sorprende la valanga di François Morellet fatta di tubi uguali, sospesi a fili dalla lunghezza differente, che insistono sull’imprevedibilità. In
un’altra sala c’è la poetica video-installazione di Christian Boltanski con le
campanelle nel deserto dell’Atacama, fotografate all’alba e al tramonto. Le figure umane stilizzate di Alberto Giacometti
e le facce, appese come maschere a una parete, di Maurizio Cattelan parlano del
rapporto dell’uomo con il corpo. E poi ancora sculture e installazioni che
ipotizzano su cosa resterà dell’opera d’arte in un mondo sconvolto. Infine le
tre sale dedicate a Takashi Maurakami, con quell’estetica che viene dai Manga
fatta di personaggi mitici e pupazzetti, dove il grottesco confina con
l’orrore(v.foto). La mostra è il primo appuntamento in streaming della Fondazione.
Venerdì alle 20,30 ci sarà nell’Auditorium il concerto di Lang Lang, registrato
nell’ottobre 2014, e domenica 29 alle 17,30 il concerto dei diplomati della
Classe d’Excellence de Violoncelle (www.fondationlouisvuitton.fr).
architettura più suggestiva dall'esterno che dall'interno che sembra incompleto. Manifestazioni importanti, nomi importanti, il museo muove energie importanti, ma il risultato è freddo, distante, senza "cuore": non si esce emozionati e arricchiti ma svuotati. Gianni P.
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