In
poco più di tre settimane 20 mila persone hanno visitato il Museo
Effimero della Moda, nel nuovo Museo della Moda e del Costume di Palazzo
Pitti, a Firenze. Un traguardo da record, considerata la vastità di offerte culturali della città. Di
certo è il risultato di un passaparola positivo e meritato per una mostra che, davvero, ha tutti i requisiti per entusiasmare. E non solo
fashion victims e affini. Ideata e curata da Olivier Saillard,
curatore del Musée Galliera (museo della moda di Parigi)vede la moda protagonista, ma non
nel senso corrente del termine. Non esiste il concetto di archivio, né si vuole
raccontare una storia. Il percorso segue un criterio inedito e quasi
spiazzante. Alle volte il titolo di una sala e la scelta o la disposizione degli abiti esposti è legata a un dettaglio
tecnico, addirittura al sartoriale. A volte segue una poetica, un pensiero, una
concezione. Mette in evidenza l’aspetto surreale
del vestito, che ha una ragione d’essere quando è sul
corpo, e curiosamente la
sua vita sul corpo è brevissima, appunto effimera, confrontata alla sua reale
esistenza. Nelle prime sale si parla di maniche ali del cuore, ma anche di fiori o di nuvole di faille, con precisi riferimenti ai
tessuti. Poi ci sono gli abiti abbandonati e quelli che mantengono la forma del corpo che li ha indossati. C’è la
polvere, chiamata colore del tempo, che uniforma tutto. Ci sono gli involucri di carta
per trasportarli, gli abiti che la luce ha consumato e quelli dimenticati in
una soffitta fra specchiere e vecchie cornici.
E poi c’è la schiuma degli abiti,
con quegli abiti da cerimonia che
diventano fotografie della vita . Notevole il catalogo (Marsilio Editore),
oltre che per le immagini, per i testi illuminanti, da leggere in un fiato. La
mostra, promossa dal Centro di Firenze per la Moda Italiana e Pitti Immagine, in
collaborazione con Gallerie degli Uffizi, è aperta fino al 22 ottobre.
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