Gli anni di piombo e le brigate rosse sono
argomenti che, per quanto si cerchi di archiviare, continuano a essere d’attualità
e di interesse.Se ne è parlato in libri, film, incontri,
spettacoli. Ma un musical sull’argomento non era ancora stato fatto. E la cosa
non stupisce. Se poi il titolo è Piombo.Una
canzone vi seppellirà, è difficile non restare perplessi. E, invece, non
c’è niente di grottesco o che rasenta la parodia, assolutamente fuori posto e
di cattivo gusto in questo caso. E’ un’analisi o meglio un racconto dei
cinquantacinque giorni del sequestro Moro, rievocate dalle lettere dello stesso
Aldo Moro dalla prigionia, dai demenziali comunicati delle BR, dalle dichiarazioni
dei politici, tutto trasformato in canzoni. Che non diminuiscono per niente la
gravità del momento, anzi la intensificano e mettono in risalto la confusione,
la realtà appannata, il surreale di quel drammatico periodo storico. A fare da
filo conduttore il giornalista televisivo, mezzo busto sullo schermo intero
di persona, che commenta, spesso
interrotto e censurato. Sul palcoscenico, oltre a lui e a un Aldo Moro sfinito, ma
non sconfitto, interpretati da Davide Gorla e Andrea Lietti, Enrico Ballardini nei
panni di un brigatista(nella foto con il regista), e due donne, una passionaria Elena Scalet e una mite e
rassegnata Giulia D’Imperio(foto in alto). Regia, musiche, testi e libretto sono di Gipo
Currado. La produzione è curata dalla Compagnia Odemà in collaborazione con
Tiktalik Teatro. Lo spettacolo è in scena fino al 26 marzo al Teatro Menotti.
Dove domani alle 12 si tiene l’incontro Gli
anni di piombo raccontati quarant’anni dopo, a cui intervengono l’ex
magistrato Gherardo Colombo e i giornalisti-scrittori Lello Gurrado e Piero
Colaprico.
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