Non ha bisogno del Carnevale Crema per attirare gente. Quest’anno è durato quattro domeniche pomeriggio di cui l’ultima, oggi, già in Quaresima. Per le strade, chiuse al traffico, un corteo di carri allegorici in cartapesta con maschere locali, personaggi da favola come Biancaneve o dell’attualità più svariata, da Trump a Celentano. Oltre a un mercato sulla piazza del Duomo soprattutto di prodotti alimentari, dove ai formaggi e ai tortelli locali si affiancano focacce alla genovese e similari. Un’istituzione il Carnevale che dal 1986 ha un suo Comitato di volontari che lavorano tutto l’anno, progettano,costruiscono, mettono in vendita i carri, eccetera. Per quanto sia il più importante della Lombardia, faccia parte della tradizione, racconti lo stretto legame con la Repubblica di Venezia e metta l’accento su una vocazione locale per l’artigianato, non è certo l’attrazione di Crema. La città ha ben altro da offrire. Magari non così evidente, conclamato, urlato come le cosiddette città d’arte italiane, ma capace davvero di entusiasmare. Non è un caso che Luca Guadagnino, uno dei registi più attenti alla fotografia e alla ricerca di contesti scenici connotati, l’abbia scelto per il suo ultimo film Call me by your name,applaudito al festival di Berlino e in arrivo nelle sale italiane. Ma non è l’unico, già un altro suo famoso collega sta prendendo accordi per girare. Certo Piazza del Duomo con i portici di Palazzo Comunale, il Torrazzo con l’orologio e ovviamente la chiesa in quel particolare gotico-lombardo e la storia travagliata, sono le mete più consuete e conosciute. Ma lo stupore vero che trascina viene dalla quattrocentesca basilica di Santa Maria della Croce, circolare all’esterno, ottagonale all’interno, e da una serie di palazzi che improvvisamente ti trovi davanti precorrendo le strette strade con pavé. Dai portoni con cancelli si intravvedono cortili o scorci di giardini insospettabili. Come Palazzo Terni rigoroso nel suo cotto a vista con inaspettate statue ed elementi rococò (foto in basso). O l’ ex Convento di Sant’Agostino con chiostri e porticati e il refettorio con l’affresco di un’ultima cena del pittore camuno Pietro de Cemmo, miracolosamente scoperta e recuperata sotto insensate imbiancature. Qui c’è anche una ricostruzione di una casa contadina tipica e un museo fluviale con le piroghe che molti secoli fa navigavano nella palude intorno alla città. Purtroppo quest’ultimo non facilmente visitabile.
domenica 5 marzo 2017
LA CREMA DEL CARNEVALE
Non ha bisogno del Carnevale Crema per attirare gente. Quest’anno è durato quattro domeniche pomeriggio di cui l’ultima, oggi, già in Quaresima. Per le strade, chiuse al traffico, un corteo di carri allegorici in cartapesta con maschere locali, personaggi da favola come Biancaneve o dell’attualità più svariata, da Trump a Celentano. Oltre a un mercato sulla piazza del Duomo soprattutto di prodotti alimentari, dove ai formaggi e ai tortelli locali si affiancano focacce alla genovese e similari. Un’istituzione il Carnevale che dal 1986 ha un suo Comitato di volontari che lavorano tutto l’anno, progettano,costruiscono, mettono in vendita i carri, eccetera. Per quanto sia il più importante della Lombardia, faccia parte della tradizione, racconti lo stretto legame con la Repubblica di Venezia e metta l’accento su una vocazione locale per l’artigianato, non è certo l’attrazione di Crema. La città ha ben altro da offrire. Magari non così evidente, conclamato, urlato come le cosiddette città d’arte italiane, ma capace davvero di entusiasmare. Non è un caso che Luca Guadagnino, uno dei registi più attenti alla fotografia e alla ricerca di contesti scenici connotati, l’abbia scelto per il suo ultimo film Call me by your name,applaudito al festival di Berlino e in arrivo nelle sale italiane. Ma non è l’unico, già un altro suo famoso collega sta prendendo accordi per girare. Certo Piazza del Duomo con i portici di Palazzo Comunale, il Torrazzo con l’orologio e ovviamente la chiesa in quel particolare gotico-lombardo e la storia travagliata, sono le mete più consuete e conosciute. Ma lo stupore vero che trascina viene dalla quattrocentesca basilica di Santa Maria della Croce, circolare all’esterno, ottagonale all’interno, e da una serie di palazzi che improvvisamente ti trovi davanti precorrendo le strette strade con pavé. Dai portoni con cancelli si intravvedono cortili o scorci di giardini insospettabili. Come Palazzo Terni rigoroso nel suo cotto a vista con inaspettate statue ed elementi rococò (foto in basso). O l’ ex Convento di Sant’Agostino con chiostri e porticati e il refettorio con l’affresco di un’ultima cena del pittore camuno Pietro de Cemmo, miracolosamente scoperta e recuperata sotto insensate imbiancature. Qui c’è anche una ricostruzione di una casa contadina tipica e un museo fluviale con le piroghe che molti secoli fa navigavano nella palude intorno alla città. Purtroppo quest’ultimo non facilmente visitabile.
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