venerdì 11 marzo 2016

POP MA NON TROPPO


Una signora in abito da cocktail distribuisce santini elettorali con scritto Vota Capuleti. Uomini corrono tra le poltrone gridando  “Giulietta!”. Uno strano personaggio con gonna lunga e voce maschile, che poi si scopre essere la balia di Giulietta, si fa aiutare da due signori in platea  a reggere una corda per stendere il bucato. Sul palcoscenico spiccano impalcature illuminate, da festa paesana. Così inizia Giulietta e Romeo, una coproduzione  Factory, Terramare Teatro, Teatri Abitati, con la regia di Tonio De Nitto. La messinscena, di grande impatto, lascia pensare a uno stravolgimento della tragedia di Shakespeare.  In realtà non è così o per lo meno non come ci si immagina. La chiave pop salta agli occhi e gli attori vestono abiti contemporanei, ma la traduzione  di Francesco Niccolini  mantenendo il testo in rima riesce a essere più aderente all’originale. Pur introducendo espressioni  adatte ai tempi, specie per quel che riguarda il dialogo amoroso dei protagonisti. Romeo ogni tanto ha una cuffia in testa, ma è solo un espediente per variare il volume della musica (Samba, cover dei Beatles, ecc.) quando la toglie. I sette attori, tutti bravissimi, recitano anche due ruoli, esclusi Giulietta e Romeo. E' un modo per  insistere più che sui personaggi, anche se ben delineati,  sul discorso generazionale. Ed è proprio il contrasto evidenziato tra genitori e figli, con tutto quello che ne deriva, a rendere attuale il dramma. 
Romeo e Giulietta, al Teatro Menotti di Milano fino al 20 marzo, concluderà la tournée a Pordenone il 22 e 23 marzo.

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