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Les Bohémiens |
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Giuliana di Franco Gioielli |
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Vitussi |
Le sfilate sono un momento importante
e non solo per l’immagine del Paese. Ma per quanto grande sia l’impegno di
Camera della Moda e di alcuni, pochi, stilisti famosi il concetto di fare
sistema in Italia non è ancora percepito. E non si può sperare dal pranzo di
Renzi. Soprattutto le piccole aziende hanno bisogno di visibilità che una
sfilata potrebbe forse dare in parte, ma non riuscirebbe mai a compensare gli
altissimi costi. In questo senso le fiere, anche se meno “glamour” sono più utili. Ben tre si sono
svolte a Milano in contemporanea con la fashion week. Mipap, organizzata da Fiera di
Milano, che ha mantenuto i numeri dell’anno precedente con una presenza
leggermente superiore di stranieri. Super di Pitti Immagine, dedicata soprattutto agli accessori, con seimila compratori di cui 20% dall’estero. E White con l’approccio più innovativo. Perché di
grande servizio anche per i compratori
che qui trovano prodotti selezionati da uno scouting attento, alle realtà
sconosciute e interessanti. In gennaio ha dedicato un grande spazio
all’artigianato, in questa edizione, con It’s
Time to south, in collaborazione con ICE, ha aperto le porte a giovani
aziende calabresi, campane, pugliesi, siciliane. Quindici i marchi. Da Napoli Giuliano
Galiano con le sneakers in pelli pregiate, lavorate con la maestria
dell’artigianato locale, preferite da
calciatori e cantanti hip hop. Ha
realizzato una limited edition con un marchio
napoletano di abbigliamento, Les Bohémiens, che propone capi dai precisi tagli
sartoriali con stampe digitali ispirate all’arte contemporanea. Creata da
Francesco De Falco e Pasquale Vittorio D’Avino nel 2013 l’azienda è impegnata in una riqualificazione delle
aree disagiate. Le foto dell’ ultima campagna sono state scattate nell’ex carcere minorile
Filangieri. Attenzione al sociale da sempre per LR Loredana Roccasalva,
siciliana di Modica, che propone gonne e
colletti coordinati, in tessuti
particolari. E una capsule di T-shirt ideate e realizzate dalle donne immigrate del centro di accoglienza di Pozzallo. Dalla
Sicilia arriva anche Giuliana di Franco Gioielli che in molte delle sue creazioni mette la ceramica di Caltagirone, e
ogni ciondolo, ogni anello, ogni disegno
racconta una storia o un mito dell’isola. Difficile trovare qualcosa di
simile alle borse Vitussi. Dalla forma geometrica quasi avveniristica,che
riecheggia però anche le trousse anni ’40, fino ai materiali inediti: piume, fico
d’India, pietra, pelliccia di
riciclo. “Provengono dalle pellicce smesse di zie” dice il designer e
imprenditore Vito Vitussi palermitano”Le borse sono una lavagna su cui
disegnare”. Vengono da Palermo anche le
borse di Price Eco Design. Il designer è
Federico Bruno Price, famiglia di antiquari,
con uno zio, Anthony Price, sarto delle rock star (da Bowie ai Duran Duran
a Brian Ferry). Usa tessuti
vintage, stoffe africane, sete di kimoni, pelli di vacca di
Cinisi e la lavorazione è tutta made in
Sicily.
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