lunedì 1 febbraio 2016

L'ATTIMO SFUGGENTE


S’ intitola Gerico, ma la Bibbia è solo un riferimento. La scena è un college inglese negli anni ’50 con gli studenti in maglione a V, cravatta regimental e pantaloni di grisaglia. Genere film di Peter Weir. Ma non si parla di lasciarsi andare alla passione,  di cogliere l’attimo. Anzi, una voce adulta  fuori campo ammonisce i giovani con  suadente e ipocrita paternalismo a stare attenti, a mantenere il controllo, a sfuggire l’attimo per non indurre e non essere indotti in tentazione. Ognuno dei quattro studenti ha un atteggiamento diverso, espresso soprattutto dal doppio femminile, interpretato da altrettante attrici.Ha i modi volgari e provocanti di una prostituta la lei del perverso e bullo Turner. E’ ingenua e un po’goffa, quella del timido Hamilton. E’ imbavagliata con le mani legate la lei di Park, terrorizzato dopo una storia con un compagno di ricaderci. E poi c’è la lei di Tully,  il più maturo, l’intellettuale che ama i classici, per il quale l’omosessualità è libertà di pensiero. Ed è proprio lui che partendo dal gioco, scelto deliberatamente, s’innamora dell’inesperto Hamilton. Che, preso dai sensi di colpa o forse alla fine cosciente, lascia il college. Bravi e generosi gli attori, tutti giovani e provenienti da esperienze teatrali diverse. La regia è di Stefano Dattrino che ha lavorato molto bene  sul testo Onore di Roger Gellert, ma   avrebbe potuto essere ancora più coraggioso nel limare e asciugare. La musica è di Claudio Gay,  che è anche un convincente Tully. Tutto si è svolto a Milano, nel teatrino di Ohibò, associazione di promozione sociale affiliata ad Arci.

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