L'ATTIMO SFUGGENTE
S’ intitola Gerico,
ma la Bibbia è solo un riferimento. La scena è un college inglese negli anni ’50 con gli studenti in maglione a V,
cravatta regimental e pantaloni di
grisaglia. Genere film di Peter Weir. Ma non si parla di lasciarsi andare alla
passione, di cogliere l’attimo. Anzi,
una voce adulta fuori campo ammonisce i
giovani con suadente e ipocrita
paternalismo a stare attenti, a mantenere il controllo, a sfuggire l’attimo per non indurre e non essere indotti in
tentazione. Ognuno dei quattro studenti ha un atteggiamento diverso, espresso
soprattutto dal doppio femminile, interpretato da altrettante attrici.Ha i modi
volgari e provocanti di una prostituta la
lei del perverso e bullo Turner. E’
ingenua e un po’goffa, quella del timido Hamilton. E’ imbavagliata con le mani
legate la lei di Park, terrorizzato
dopo una storia con un compagno di ricaderci. E poi c’è la lei di Tully, il più
maturo, l’intellettuale che ama i classici, per il quale l’omosessualità è
libertà di pensiero. Ed è proprio lui che partendo dal gioco, scelto
deliberatamente, s’innamora dell’inesperto Hamilton. Che, preso dai sensi di
colpa o forse alla fine cosciente, lascia il
college. Bravi e generosi gli attori, tutti giovani e provenienti da
esperienze teatrali diverse. La regia è di Stefano Dattrino che ha lavorato
molto bene sul testo Onore di Roger Gellert, ma avrebbe potuto essere ancora più coraggioso
nel limare e asciugare. La musica è di Claudio Gay, che è anche un convincente Tully. Tutto si è
svolto a Milano, nel teatrino di Ohibò, associazione di promozione sociale
affiliata ad Arci.
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