domenica 14 febbraio 2016

ESSERE O NON ESSERE AMLETO


E’ fedele al testo originale l’Amleto del Teatro Messina, diretto da Ninni Bruschetta. E il regista lo sottolinea con il titolo Amleto di William Shakespeare.  Gli attori però indossano abiti contemporanei  e all’inizio il contrasto colpisce, poi a poco a poco diventa naturale.  Forse modernizzato dalla recitazione e da movimenti di scena veloci al limite della coreografia da music hall, il linguaggio non stride più. Anzi più che mai intenso è perfetto per  mettere in evidenza le profonde considerazioni di cui è pieno il dramma. I personaggi diventano attuali, e non solo nel vestire. Amleto, il bravissimo Angelo Campolo,  non è il cupo personaggio dai dubbi, appunto, amletici con il teschio in mano, ma è un giovane determinato e coerente. Polonio somiglia a certi politicanti sempre pronti alla mediazione  e il bieco zio Claudio, pur con in bocca il testo shakespeariano, potrebbe essere un tracotante riccastro appena sceso da un SUV. La scenografia è incisiva anche se apparentemente minima: un trono-divano in velluto rosso su una pedana e  vecchie poltrone da cinema in legno dove siedono gli attori quando non recitano e si trasformano in platea regale al momento dello spettacolo organizzato da Amleto. Il soffitto è di vetro con le righe del gioco della tela e cambia colore. D’effetto  le musiche dal vivo di Gianluca Scorziello e Toni Canto, che all’inizio accompagnano il suadente canto di Celeste Gugliandolo, una dolce Ofelia in minigonna e stivaletti. Lo spettacolo è al Teatro Menotti di Milano fino al 20 febbraio. Dopo sarà a Messina e Catania.

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