E’
singolare come Pitti Uomo, la fiera fiorentina della moda maschile, riesca a
essere attraente anche per i non addetti ai lavori. Contribuiscono le location
scelte, a cominciare dalla Fortezza da Basso. Per continuare con Palazzo
Corsini che ha ospitato la sfilata di Moschino, la prima dell’uomo disegnata
dal nuovo direttore creativo Jeremy Scott: un percorso nella storia del
costume, dai re in tuta da ginnastica, con orecchini e corona, ai valletti
settecenteschi in redingote, il tutto sulle note di Saturday night fever. O ancora le serre Torrigiani con ars topiaria,
fontane e labirinto per festeggiare il debutto di Mr.Gherardini. L’interesse
non dipende tanto dal fatto che la moda è più seguita, quanto da un diverso
modo di coinvolgere, più attento a quello che succede nel mondo, per le strade,
nell’arte. Anche il tema scelto, il colore, come racconta l’allestimento del
cortile della Fortezza (foto in alto). Apparentemente banale e un po’ trito, in realtà
d’attualità perché si collega all’action painting, movimento
artistico che si manifesta con il colore certo, ma per esprimere energia e
voglia di cambiare. E la tendenza del momento è uscire dagli schemi, ma non per
stupire. Per eliminare imposizioni forzate, per una maggiore funzionalità. Che
significa anche meno diversificazioni. Come stanno scomparendo le divisioni
rigide delle stagioni, non c’è più una separazione netta tra il vestire
maschile e quello femminile. L’uomo si femminilizza e la donna si mascolinizza.
Cosa impensabile anche solo cinquant’anni fa, nell’ordine di idee ormai da
molti anni. E la giacca capo protagonista di questo Pitti ne è l’indizio più
rappresentativo. Destrutturata,
più comoda, meno impettita, ha stampe impreviste e giocose da Massimo Rebecchi,
ha toni non scontati e freschi come il lilla, l’albicocca, il té verde da
Brunello Cucinelli. E’ in un denim iperleggero da Roy Roger’s, è in jersey
doppiata da PVC con righe effetto giochi d’acqua e taglio sartoriale da
Tardia (foto in basso). Sono sahariane invece da
Projecto Mental, di buon taglio ma troppo colorati i blazer da Dent de Man: due
delle quattro collezioni che hanno sfilato per Constellation Africa. Molto
corte con piccoli rever le giacche sui modelli di Harmont & Blaine,
impegnati nella bassottizzazione (provocata dal cane del marchio) delle vie di Firenze (foto al centro).
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