Te li trovi di fronte quando meno te li aspetti. Accucciati e un po’ nascosti, appoggiati ad angolo retto a un muro, distesi su una scala,di schiena davanti a una balaustra a contemplare l’orizzonte. E poi numerosi , uno dietro l’altro, in piedi, inginocchiati, in
posizione fetale, a testa alta o con il capo
reclinato, seduti sul nulla o addirittura uno su l’altro, aggrovigliati in un
ammasso di corpi. Sono gli Human di Antony Gormley, da vedere fino al 27 settembre al Forte di Belvedere
a Firenze. Lo spettacolo è emozionante e di grande effetto e il luogo contribuisce.
Le sculture dell’artista inglese (classe 1950) non sono dei site specific, ma
la loro collocazione li fa diventare tali. Sono cento opere distribuite nelle
sale interne, sui bastioni, sulle scalinate, sulle terrazze, incorniciate spesso
da una straordinaria vista sulla città e le colline intorno. In un perfetto
dialogo tra l’architettura del Rinascimento
e la scultura del corpo, che richiama artisti del Quattrocento e Cinquecento, da Donatello a Michelangelo.
Ogni tanto delle sculture lontane appaiono strane, imperfette, con le
linee meno nitide. E poi avvicinandosi
si scopre che sono fatte di pietre sovrapposte. Idee di corpi, corpi forse da
plasmare ma nelle stesse posizioni e atteggiamenti di quelli definiti e perfetti.
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