Foto Gregory Allen |
Pochi conoscono Richard Toll in Senegal. Eppure è
una città di più di 50mila abitanti, gemellata con Cuneo, importante porto di
passaggio per la Mauritania, con zuccherifici che producono 15 mila tonnellate di zucchero l’anno. Ma i
bambini delle scuole devono camminare 3km per raggiungere una fonte d’ acqua.
Nella zona di Pulawala in Sri Lanka i
chilometri da percorrere per arrivare a un pozzo sono più di dieci. Su 200
famiglie, solo 56 hanno accesso diretto all’acqua. In molti villaggi della
Costa d’Avorio l’acqua c’è, ma è inquinata. Tre situazioni disperate, in tre
diversi Paesi che raccontano una piaga mondiale: 768milioni di persone non hanno accesso a
fonti di acqua potabile e 4mila bambini muoiono ogni giorno per malattie contratte
bevendo acqua contaminata. Ma, anche se a piccoli passi, il panorama sta cambiando.
E proprio nei tre luoghi sopra citati si sono ottenuti grossi risultati. Fanno
parte dei 162 progetti di Acqua for Life, la campagna lanciata nel 2011 da Giorgio
Armani. Da quattro anni lo stilista collabora con Green Cross International
(l’Organizzazione nata nel 1993 a Kyoto per progetti ecologici e sanitari e ora
diffusa in 30 Paesi del mondo) per portare l’acqua potabile dove manca. A
fruirne sono stati Paesi di tre continenti, per i quali si sono ottenuti 530
milioni di litri di acqua potabile, di cui 74 solo nel 2014. Attualmente Acqua for life, oltre che in Sri Lanka, Senegal
e Costa d’Avorio, è operativa in Ghana,
Bolivia, Cina e Messico. Con la costruzione di pozzi e pompe, sistemi di
trivellazione e di raccolta per acqua piovana.
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