mercoledì 4 dicembre 2013

UN REGISTA AL MUSEO


Il Cristo morto di Andrea Mantegna, capolavoro della Pinacoteca di  Brera,  a Milano, ha una nuova scenografica collocazione, così come  la Pietà di Giovanni Bellini. Ed è Ermanno Olmi che ha studiato l’allestimento. L’ha voluto fortemente la curatrice della Pinacoteca, Sandrina Bandera per la  capacità del regista di mettere in evidenza il dramma nei suoi personaggi. Ed è quello che  ha fatto nell’opera del Mantegna. Il dipinto ora è sul fondo di una saletta, preceduto, per creare sorpresa, da quello del Bellini. E’ in una teca più trasparente della precedente  con sistemi di controllo microclimatico a distanza. E’ leggermente più in basso rispetto agli occhi del visitatore. Davanti c’è un dissuasore che indirizza il flusso dei visitatori in modo da permettere la visione frontale, importante per cogliere la straordinaria prospettiva del dipinto. Oltre ad architetti e tecnici, ha lavorato con lui l’ufficio allestimenti del Piccolo Teatro di Milano. “Ho provato intense suggestioni di fronte a questo quadro” ha detto Olmi “e sono proprie queste suggestioni che mi hanno fatto agire.  E’ meglio guardare un’opera d’arte   senza pregiudiziali. Bisogna essere sorpresi, come per innamorarsi”.
In contemporanea al nuovo allestimento è uscito  il libro “Andrea Mantegna. Cristo Morto” edito da Skira, a cura di Sandrina Bandera. Con un’introduzione di Ermanno Olmi, raccoglie  riflessioni e interessanti scritti di teologi, collezionisti, filosofi. Si viene a sapere  che Mantegna dipinse il Cristo non per esporlo, ma perché fosse messo nel medesimo sepolcro suo e dei suoi figli. O anche che il volto di Cristo è un autoritratto e che delle tre figure che  si vedono sulla sinistra quella sfumata è, probabilmente, il figlio più amato, morto in giovane età.  

Nessun commento:

Posta un commento