lunedì 25 febbraio 2013

IN PASSERELLA E NON


Non si capisce se Giorgio Armani sia stato così assolutamente innovativo un tempo da essere attuale ora. O se i suoi capi siano  evergreen che non possono invecchiare. C’era da chiederselo vedendo in passerella la sua collezione Garçonne: una donna elegante, soprattutto vera e contemporanea,  che poteva essere quella di trent’anni fa. Lo stesso modo di interpretare la femminilità con pantaloni in pole position e solo  qualche gonne-bermuda in alternativa. Mises inspiegabilmente sexy con  specie di salopette in velluto nero, giacchine di vario tipo. E poi la  sera fatta di abiti e completi sufficientemente   sontuosi per prima della Scala o tappeto rosso, ma con cui non sentirsi overdressed e a disagio, nemmeno in mezzo a jeans e pullover.
 Giorgio Armani
Un nuovo punk da John Richmond. Grigio che si affianca al nero, giochi di inserti in pelle e perspex, uso abbondante di asimmetrie. Neoprene accostato alla seta.  Per la sera tubini  in pelle ricamata e lunghi dagli spacchi provocanti.
Da Gianfranco Ferré  gli stilisti Federico Piaggi e Stefano Citron continuano il discorso dell’architetto scomparso. Con rispetto, ma senza essere pedissequamente ripetitivi. Ecco i pannelli, i colli importanti , perfino le cinture annodate in un certo modo, ma tutto fresco e per niente datato.
Un vago sapore british nella collezione di Massimo Rebecchi. Maglie chiné, tweed, finestrati, tartan  ma con interventi spiazzanti.  Come i giochi di patchwork, le zip impreviste,  il camouflage. Perfino sul cappotto di visone.
 Marani.G
Alta sartorialità da Lorenzo Riva, che utilizza tagli alla Fontana,  pieghettature effetto ventaglio, ruches, plissé soleil per abiti corti e lunghi. Molti i temi, forse troppi,  si fondono nella tecno-couture di Cristiano Burani.  Pochi invece i colori, nero assoluto, bianco e uno scomparso e recuperato ottanio.
Sempre più pensata, ma non inutilmente intellettuale, la collezione di Marani.G. La giovane stilista, guarda alla projection art, che usa la video proiezione come mezzo di espressione, e propone  su mohair o lana merino stampe che sembrano proiettate su geometrie preesistenti. Per l’abito o il twin set da portare con gonne di neoprene. Paillettes  illuminano le bande geometriche su top e tubini.
Hanno chiuso oggi  Super e White. Il primo, organizzato da Pitti Immagine nell’unico padiglione rimasto della ex fiera di Milano, con l’intervento scenografico degli architetti Bottazzi e Bonapace,  appariva come  il mercato di una città futura alla Bladerunner. Molti gli accessori, gioielli soprattutto,  e marchi di abbigliamento come  Lardini e Allegri. Sempre più esteso White, in Via Tortona, con nomi interessanti e di ricerca come  il giapponese Zucca. E curiosità come l’abito di Lemuria di 150 grammi che diventa tuta, gonna e maglia. O la borsa di L’ed Emotion Design con led per illuminare l’interno. D’effetto la mostra Be Blue Be Balestra in collaborazione con AltaRoma  con le creazioni di vari stilisti, compresa la figlia della figlia di Renato Balestra, in quel tono di blu, preferito dal couturier triestino.
Finisce oggi anche la mostra “Thayaht. Between art and fashion”, che racconta in sessantun disegni, straordinari e mai esposti prima, la collaborazione tra l’artista futurista, inventore della tuta, al secolo Ernesto Michahelles  e Madeleine Vionnet.

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