domenica 24 febbraio 2019

LA MODA DA' SPETTACOLO



Penultimo giorno di Fashion Week milanese. Antonio Marras mette in piedi uno spettacolo nel suo atélier, spazio fascinoso dove le pareti al rustico convivono  con lampadari a gocce e tappeti. Poltrone, sedie, pouf, divani di ogni tipo e stile sono distribuiti nelle varie sale.  Niente musica ma voci che, attraverso la lettura di lettere appassionate, raccontano il personaggio Modigliani. L’atmosfera è quella di una festa nella Parigi intellettuale di un secolo fa, con libri e champagne. Le ragazze portano abiti che uniscono il sweet del velluto e del pizzo al rough dei tessuti maschili. I ragazzi hanno cappotti cammello con inserti animalier e giacche camouflage con ricami. Le note forti di Black is black, chiudono lo show. Un vero teatro, il Menotti, diventa la passerella di Marios, brand creato nel 2002 dallo stilista cipriota Mayo Loizou e dal regista e coreografo polacco Leszek Chmielewski. I capi dello sportswear sono contaminati: la giacca militare dall’applicazione del pizzo, la maglia  a righe tennis da una spruzzata di cristalli. La cinese Angel Chen guarda ai costumi di un’antica tribù nomade della Cina: le forme incuriosiscono, i colori incantano (in alto). Ci si chiede chi li indosserà. Poi si scopre che sotto una palandrana improbabile o un poncho anomalo ci sono pantaloni, giacche, spolverini, dal taglio impeccabile. Da Laura Biagiotti, Lavinia recupera il monogramma creato dalla mamma nel 1975 e lo mette dappertutto. Dalla casacca ai pantaloni, dagli abiti alle borse in tonalità sul rosso, sul bianco e nero o anche in rilievo sul cappotto bianco trapuntato. A chiudere la sfilata, vestita di bianco, come le modelle delle ultime uscite, Pat Cleveland, icona delle passerelle anni ’80, in una sensuale camminata-balletto. La giapponese Chika Kisada, con un passato di ballerina classica, dalla danza prende le nuvole di tulle, l’eleganza, le morbide scarpine con i lacci. E aggiunge un tocco di punk.  “Quando indossate i miei abiti vorrei che apprezzaste il movimento dei tessuti sul corpo e il senso di confort” dice il giapponese Ujoh, del brand omonimo, e, infatti, confort e attenzione all’ambiente sono i due punti forti della collezione. Debutto con una presentazione-spettacolo di VGrass Studio, marchio parte di un importante gruppo cinese, completamente made in Italy: tessuti, produzione, stile firmato Rodolfo Paglialunga. Stampe inedite, ricami preziosi, tocchi di colori dipinti a mano e petali tagliati a laser con effetto tridimensionale (in basso). Un inno al Made in Italy anche la collezione di Eleventy che reinventa capi classici. Così il tailleur è proposto con vari tipi di pantaloni. Le felpe sono realizzate con filati nuovi come il cotone e il cammello. La maglieria ha ricami particolari. Gli abiti sono fluidi, di diverse lunghezze, sempre con il punto vita segnato.     

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