venerdì 27 gennaio 2023

IN SCENA LA SCOMPOSIZIONE DELLA VITA

Di fronte all’opera di Luigi Pirandello, si ha difficoltà a pensare che sia vissuto e morto nella prima metà del secolo scorso. I personaggi e le problematiche sono straordinariamente contemporanee. Se poi si ha l’occasione di assistere a una pièce con ottime recitazione e regia la sensazione raddoppia. E’ il caso di Uno,nessuno e centomila, al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino al 29 gennaio. Nato come romanzo nel 1925 e pubblicato a puntate, Uno,nessuno e centomila affronta una delle tematiche esistenziali più del momento. “La scomposizione della vita” l’ha chiamata l’autore che ha anche giudicato il romanzo "il più amaro di tutti" e "profondamente umoristico". E già in queste  espressioni contradittorie ci si fa un’idea del quadro che Pirandello racconta.


In scena, sempre presente, Pippo Pattavina (v.foto) nei panni di Vitangelo Moscarda, proprietario di una banca ereditata dal padre, che evoca un flash back. La sua esistenza procede nella totale mediocrità fino a quando la moglie Dida gli dice, en passant, che ha una parte di naso che scende, le sopracciglia ad accento circonflesso, le orecchie diverse e una gamba più arcuata dell’altra. Dida è interpretata da Marianella Bargilli con caschetto-parrucca nero, mentre con i lunghi capelli biondi riveste il ruolo della quasi amante Maria Rosa (v.foto). Da questo momento Vitangelo, per la moglie Gengé, elabora una teoria fino a rendersi agli occhi di chi gli sta intorno un folle. In realtà anche se con note esasperate la sua teoria ha delle basi assolutamente veritiere. Parte dal concetto che ognuno di noi ha tante facce e personalità, che sono quelle che vedono gli altri, oltre a quella che vediamo noi stessi. Una considerazione supportata da ragionamenti filosofici, teorie psicoanalitiche, nevrosi sociali. Dalla schizofrenia al relativismo, dal culto della forma estetica alla voglia di apparire, dall’egocentrismo ai disturbi border line. Perfetta la scenografia, che cambia con una certa continuità, rivelando ambienti con pochi essenziali mobili, colori pop e un’atmosfera fra l’onirico e il surreale. Da vedere.



giovedì 26 gennaio 2023

NEI GIORNI DELLA MEMORIA

Si ascolta attoniti, ci si appassiona, ci si commuove, ci si arrabbia, ci si indigna, tutto in un silenzio toccante. E’ una mazzata al cuore, un calcio nello stomaco, però quando finisce si vorrebbe che continuasse e soprattutto si vorrebbe che lo spettacolo fosse diffuso dappertutto, recitato nei teatri, proiettato in tv, nei cinema, nelle scuole.  E’ Matilde e il tram per San Vittore fino al 29 gennaio al Teatro della Cooperativa di Milano. Con testo e regia di Renato Sarti, è tratto dal libro Dalla fabbrica ai lager di Giuseppe Valota, uno dei presidenti dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati Nei campi nazisti) recentemente scomparso, figlio di un deportato morto a Mauthausen. 



Sul palcoscenico le bravissime Rossana Mola e Marta Marangoni che, nei panni di due operaie, raccontano in diretta, o revocando, ricordando, anche prevedendo, cosa è successo a chi nei primi anni 40 si oppose al fascismo. Ai lavoratori che per aver scioperato furono imprigionati e deportati nei campi di concentramento, senza un processo. Uomini e anche donne che da un giorno all’altro, per una delazione, furono strappati alle famiglie e di loro non si seppe più nulla. Parlando anche in dialetto milanese le due attrici ricostruiscono l’atmosfera di tensione, di paura, il non fidarsi di nessuno che si respirava in quei tempi. Sulla scena dei tavoloni metallici da mensa su cui mangiano, leggono comunicati di nascosto. Gli stessi tavoli diventano le pareti di una casa o di una fabbrica per ricreare, con il loro abbattimento, il frastuono delle catene di montaggio. Nella realtà, dei 570 deportati dalle fabbriche italiane 223 non tornarono e dieci morirono per le malattie contratte nel lager. Ma, come si legge nella presentazione dello spettacolo, anche per quelli che tornarono la vita non fu più come prima. E di un ritorno si parla nell’ultima parte. E’ quello della mamma di Matilde, che dà il titolo allo spettacolo, una bambina che si ritrovò sola. Del padre non seppe più niente e la madre la poté riabbracciare soltanto alla fine della guerra, a S.Vittore dove arrivò, appunto, con il tram. Una donna irriconoscibile, magrissima, testimonianza di un vergognoso capitolo della storia. Un capitolo che si deve far conoscere e soprattutto in questi giorni, con il 27 gennaio Giorno della Memoria. Perché, come ha scritto in un articolo su Domani Dario Venegoni, la cui fotocopia è stata distribuita al teatro della Cooperativa, nessuno parla mai, e quindi molti non sanno, dei deportati politici sterminati e torturati nei campi nazisti. 


giovedì 19 gennaio 2023

SISTERS ACT

Come spiega Pascal Rambert, autore e regista, non c’è una trama in Sorelle, al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino a domenica 22. Sulla scena ci sono sempre e solo due donne, appunto le sorelle, ma il vero protagonista è il rapporto conflittuale fra loro. Un conflitto che nasce più da emozioni e sensazioni che da fatti reali. Almeno non vengono detti, si intuiscono appena. Per il resto ci sono i sentimenti di rivalità, gelosia, piccole prevaricazioni, normali tra due sorelle nei primi anni di vita. Poi se interviene un motivo importante, possono diventare forti contrasti, ma questo non sembra il caso.

Anna, Anna Della Rosa, accusa la sorella maggiore Sara, Sara Bertelà, di non averla mai considerata e di averla allontanata dal padre. Le rinfaccia di non aver stimato il fidanzato Ugo, di cui però è lei la prima a riconoscerne la modestia. Sara, per contro, sostiene che Anna non si è mai interessata alla famiglia, occupata a scrivere articoli in giro per il mondo. A differenza di lei che, pur girando il mondo con una Ong per aiutare la gente, c’è sempre stata nei momenti difficili. Anna rinfaccia a Sara di non averla avvertita in tempo delle gravi condizioni della mamma, di cui lei è sempre stata la preferita. Il conflitto è continuo, senza soluzione. Solo quando si mettono a ballare al suono di una coppia di auricolari sembra esserci una pausa, addirittura un’intesa, in cui anche i due corpi si avvicinano. Ma è solo lo spazio della musica. Il dialogo procede acceso, anzi si fa sempre più violento. Curiosamente, anche se il linguaggio e i riferimenti sono contemporanei, si avverte una tensione e dei toni da tragedia greca. Che non risultano però mai fuori posto, anche se dietro il loro conflitto non ci sono né assassinii, né incesti, né tradimenti. Tutto si svolge in uno spazio dove Sara sta sistemando delle sedie colorate, inizialmente impilate in un angolo, sullo sfondo di valigie e di abiti appesi. Solo alla fine quando Sara mette di fronte alle sedie un leggio, si capisce che dovrà parlare a un pubblico, probabilmente per la sua Ong. Anche la messinscena è stata curata da Pascal Rambert, drammaturgo francese che ha al suo attivo svariati premi e successi teatrali, recitati anche 200 volte, in 23 lingue diverse. Straordinaria l’interpretazione delle due attrici, anche loro iperpremiate, sulle quali Rambert ha modellato i personaggi di Sara e Anna, mantenendo, infatti, i nomi.  



mercoledì 18 gennaio 2023

RIDERE DI MAFIA

Con l’arresto di Messina Denaro Falcone Borsellino e le teste di minchia, al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 22 gennaio, è quanto mai d’attualità. Il titolo dello spettacolo di e con Giulio Cavalli per quanto incuriosente, di primo acchito non sembra appropriato, anche se quel Il ridicolo onore che segue tra parentesi lascia capire  qualcosa. Il monologo vede in scena solo l’autore, che come giornalista, scrittore, ma anche politico, si è sempre occupato di mafia. 


Con l’accompagnamento dell’ottima chitarra di Federico Rama, Cavalli analizza con la lettura di articoli pubblicati su importanti settimanali, ricordi di avvenimenti e testimonianze riportate, le vicende della mafia a trent’anni dalle stragi di Capaci e di Via d’Amelio. Con un particolare accento sui grandi boss latitanti e catturati, Totò Rina, Provenzano e, aggiunto in direttissima, Messina Denaro. Già dalle prime battute ci si rende conto che il titolo è giusto. E non solo perché si sorride e si ride sovente. Ma perché la comicità è il giusto filo conduttore. Si rivela, infatti, la formula migliore per dare una visione patetica, e quindi punitiva, di questi boss, spesso trattati come eroi del male. Quello che si cucina piatti dietetici nel bilocale in canottiera e pantofole, quell’altro che nel suo covo colleziona i santini della Madonna, vengono assolutamente ridimensionati. Si percepisce tutta la loro imbarazzante goffaggine, il loro potere diventa ridicolo, la loro cattiveria inutilmente strumentale. Certo ogni tanto questi quadretti di squallore sono interrotti da considerazioni su chi li sostiene politicamente, ma solo con accenni. Individuabili. Cavalli ricorda anche qualcuno dei più drammatici fatti come il caso di Lea Garofalo, vittima della ‘ndrangheta calabrese. Per concludere che “ridere di mafia è il modo migliore per neutralizzarla”. Ridere dei boss “è il modo migliore per additarli e cominciare a sconfiggerli”. Perché, come dice in apertura Cavalli, riportando una frase che Borsellino ironico, ma realista, disse a Falcone di volere pronunciare nella sua orazione funebre:
“Il più testa di minchia di tutti è uno che aveva sognato di sconfiggere la mafia applicando la legge”.



lunedì 16 gennaio 2023

LA FINE DELL' UOMO

In una gabbia luminosa nel salone della Triennale di Milano sfila KB Kong, brand che si autodefinisce business casual di alta gamma, del gruppo cinese K-Boxing. L’effetto è notevole, ma lo sono ancora di più i capi. Una sapiente rilettura del classico, rivoluzionaria ma senza eccessi. Apre un tutto bianco, seguito da un tutto nero, con flash di stampe bianche e bianche e nere. Numerosi i lampi di Oriente. Il piumino ha una cerniera sul retro. Il giubbotto ha una stampa di fiori stilizzati. Il cappotto spigato ha grandi revers. La camicia ha il collo sciallato (v.foto al centro), la giacca del completo una rielaborazione della marinara, i pantaloni un pannello sul davanti. Niente è fuori posto, e i tagli come la vestibilità sono nuovi e interessanti. 


A proposito di creatività. Dopo tre mesi al Museo del Tessuto di Prato approda alla Fondazione Sozzani di Milano la mostra Mr&Mrs Clark. Su progetto del Museo e della Fondazione, curata da Federico Poletti, è un omaggio a Ossie Clark, a ottant’anni dalla nascita, e alla moglie Celia Birtwell, i più importanti esponenti del Flower Power, ai tempi della Swinging London. Da vedere una quarantina di abiti realizzati tra il 1965 e il 1974, dieci abiti in carta, taccuini e disegni. Oltre a un video in cui Celia racconta il loro connubio nel lavoro e nella vita. Lui disegnava i modelli con tagli e modellistica inedita, mentre lei creava le stampe dei tessuti ispirandosi alla natura e alle avanguardie artistiche. Un’unione immortalata addirittura da David Hockney in un quadro esposto alla Tate Britain di Londra (nella foto in alto una modella con un abito di Ossie Clark fotografata da Sarah Moon).


Nell’ex Segheria di Carlo e Camilla, Luna Rossa Prada Pirelli e Woolmark Company hanno presentato le nuove uniformi che vestirà il team durante gli allenamenti per la 37° America’s Cup: T-shirt, shorts, leggings, felpa con cappuccio, tuta da ciclismo, giacca a vento con una presenza di lana merinos fino al 55%. E sempre meno materiali sintetici. All’insegna della sostenibilità anche Artisanal Evolution evento a Palazzo Isimbardi organizzato da Camera Showroom Milano e Confartigianato Moda per dare visibilità ai brand con requisiti certificati di ecosostenibilità. Nell’occasione sono state esposte le foto in bianco e nero, per la maggior parte ritratti, di Ray Petri, stylist della scena fashion degli anni 80. Domani mattina la Milano Fashion Week dell’uomo chiude con quattro sfilate in streaming. E il popolo della moda si sposta a Parigi.




domenica 15 gennaio 2023

NUOVO CLASSICO

Una perfetta continuità tra i capi e lo styling del pubblico e i capi in passerella da Simon Cracker, brand fondato nel 2010 da Simone Botte. Niente è prevedibile, c’è tutto e il contrario di tutto. C’è la destrutturazione e la spalla squadrata, pezzi leggerissimi da piena estate e capi grande freddo. Il patchwork è in primo piano con etnico e classico, oversize e striminzito. Abborrito l’accordo cromatico. A sfilare amici degli stilisti di età, generi, pesi diversi. Ad aprire un ragazzo con una gamba ingessata, a chiudere la rivisitazione di due capi di Jamie Reid, artista e art director dei Sex Pistols. 


E’ un guardaroba completo la collezione di Canali presentata in una nuova formula, che fa  apprezzare meglio tagli, dettagli e  vestibilità. Su una pedana, i modelli si muovono a turno dalle loro posizioni per sfilare. Dal trench all’abito, dalla mantella piumino ai cappotti, alle maglie jacquard. Un’attenzione speciale alla sostenibilità nei capi Care realizzati in tessuti organici certificati o riciclati. Paul Surridge  per Corneliani nella collezione Circle rivede gli archetipi del guardaroba maschile scegliendo lavorazioni e  materiali a basso impatto, in un mix di tessuti classici e altri tecnici e innovativi. Lardini per la sua prima volta milanese sceglie una scenografica presentazione a Palazzo Mezzanotte, in Piazza Affari, mentre fuori due attivisti di Ultima Generazione imbrattano il dito di Cattelan. La sua Evolving elegance è fatta di pezzi classici reinterpretati. Dalla giacca da baseball, che diventa cappotto, al biker in pelle, al pull senza cuciture, allo smoking con giacca illuminata di strass (foto in alto). Il bianco nuvola è il nuovo colore non colore di Eleventy che si aggiunge ai pastelli, ai bianchi, ai grigi ormai iconici,  oltre a qualche flash di bordeaux. Tra i nuovi pezzi il gilet imbottito con pettorina staccabile in cashmere, i pantaloni cargo in velluto a coste, vari capi reversibili e svariati cappotti. Tra gli accessori di punta  la nuova combinazione trolley-zaino. 


Prima volta a Milano di Entre Amis, brand napoletano di pantaloni, che per il prossimo autunno-inverno, con la direzione artistica di Ivan Tafuro, introduce altri capi. Sono giacche-camicie per un nuovo concetto di abito. Velluto millerighe in pole position per pantaloni con in vita cinturini regolabili (foto al centro). Il colore blu fa il suo ingresso tra i classici di Santoni. Per il mocassino come per la doppia fibbia, che è rinnovata anche con la suola in gomma. Colori psichedelici per le sneakers. Diverse interpretazioni cromatiche per la sneaker Hy-Run, fusione di scarpa da basket e scarpa da running.


  

sabato 14 gennaio 2023

OLTRE IL GIUBBOTTO

La ricerca di nuovi materiali sempre più tecnici e performanti non si ferma mai e questa fashion week milanese ne è una testimonianza. Figuriamoci quando si tratta di un marchio come l’americano Woolrich che dal 1830 produce abbigliamento outdoor. Per la prossima stagione ha proposto  una Guide to winter con capi per tutte le condizioni atmosferiche.  Divisi secondo tre temi l’Western outdoors , l’Urban Explorers e i Classics (foto sotto). Interessante anche The Arctic parka evolution Pack, per  i 50 anni dell’iconico parka, con cinque modelli: in cotone, in micro check, in tessuto riflettente, in velluto a coste e camouflage.



Ten C, piccolo e raffinato brand di capi spalla, ha creato in collaborazione con Corso Como 10, dove è stata presentata, una capsule limited edition  con una stampa ispirata al logo di Corso Como. Definiti "i vestiti nuovi dell’imperatore" (v.fiaba di H.C.Andersen), sono realizzati in uno speciale jersey giapponese, per durare nel tempo, adattarsi a temperature estreme e modellarsi sul corpo. Più variegata la collezione di La Martina, anch’essa suddivisa in linee, per lui e per lei: Argentina  con pull dai disegni dei poncho e molta alpaca. Polo con piumini dai colori forti. Guards che riprende le divise  con stemmi, dettagli e colori tipici. British con tartan e stile college. Oltre una linea di piumini Total black e Off white. L’enorme spazio dell’ex Segheria di Carlo e Camilla si trasforma in un’affollata piazza dove si incontrano ragazzi e ragazze in scooter. Indossano i capi di Juter, brand milanese nato nel 2002. Sono giubbotti e bomber in pelle e in tessuto con inserti di strass ,cristalli, perle, ricami e stampe ispirate a Twin Peaks(foto in basso). Fa piacere dopo tanti giubbotti e loro varianti, trovare una collezione come quella di Brett Johnson. Dove non mancano l’aviator in shearling, il bomber reversibile o il caban in pelle, ma ci sono  anche cappotti in lana e seta, giacche  destrutturate o con volumi più arrotondati,  di una sartorialità contemporanea. O ancora maglieria in cashmere, magari con una lavorazione particolare e in colori non consueti come il verde l’arancione e il viola.



venerdì 13 gennaio 2023

INTORNO ALL' UOMO

La moda per l’uomo del prossimo autunno-inverno da Firenze si sposta a Milano. Buoni i risultati del Pitti, si parla di 13.500 buyers registrati,  di cui il 33% dall’estero e oltre 18 mila visitatori. Quanto alle tendenze continua, già accennato nelle precedenti stagioni, il trend dell’abito dalla vestibilità confortevole. Con tessuti della tradizione maschile come i finestrati o il Principe di Galles e flash di colori a sorpresa, bordeaux e pervinca in primis. Sempre più diffusa l’attenzione alla sostenibilità e un occhio speciale al genderless




Interessante in proposito l’iniziativa dell'Accademia Italiana, punto di riferimento  nella formazione per le industrie di moda, design, comunicazione visiva e fotografia. In occasione del Pitti gli studenti del corso di Fashion Design si sono impegnati a fluidificare, cioè a rendere adatti a tutti, capi originariamente maschili o femminili (foto in alto). Che ieri sono stati battuti all’asta nella sede fiorentina dell’Accademia. I capi rimasti sono ora acquistabili sulla piattaforma www.fashionrevolution.org. Gucci che ha aperto la fashion week milanese, non si è smentito, nonostante il cambiamento di direzione artistica, e ha proseguito con quella linea. Completi finestrati oversize, ma anche giacconi con applicazioni madreperlacee, pantaloni in lamé e gonne diritte in tessuto plaid. Tutto sempre accessoriato con borse grandi, medie, piccole, anche pochette.  Varie gonne per lui pure da Family First, marchio fondato nel 2015 da due trentenni milanesi.  Non vogliono essere un brand di moda, ma di stile di vita. “Non è il genere che fa la famiglia, ma l’amore” dice in inglese una voce fuori campo, interrompendo la musica. Il concetto del confort sartoriale è, come sempre, l’elemento dominante nella collezione di Kiton che gioca con i colori nelle interpretazioni del classico. Inserisce l’arancio nel pied-de-poule e per la maglieria prende toni e geometrie da Mondrian e dal Neoplasticismo (foto al centro). Per la fashion week, Roberto De Wan disegna una T-shirt con l’immagine decomposta del Duomo di Milano. Sfila indossata da Tatiana Raducanu, Miss Bellissima d’Italia 2022, 
nella boutique di Via Manzoni, insieme ad altri pezzi di una capsule collection. Con la musica dei vinili mixata dal dj e musicologo Loris Capone (foto di Bruno Colombo in basso).   


giovedì 12 gennaio 2023

I MAGNIFICI SETTE

Chissà se avrebbe lo stesso impatto la mostra EPTA-SETTE in uno spazio meno “empatico” della romanica Basilica di S.Celso a Milano. Le opere, nove di sette artisti, sette (in greco e in italiano) come il titolo della rassegna, hanno sicuramente una forza espressiva, ma utilizzando  linguaggi non certo tradizionali vengono esaltate dal contrasto con il contesto. 


Sono, infatti, tutte forme d’arte che dialogano con il digitale. Gli autori sono stati scelti da Isorropia Homegallery in occasione  dell’Art Rights Prize. Si va dalla pittura alla fotografia, dai video ai NFT, ma tutte le opere hanno in comune gli elementi della nascita di un’opera d’arte contemporanea. Sono linea, forma, dimensione, spazio, consistenza, valore, colore. Sette, appunto, come il titolo. Ecco la linea che in Transverse di Christine Kettanek diventa forma, dimensione e spazio. Colore e luce sono i punti forti di Paolo Treni. Nelle sue tre opere gioca con gli effetti e i riflessi della luce, passando dal bidimensionale al tridimensionale. Meno esplicito l’Unboxing di Alex Frost, con immagini ipnotiche che partono da una critica del consumismo. Salma Eltounkhy propone le sue poesie visive con le lettere che escono da un diario ipotetico. Federica Cogo gioca con le forme, geometriche soprattutto, e allega all’opera una specie di bugiardino da medicinali, per una migliore comprensione. Marjan Moghaddam in Gaia of metaverse, guarda alle forme del corpo, ai colori esasperati, tutto in 3D. Federica Belli cerca la relazione tra la figura femminile e la natura, attraverso i colori. La mostra apre oggi nella Basilica di S.Celso in Corso Italia 37 e chiude il 3 febbraio. Con orari mercoledì e sabato dalle 16 alle 19, domenica dalle 11 alle 13.

martedì 10 gennaio 2023

IN DOG WE TRUST

La moda è sempre più legata allo stile di vita, al design e al mondo che ci circonda, di cui i pets (cani soprattutto), fanno sempre più parte. C’era da aspettarselo, quindi, che Pitti Immagine Uomo, alla Fortezza da Basso di Firenze da oggi a venerdì, sempre attento a cercare nuove strade per stimolare i consumi, introducesse il settore design e il Pitti Pet. A questo ha dedicato l’intero spazio della Polveriera, studiato e progettato da Ilaria Marelli, architetto esperta di allestimenti. Quindici e internazionali i brand con una prevedibile maggioranza toscana. 




Alcuni nomi non svelano subito il prodotto. Come Baurdelle, Emma Firenze, Frida Firenze, The Painter’s wife del nord della Spagna con capi per cane e padrone etici e sostenibili(foto in alto), Duepuntootto con una linea disegnata da Paola Navone, Paikka, Omniagioia e Manto, entrambi attenti alla sostenibilità. Altri sono più espliciti ma con una connotazione intrigante United Pets, Pelo Foundation, Mjodog, Lollipet di Prato con capi su misura e Poldo Dog Couture dalla forte impronta fashion. Espone, infatti, una collezione ispirata agli anni 60 con piumini reversibili, felpe in cotone e pile, mantelle antipioggia. Per bilanciare l’eccessiva, e non sempre condivisibile umanizzazione del pet, ha fondato Poldorescue, un’associazione a sostegno dei cani in difficoltà e a Pitti, con il supporto di Mini, presenta la mostra fotografica Adotta gli invisibili, che racconta le tristi storie di otto cani considerati inadeguati e difficilmente adottabili(foto al centro). Ma la cura degli amici pelosi non riguarda solo cucce e cappottini, guinzagli e collari ma anche l’alimentazione. Così Genuina Pet Food propone una cucina per cani alternativa alla casalinga, ben calibrata su pesi e calorie, con piatti già cotti e pronti all’uso, in un raffinatissimo e minimale packaging riciclabile al 100%(foto in basso). 

lunedì 9 gennaio 2023

AMORE? PASSIONE? ARDORE

Scrivere una storia d’amore non è facile. Il rischio di cadere nel kitsch è forte. Che la storia sia con happy end o che sia tragica, l’Armony Destiny  o lo strappalacrime a buon mercato sono sempre in agguato. Se poi quella che si racconta è una storia vera, ma non un’autobiografia, le possibilità di superare i limiti sono altissime.


Anna Folli in ARDORE Romain Gary e Jean Seberg, una storia d’amore (edizioni Neri Pozza),in più di 300 pagine, non solo non sfiora mai questi limiti, ma riesce ad appassionare anche il lettore più cinico. I protagonisti sono personaggi noti, ma non così tanto. Sono Romain Gary, ebreo lituano naturalizzato francese, unico scrittore ad aver ricevuto due ambiti premi Goncourt e Jean Seberg, attrice americana, splendida protagonista di A bout de souffle di Jean-Luc Godard, film manifesto della Nouvelle Vague. L’autrice racconta le loro vite all’inizio, prima del loro incontro, separatamente e poi insieme durante la storia d’amore e poi di nuovo separatamente, ma mantenendo il filo che li lega.  I personaggi sono interessanti, pieni di sfaccettature con quell’ombra di tragedia che li accompagna (Tutti e due moriranno suicidi) e che fa delle loro vite un romanzo di per sé. La bravura dell’autrice è proprio quella di non aver mai trasceso, non essersi mai fatta prendere la mano. Eppure non la si sente fredda, distaccata, ma si intuisce uno sguardo comprensivo, quasi protettivo. Non ha inventato niente, ha raccolto informazioni, testimonianze, documenti, ha parlato con chi li ha conosciuti e ha visto il loro amore e il loro dolore. Riporta talvolta le frasi che hanno detto o si sono detti alla presenza di qualcuno, quelle che si sono scritte. E poi ha messo insieme la storia, senza aggiungere niente. Lasciando qua e là piccoli vuoti misteriosi che rendono il tutto più verosimile  e quindi più  intrigante la lettura. Anche per le ambientazioni e lo sfondo, Parigi, la Costa Azzurra, Hollywood dagli anni 50 agli anni 80, Folli non indulge mai nelle descrizioni. Ma in poche righe riesce a mostrare i luoghi con gli occhi di Romain e Jean.