venerdì 27 maggio 2022

L'ALTRA META' DELLA COMICITA'

Solo quarant’anni fa nello spettacolo le donne comiche erano una rarità. Esistevano in coppia o a far da spalla a uno o più uomini.  Anche nei film, specie nella commedia italiana, il ruolo comico al femminile era destinato a un’attrice non giovane, non bella, spesso in contrapposizione con la bella e giovane, che non faceva ridere affatto. Da qualche anno le donne comiche in Tv, e soprattutto in teatro, sono in grande aumento. Ovvio che facessero parte di Contemporanea Ventidue. Al Teatro Menotti di Milano, dal 18 maggio al 26 giugno, la rassegna propone ventidue rappresentanti dei linguaggi della nuova generazione, dal teatro alla musica, dalla danza all’arte visiva, al cinema, alla comicità d’autore.




Due gli spettacoli di comicità femminile in scena entrambi ieri sera. Il primo è stato Work,bitch, scritto e interpretato da Meri Folli con la collaborazione drammaturgica di Teo Guadalupi (al centro). Folli in camicia e shorts, con un cocktail in mano, parte dalla canzone di Britney Spears, su cui ironizza non poco, accostata a una frase del padre, per affrontare il tema del lavoro e della precarietà in modo scanzonato, ma senza banalità e con riferimenti precisi. Pezzo clou e irresistibile la cronaca della giornata nel ritiro del silenzio.  Anche Luisa Bigiarini, nel monologo da lei scritto e interpretato, parte da una frase famosa che fa anche da titolo Ho portato un cocomero (in basso). Detta da Baby a Johnny in Dirty Dancing, cult della sua generazione, è per l’autrice  l’emblema del fuori luogo che ha caratterizzato la sua vita fin da bambina. Bravissima Bigiarini a rappresentare le diverse situazioni, ora mimando, ora muovendosi con agilità, ora con gli sguardi, la voce modulata in forme diverse, anche cantando. Storie di ordinaria piccola sfiga, che fanno ridere certo , ma senza arrivare mai agli eccessi o alle esagerazioni per provocare la risata facile.  


martedì 24 maggio 2022

UN GRANDE FUTURO DIETRO LE SPALLE

E’ incredibile pensare che tutto quello che ha progettato Joe Colombo sia stato realizzato entro il 1970. E’ la prima impressione che si ha visitando la mostra a lui dedicata alla GAMGalleria d’Arte Moderna di Milano, da oggi al 4 settembre. Ed è ancora più incredibile perché Joe Colombo è morto a soli 41 anni.  Non a caso la mostra s’intitola Caro Joe Colombo ci hai insegnato il futuro



Perché quello che è esposto, dal bicchiere al divano, è tutto straordinariamente avanti, per il design, i materiali usati, la capacità di conciliare funzionalità ed estetica. Ci si stupisce, infatti, di vedere il carrello-musica pronto ad  accogliere i vinili e il giradischi, ora solo riservati a intenditori puristi. Come lui è stato, grande appassionato di jazz tanto che sul piatto c’è un 33 giri, di cui il musicista è Enrico Intra, con la scritta "Joe Colombo al Santa Tecla", jazz club  dove l’architetto realizzò il suo primo creativo allestimento. Attualissime le lampade da tavolo orientabili, in colori audaci ma universali. Geniale il carrello Boby di B Line o la Tube Chair per Cappellini, poltrona costituita da diversi cilindri e modificabile a piacere per il migliore confort.  E poi la libreria tonda, i rubinetti o i pezzi di arredo come la mini-cucina o il Candyzionatore premiato con il Compasso d’oro,  come la lampada Spider. Pezzi che sono esposti nei più importanti musei di design del mondo. Perfetta la location scelta, tre saloni della settecentesca Villa Reale  con camini, stucchi, lampadari a gocce, orologi a pendola, marmi e colonne, statue, quadri di Hayez e Faruffini.  Un contrasto-accordo quanto mai stimolante.

domenica 22 maggio 2022

PRIMA LINEA

Stupisce pensare che Line al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 12 giugno sia stato scritto più di 50 anni fa dal drammaturgo americano Israel Horovitz. Non stupisce, invece, che continui a essere rappresentata nel mondo e sia considerata la più longeva produzione dell’Off Off Broadway. Ovviamente con i dovuti aggiornamenti e le traduzioni, in questo caso molto ben calibrate dalla regia di Renato Sarti. Nonostante si possa considerare come teatro dell’assurdo, mette in evidenza una nevrosi reale e tipica della società contemporanea: la smania di assicurarsi il primo posto di una fila, appunto line, fino ad arrivare a una competizione con risvolti dal tragicomico al surreale. Di qualunque fila si tratti tanto è vero che non si fa cenno all’evento da raggiungere.  



La scena si apre con un tipo di mezza età (Mico Pugliares), dall’aria rozza, che canticchia una canzonetta degli anni‘60 bevendo una birra, al suo primo posto conquistato, si saprà dopo, fin dalla notte. Nel giro di una ventina di minuti arrivano altri quattro personaggi. Il giovane saccente Stefano (Francesco Meola) appassionato di Mozart, che a forza di discorsi e sfoggi di cultura cerca di accaparrarsi quel primo, agognato posto. Quindi è la volta di Moira (Rossana Mola) bionda sensuale, che puntando sulle smancerie riesce a sovvertire temporaneamente l’ordine.  Poi, ecco Dolan (Fabio Zulli) che finge nonchalance e superiorità, ma in realtà è tutto teso a conquistare quel metro in più. L’ultimo arrivato è Arnallo (Valerio Bongiorno) marito di Moira, ingenuo e remissivo, forse il meno interessato alla competizione, indifferente agli sberleffi e gli insulti della moglie, che senza pudore usa le sue arti seduttive, con seguito, per migliorare la posizione. Tutto finisce con un surreale balletto dove i cinque tengono in mano un pezzo di quella riga bianca, che definisce la line. Un finale metafora per ridere, riflettendo. 

venerdì 13 maggio 2022

IN VIAGGIO CON GLI ACQUARELLI

E’ un racconto di viaggio per immagini, ma a parlare non sono delle foto, come si potrebbe pensare, ma degli acquarelli. Sono di Gian Piero Siemek, architetto, e sono in mostra nel suo studio a Milano. Proprio come i carnet de voyage di un tempo, sono collegati ad appunti e documentano luoghi dell’ex URSS, dove l’ha portato il suo lavoro dal 1989 al 1993. Dal Turkmenistan alla Georgia, con passaggi in Siberia e Mosca. 




Nella capitale prevalgono le architetture, da quelle tipiche sovietiche alle più recenti e anonime (in alto un palazzo di notte) . In mezzo anche l’austera sede Centrale delle Cooperative URSS progettata da Le Corbusier, con un rivestimento in lastre di pietra (al centro). Il passaggio a Mosca termina con gli acquarelli dei monumenti demoliti di Stalin e Lenin. I soggetti cambiano a Magnitogorsk, città sul fiume Ural al confine tra Europa e Asia, sede delle industrie belliche: quello che rimane dei capannoni in un paesaggio quasi desertico. Negli acquarelli di Ashbad in Turkmenistan, i colori sono più forti, i contorni più sfumati, al primo sguardo quasi delle pennellate e c’è la presenza della gente. Così il mercato turkmeno dei tappeti, trionfo di luci e tinte forti, è in contrasto con quello russo dalle rigide strutture. Il contrasto di due mondi anche nel ritratto di un vecchio con la giacca costellata di medaglie accanto a un giovane che ostenta una T-shirt con la scritta Chanel. Il maggior numero di acquarelli sono dedicati a Tbilisi, Georgia, l’antica Colchide, la terra promessa, spiega Siemek che qui ha soggiornato lunghi periodi tra il 1989 e il 1992, per la ristrutturazione del Centro Termale. Interessante quello che scrive in proposito su una nota appesa ai pannelli della mostra. Parla dell’albergo dove alloggiava, di fronte alle terme dall’altra parte del fiume, uno dei punti della sua visuale (in basso). O dei negozi, di alcuni dei quali ha ritratto le vetrine con le vecchie insegne dipinte a mano. Dai toni morbidi si passa a toni più scuri e drammatici degli acquarelli che ritraggono gli edifici bombardati durante la guerra civile. Quello che affascina nei lavori di Siemek, al di là del sapiente tratto artistico e della capacità di cogliere i diversi punti di vista, è che ognuno di questi racconta una storia compiuta. Grazie anche ai dettagli, come quel palo della luce  con alla base due putrelle. "Servono a proteggere il legno in caso di neve"  racconta Siemek, che nei tre anni di soggiorni la neve però non l’ha mai vista. La mostra allo Studio Architetti in via Ripamonti 103, inaugurata il 10 maggio, è visitabile fino al 17 luglio, da martedì a domenica, su appuntamento dalle 14,30 alle 19,30. Per prenotarsi tel.0255211745 o 3339390112. 


 

giovedì 12 maggio 2022

UN FATTO DI COSTUME

Quando si dice fare sistema. Ora sempre più auspicato ma anche seguito. Ne può essere un esempio significativo la mostra Sull’onda del tempo  all’Adi Design Museum di Milano, da oggi al 29 maggio. Intanto la scelta del luogo, il nuovo museo che aiuta la conservazione e la conoscenza di un patrimonio nazionale come quello del design. E poi la sua realizzazione, grazie al lavoro  dell’Accademia Aldo Galli di Como- IED network con l’azienda di moda Yamamay. 



Un lavoro comune che ha impegnato gli studenti dei due corsi triennali, uno di Pittura e linguaggi visivi, l’altro di Fashion textile design, accompagnati dai loro docenti e Yamamay, una delle aziende italiane più avanzate dal punto di vista della sostenibilità. “E’ importante salvaguardare la natura  e la felicità dell’essere umano” ha detto  Barbara Cimmino, Head of Corporate Social Responsibility & Innovation Yamamay.  “Quanto ai giovani non si deve limitare la loro creatività,  ma aiutarli a incanalarla per comunicarla”.  Obiettivo e oggetto della mostra  costumi da bagno che raccontano  la storia di questo capo dagli anni Venti a oggi. Non a caso il sottotitolo recita Waves of fashion, history and innovation. Pochi pezzi che  spiegano i vari cambiamenti con gli esempi più significativi dei diversi periodi, compreso il costume con gambe delle nuotatrici.  Una proposta che va al di là del puro discorso moda per diventare storia del costume. Come ribadito anche dal piccolo e ben progettato video prodotto da Olo Creative Farm  con gli studenti della classe terza del corso di Fashion textile design. Un percorso nel tempo fatto di manifesti pubblicitari, cartellonistica del cinema, foto di cronaca, che spiega come l’austero costume intero degli anni Venti, privilegio esclusivo di star e femme fatale, sia  diventato un capo per tutte, funzionale e donante, passando dai primi interi più sgambati ai proto-due pezzi considerati audaci ma in realtà castigatissimi, al voluttuoso bikini in tutte le sue versioni sempre più ridotte, fino al ritorno di un finto intero o al costume cosmetico, presente sui manichini, capace di nascondere gli inestetismi.  Interessante anche l’evoluzione, oltre che delle forme, dei colori e delle stampe, sempre più legate alle tendenze moda.


mercoledì 11 maggio 2022

SOSTENIBILITA' E' COMUNICAZIONE

Non è una frase a effetto, buona per un titolo che cerca di ricalcare in modo sbiadito Libertà è partecipazione di Giorgio Gaber. Ha un significato ed è un messaggio forte. Infatti, si può parlare quanto si vuole di sostenibilità e di cosa si può fare, ma se non si comunica in maniera chiara quello che si sta facendo, non ci sarà un progresso in questo senso. E proprio questa frase, o meglio questo concetto,  è il tema centrale della 28° edizione di Artigianato e Palazzo, nel Giardino Corsini a Firenze, dal 16 al 18 settembre.
 

Le novante realtà selezionate, rappresentative della più alta tradizione artigianale,  sono la migliore espressione di come sia importante farsi conoscere e far conoscere il proprio prodotto per salvare la propria indipendenza. “Tutelare la tradizione sfidando il cambiamento”. E questo, come hanno spiegato alla presentazione Sabina Corsini, Presidente dell’Associazione Giardino Corsini, e Neri Torrigiani, ideatore e organizzatore della mostra, è un esempio di scelta doppiamente sostenibile, perché il lavoro dell’artigiano ha un basso impatto ambientale. Per ribadire il concetto la Mostra Principe , che ogni anno approfondisce un tema, è dedicata nel 2022 al Consorzio Vera Pelle Conciata al Vegetale. Le aziende che ne fanno parte utilizzano pelli grezze di animali della catena alimentare e le trattano solo con materiali vegetali estratti dalla piante o dai frutti. Questo tipo di pelle con il tempo assume sempre più il colore e il profumo dal vegetale con cui è stata conciata. E il capo e l’accessorio si adattano alla persona che li indossa, senza invecchiare e deteriorarsi (nelle foto la preparazione alla concia e l'asciugatura all'aria delle pelli).



Come sempre, sono previsti per  i quattro giorni incontri, piccole mostre, appuntamenti vari, tutti con la finalità di dare un’informazione al consumatore finale. Come quello in cui si rivelano i risultati dell’indagine Gentilezza e Sostenibilità, con un glossario e una guida per il pubblico.  O la mostra dei vincitori del concorso Blog & Crafts Europe riservato ad artigiani e influencer under 35, ospitati a Firenze nell’ottica di farsi conoscere per continuare a lavorare autonomamente e non finire assorbiti dalla globalizzazione. Ricette di famiglia  che propone i piatti preparati dagli chef-docenti della Scuola di Arte Culinaria Cordon Bleu di Firenze, serviti nella porcellana decorata a mano di Fornasetti. E molto altro ancora.  


 

sabato 7 maggio 2022

MA CHE BELLEZZA!

Dopo la fashion, la design, la restaurant, la photo, è arrivata la Milano Beauty week. Dal 3 all’8 maggio una settimana dedicata alla cultura della bellezza e del benessere, organizzata da Cosmetica Italia in collaborazione con Cosmoprof ed Esxence. Ce n’era bisogno? Sembra proprio di sì a giudicare dal numero di eventi in calendario e da come sono stati seguiti. "Obiettivo attrarre pubblico non solo italiano a promuovere il valore culturale, sociale, scientifico ed economico della cosmesi”. Vari i coinvolgimenti, dalle tavole rotonde ai party, alle conferenze. 




C’è chi ne ha approfittato per far conoscere meglio il proprio negozio, chi ha colto l’occasione per lanciare una fragranza, come la collezione Alba di Culti (in alto). Chi ha inaugurato una beauty farm in città. Come Clinica Forma che ha aperto le sue porte in via Cagnola, all’Arco della Pace (in basso). Più che una beauty farm  si definisce una medical suite del benessere, perché punta sul benessere psicofisico della persona con  trattamenti su misura. Da quelli classici a quelli anti-age per controllare l’invecchiamento fino alla chirurgia plastica ed estetica. A confermare che il mondo della bellezza va al di là di creme, trucchi e profumi la partecipazione delle Botteghe Storiche che fanno capo a Galleria & Friends. A essere coinvolti non solo le profumerie ma botteghe di vario genere. A coordinare gli incontri la giornalista Elisabetta Invernici, autrice insieme ad Alberto Oliva, regista teatrale e giornalista, del  volume Bottega Milano. E così Walter, famoso per i tartan e le maglie very british, ha fatto conoscere il profumo di lana e ha illustrato  le varie  tecniche per  trattare  tessuti  e maglieria. Ceratina, guru delle candele e non solo, ha raccontato come ottenere un profumo di buono in casa. Ottica Veneta (al centro) ha dimostrato che, proprio come esiste il jeans cosmetico che nasconde gli etti in più o nei punti sbagliati presentato da Martin Luciano, certi occhiali da vista e da sole possono  coprire rughe e zampe di gallina o valorizzare la zona degli occhi meglio di un make up. Dalla gioielleria Merzaghi si sono scoperti i gioielli anti-aging. E le collane di Venere. Non sono mancati spettacoli e performance, come quella delle grandi donne della cosmetica. Tra i superlativi argenti di Ganci Argentieri, Elizabeth Arden, Coco Chanel, Helena Rubinstein, Estée Lauder, Elsa Schiaparelli, interpretate di cinque attrici con i giusti costumi e la regia di Alberto Oliva, si sono  raccontate, sollecitate dalle domande di Elisabetta Invernici. Con rivelazioni interessanti e inaspettate.

venerdì 6 maggio 2022

IL CORAGGIO DELL' IMPERFETTO

Per quanto le opere di Maria Cristina Carlini siano uniche e quindi riconoscibilissime, le sue mostre sono, comunque, sempre, una sorpresa. Decisamente piacevole oltre che incuriosente. L’ultima sua personale La forza delle idee, a cura di Vittoria Coen, è dal 5 maggio al 12 giugno alla Fondazione Stelline di Milano, nella sala del Collezionista e nel Chiostro della Magnolia.



Appena si entra, catturano immediatamente l’attenzione i tre grandi elementi in legno di recupero, enfatizzati da una luce all’interno e dal grigio della parete che fa loro da fondale. E’ l’opera più recente, insieme alle due sculture gemelle chiamate per l’appunto Castore e Polluce, con cerchi imperfetti in grès e ferro. Accanto all’entrata, che in qualche modo apre il percorso espositivo,  c’è l’opera più datata. E’ del 1998 . Tre alti pali in ferro che sostengono degli scudi metallici policromi sempre in metallo,  con un aspetto quasi di totem. Li caratterizza una certa regolarità di linee, insolita nelle installazioni dell’artista, che ama le imperfezioni di questi materiali di recupero. “Il materiale arcaico suscita dei ricordi” spiega nell’ interessante video che completa la mostra.  Come inconsueta è quella pennellata di rosso  nei due pannelli rettangolari, anch’essi del 2022, in cartone e legno. Mentre la foglia d’oro sul grande paravento in legno di recupero e ferro, chiamato La Chiusa. Omaggio a Leonardo, è un accento a sorpresa che rientra in pieno nella filosofia artistica di Carlini. Presente, infatti, a contrastare il nero della terra vulcanica, anche nelle ciotole in grès. In vendita, come gli austeri e fascinosi contenitori-libri in ferro.  La mostra è aperta, a ingresso libero, tutti i giorni, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20.


giovedì 5 maggio 2022

L'IRONIA SUPERA LA REALTA'

Una nuova formula di monologo per l’ultimo dei tre spettacoli del Benvenuti al Menotti, la rassegna di Alessandro Benvenuti, appunto al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano. Un comico fatto di sangue, infatti, si sviluppa in cinque parti, come spiega l’attore all’inizio, di cui tre sono il racconto in prima persona del protagonista e due sono la lettura del racconto, sempre in prima persona, della moglie Mara.


Il fatto, che si rivela di sangue solo negli ultimi minuti, è la cronaca di tensioni famigliari in progressivo aumento dal 2000 al 2015. I personaggi e interpreti sono il padre/marito, la madre/moglie e due figlie, più i conviventi, un pappagallo e due cani. Tutti intervengono in diretta attraverso la voce di Benvenuti, pappagallo compreso.  Una storia che inizia con piccoli screzi, mai banali, mescolati ad altri quasi di felicità, ma giocati con molta ironia, che vanno diminuendo per sostituirsi con altri mix di lamentele classiche della coppia, uscite sgradevoli delle figlie da manuale. Espresse in modo tale da non sembrare mai risapute. Grazie alla vis comica di Benvenuti, che riesce a rendere reali perfino i due cani. Con piccole sceneggiate così ben studiate da farli diventare presenze fastidiose e soprattutto arrivare a far condividere l’astio nei loro confronti del padre/marito, anche dai cinofili più convinti. Fatto di sangue escluso, of course.  Tra le piccole sceneggiate insuperabile quella della reazione del cane al suono del citofono e le misure adottate di conseguenza dal padre/marito.  Un comico fatto di sangue scritto e diretto, oltre che interpretato, da Alessandro Benvenuti, con la collaborazione drammaturgica della sua compagna Chiara Grazzini, è in scena al Teatro Menotti fino a questa sera.


 

domenica 1 maggio 2022

DIVAGO, QUINDI SONO

Che dire di uno spettacolo in cui un attore da solo tiene il pubblico incollato alle sue parole per 70 minuti divertendo, sorprendendo, ma anche facendo pensare e ricordare. Senza interruzioni, pause, cadute di ritmo o di stile, banalità e simili. Il tutto evocando due mesi di lockdown. Questo è lo straordinario Panico ma rosa. Dal diario del tempo perduto, seconda puntata del Benvenuti al Menotti, dedicato ad Alessandro Benvenuti, appunto al Teatro Menotti di Milano, dal 29 aprile. 


Solo sulla scena in panciotto damascato e giacca da casa in velluto rosso, Benvenuti racconta il diario di quei 59 giorni di lockdown. Dove sulle azioni prevalgono le riflessioni e soprattutto le corpose divagazioni. Non c’è una trama e l’unico filo conduttore è l’humour e l’ironia. Si passa dall’evocare il passato di chierichetto al rapporto con tortore, merli, piccioni e altri volatili, unici contatti di quel periodo. Nessuna musica fa da sottofondo alle sue parole, solo ogni tanto si avverte un rumore forte che potrebbe essere quello improvviso del traffico della strada che riprende o il cicaleccio degli appuntamenti condominiali al tramonto con cori. A questo proposito irresistibili i commenti sulla scelta di cantare Felicità. Strepitoso l’inizio con una dissertazione di almeno un quarto d’ora sui Trentatré trentini che entravano a Trento tutti e trentatré trotterellando. Dove si passa dalla psicologia al sociale, alla letteratura, dai luoghi comuni alle iperbole. Delizioso il ritratto dei vari cani e del modo di rapportarsi con l’esterno, anche loro, come gli umani, condizionati da un modo di vivere forzato. Panico ma rosa è in scena ancora questa sera e il 3 maggio. La foto di Carlotta Benvenuti evoca il lockdown, ma non è di scena.