Per due giorni, il 27 e il 28 giugno, è stato possibile vedere nella sede milanese dello IED, Istituto Europeo di Design, le collezioni di tesi dei diplomandi in Fashion Design. Una vera e propria mostra dal titolo Unfold dove le 55 creazioni protagoniste nello Spazio Teatro diventano parte di un "racconto corale". Più opere che abiti e non tanto perché in tutte prevaleva l’elemento fantastico e onirico sul funzionale e il portabile, sottolineato e enfatizzato dai manichini artistici di Hans Boodt Mannequins, quanto perché sono il risultato di pensieri e riflessioni, dove la moda è solo un tramite, un linguaggio.
Per questo la mostra prevedeva un percorso d’introduzione, dove era possibile vedere le foto dei modelli presentati con una spiegazione-riflessione degli autori. Tra l’altro tutti presenti e piacevolmente disponibili a fornire spiegazioni aggiuntive. Cinque le sezioni previste. Astratto con "le visioni che nascono da luoghi invisibili, emotivi, interiori". I tessuti usati sono riciclati, ruvidi e imperfetti. Echo insiste sul "potere evocativo dell’abito", quindi su ricordi e passato. Synthesis vede il corpo come "luogo da proteggere" ed ecco l’uso di materiali sperimentali o da lavoro. Organico è la sezione in cui maggiormente "il corpo s’intreccia con la materia", e lo studio della silhouette è preponderante. Onirico, giocando sulla memoria, cerca di "restituire bellezza" nei minimi dettagli. Più che una mostra, un vero spettacolo dove la moda, intesa come abito, è il fil rouge per smuovere considerazioni sul mondo, sul suo presente e sul suo futuro. Con l’ottimismo della poesia.