venerdì 28 maggio 2021

SPLENDORI E MISERIE DEL CALZINO

Si dice che torni alla ribalta, ma il calzino non è mai scomparso dalla scena. Per l’uomo c’è sempre stato ed è servito come infallibile rilevatore del cattivo gusto. Addirittura ne è diventato un’icona. Per la donna, superata la diffusione della calza di nylon del dopoguerra, ha avuto fuggevoli e sporadiche apparizioni. Sempre presentato come la grande tendenza del momento  scompariva inevitabilmente ne l’espace d’un matin



Stupisce a questo proposito il caso Jimmy Lion, autentica espressione di coraggiosa controtendenza. Nel 2014 Alvaro Gomis e Felipe Cortina lasciano il loro lavoro nel settore bancario e, senza una specifica competenza in materia, decidono di creare un marchio di calze. Convinti che il settore è scoperto e quello che c’è non è attraente. Il loro obiettivo, ispirato al sistema imprenditoriale di New York City, è produrre pezzi di qualità a un prezzo accessibile con il plus di un design attento alle mode. La prima collezione è realizzata in Portogallo. Punta sui disegni, niente righe, rombi o motivi tradizionali, ma immagini pop, riferimenti al mondo dei manga e perfino dell’horror, animali sì ma, niente orsetti o gattini, sostituiti da inaspettati granchi, polpi, giraffe, fenicotteri. Gli ordini vengono spediti dall’appartamento che Gomis e Cortina condividono a New York, trasformato in ufficio del brand. L’anno dopo inizia la vendita su e-commerce, nei department store di New York e nei Corte Inglés di Spagna. Nel 2018 nasce il primo monomarca a Madrid, nella centralissima Fuencarral. Nel 2019 Jimmy Lion sbarca alle Galeries Lafayette in Francia, apre un secondo negozio a Madrid e uno a Barcellona. Inizia anche le attività benefiche. Sostiene la Fondazione Aura, donando gran parte dei profitti nella Giornata Mondiale della Sindrome di Down. Durante la pandemia regala 10mila paia di calzini a più di 70 ospedali del mondo . Sempre nel 2020 firma un accordo di collaborazione con gli Universal Studios di Los Angeles e sui calzini compare l'extraterrestre ET.  Ora al settimo anno niente crisi, ma un bilancio roseo:  un centro logistico di 1500 mq. a Madrid e più di 2,5 milioni di calze vendute in più di 50 paesi.   


mercoledì 26 maggio 2021

QUANDO LA SEGNALETICA E' DESIGN


Sarà sicuramente il percorso meglio segnalato quello che dal centro di Weil am Rhein, a 5Km da Basilea, conduce al Vitra Design Museum. Dove meglio non è riferito alla chiarezza, ma all’estetica. Il 12 maggio, infatti, è stata inaugurata la Designweg, che dall’ultima fermata del tram 8, costeggiando il sentiero pedonale accanto a Basler Strasse e Mullheimer Strasse,  porta all’ingresso sud del Vitra Campus, che ospita il famoso museo. 

Qui sono state collocate dodici colonne girevoli, ideate dai designer Ronan ed Erwan Bouroullec. Nella parte in vetro di ognuna di queste  ci sono i modellini in scala  da 1 a 6 di alcuni dei  pezzi  più interessanti  esposti al Vitra Museum, che raccontano duecento anni di storia del design. Si va  dalla Vienna Coffee House Chair di Thonet del 1859 alla Chaise Longue di Le Corbusier, alla Lounge Chair di Charles e Ray Eames (v.foto) fino ai pezzi iconici contemporanei. Gli arredi in miniatura, prodotti dal Vitra Design Museum dal 1992, sono oggetti di alto artigianato, che riproducono nei minimi dettagli gli originali. Già diventati oggetti di culto e da collezione, sono in vendita nello shop del museo e sul sito www.designmuseum.de/shop

giovedì 20 maggio 2021

DOVE OSANO LE API

Oggi è la Giornata Mondiale delle api, istituita nel 2017.  Non ha la notorietà di S.Valentino o di Halloween, però se si pensa all’utilità di questi insetti, nel confronto la considerazione, già in ribasso, delle due feste, importate dagli Usa, si abbassa ulteriormente. Spostandosi da un fiore all’altro le api impollinano più di 170 mila specie vegetali. Non solo quindi garantiscono la biodiversità dell’ecosistema, ma dalla loro attività dipendono quasi l’88% delle piante da fiori selvatiche e l’80% delle 1.400 piante che nel mondo  producono cibo e prodotti utili per l’industria. Per l’inquinamento, i pesticidi, i cambiamenti del clima, stanno diminuendo con una velocità da cento a mille volte più alta del normale.                     


                         

 

Giusto quindi porre l’attenzione sul problema, purché non ci si limiti a quella giornata. Dal mondo della moda arriva un intervento. Lo firma Anti.Do.To, marchio giovane(è nato in Veneto nel 2020 in piena pandemia) che propone Ecosystem, collezione di cinque T-shirt, tutte rigorosamente made in Italy dedicate alle api. In cotone organico certificato GOTS sono in colori ispirati alla natura come rosa allium, verde pino, grigio nuvola, più il nero e il bianco . In ognuna c’è un disegno o una scritta che ricorda l’insetto e la sua importanza nell’equilibrio dell’ecosistema. Come  per le altre collezioni del brand, il 50% dei profitti delle vendite è investito in un progetto sociale. In questo caso nella costruzione di uno skatepark nel porto di Gaza, un modo per creare aggregazione tra i giovani, in un luogo dove la convivenza è continuamente minacciata dall'arroganza del potere. 

lunedì 17 maggio 2021

SOTTO IL VESTITO MOLTO

Su uno sfondo rosa il disegno di una passerella con due modelle che sfilano in abito lungo e ricorrenti mani sui fianchi. Un altro libro che parla del mondo della moda? Ebbene sì, ma il titolo Devo ricordarmi di dimenticarti stupisce, cattura, fa pensare e lascia intuire qualcosa di diverso. Cristina Prevosti, l’autrice, non delude le aspettative.


Scritto in prima persona, il romanzo (Bré Edizioni) racconta di Clara e della sua vita prima di modella, in giro per il mondo sulle passerelle più ambite, quindi di addetto stampa e poi di buyer. Le sue esperienze di lavoro sono intramezzate dalle vicende personali tra amori finiti male, amorazzi e ricerca del vero amore . In un panorama dove gli uomini non escono bene, al contrario delle donne. In qualche modo sintetizzate nelle tre amiche del cuore e nella  solidarietà femminile raccontata con realismo divertito e senza retorica. Tutta la descrizione del mondo dorato della moda è perfetta, senza critiche, esagerazioni e inutili condanne. Una fotografia attenta ai dettagli, che riesce a intrigare perché si apre su aspetti delle città frequentate da Clara, Genova dove è nata  e Milano dove lavora. Con citazioni precise di luoghi, locali, riti. Possibile solo per chi come Cristina Prevosti quel mondo l’ha vissuto davvero e fa parte di quel 40% di autobiografico che lei riconosce. Non ci sono idealizzazioni o trasfigurazioni di personaggi reali, ma  gli uomini e le donne che ruotano intorno a lei sono costruiti così bene da sembrare autentici. Per quanto l’autrice non si dilunghi in descrizioni riesce a cogliere elementi sufficienti per dare al lettore una cornice plausibile alla storia. Si partecipa ai problemi del cuore di Clara, ci si incuriosisce sul suo modo di lavorare, corretto e determinato, si ride dei dialoghi in lessico di gruppo con le amiche. Nessuna sbavatura, solo qualche aggettivo scontato in certe descrizioni di luoghi, soprattutto di mare, che comunque si giustificano, perché rivelano l’amore di Cristina Prevosti per la sua Genova.  

venerdì 14 maggio 2021

CHIC, DI TENDENZA, ANZI SOSTENIBILE

La parola sostenibilità è spesso legata alla moda. Ed è una felice constatazione. Inizia oggi la nona edizione della Monte-Carlo Fashion Week. Con lo slogan #sustainabletogether annuncia come tema di riferimento la moda etica e sostenibile, imprescindibile per proteggere l'ambiente. 



Sempre più diffuso l’uso di fibre naturali, la ricerca di materiali ricavati da riciclo e rifiuti, l’utilizzo di formule nuove per tinture e stampe. Ecco le pigmentazioni certificate e il printing digitale in alta risoluzione che evita lo spreco di colore e mantiene inalterata la brillantezza. Così gli abiti a fiori di Etici (foto in basso).  Altra ricetta riutilizzare stock di tessuti da mandare al macero o dare nuova vita a vecchi capi. Pioniere in questo Gilberto Calzolari, vincitore nel 2018 del Green Carpet Fashion Award  e nel 2020  Best emerging designer alla Fashion Week di Montecarlo per il contributo alla moda ecosostenibile. Un capo dimenticato nell’armadio può diventare di nuovo di tendenza. Tutto sta nella creatività. Un esempio recente è la capsule collection Midali RE.MADE nata dalla collaborazione del brand milanese con la textile designer Debora Delli. Ecco una giacca di cotone che rivive grazie a scritte, schizzi, graffiti, disegni dai tratti apparentemente incerti di un bambino. In colori acrilici e fluo. S’intravvede un piccolo aeroplano, sembra di vedere un animale, s’intuisce qualcosa. E tutto rende il  capo  speciale e unico (foto in alto). La capsule collection è disponibile nella boutique monomarca Midali di Modena appena inaugurata, nell’atélier di Como e tra breve sull’e-commerce martinomidali.com.

giovedì 13 maggio 2021

CHI HA PAURA DELLA DONNA VITRUVIANA?

La piccola collezione per l’autunno-inverno di Francesco Murano è una felice e interessante testimonianza di come la creatività possa essere sostenuta e partire dalla ricerca storica. Murano, classe 1997, si è diplomato in Fashion Design allo IED, Istituto Europeo di Design, di Milano nel 2019, con la collezione Ossimoro Plastico, per cui si aggiudica il Fashion Award di Camera della Moda Italiana e con uno degli abiti veste Beyoncé al pre-Grammy brunch nel 2020. Ora lo stilista prosegue il suo studio sull’armonia degli opposti e il movimento, in un dialogo continuo con le sculture del mondo classico greco e romano e l’arte del Rinascimento. 




In particolare in questa collezione guarda a Leonardo. Nella sua presentazione inserisce la figura femminile in un cerchio. Con un chiaro riferimento all’uomo vitruviano, ma soprattutto alla sua idea di donna. “La donna che rappresento ha un’attitudine importante, è estroversa e s’impone nella società: è al centro del mondo e delle geometrie, diversamente da quanto accadeva negli studi rinascimentali, sempre incentrati sulla figura maschile” spiega Murano. Ed ecco quindi la modella con nove insiemi, che comprendono dodici capi più gli accessori, muoversi in un cerchio bianco. Con una ripresa al grandangolo che esalta l’armonia-contrasto. I drappeggi da peplo greco si adattano alla linea fasciante degli abiti in jersey dalle ampie maniche effetto mantella. Il trench, capo di tendenza, ha volumi e dettagli ispirati a costumi quattrocenteschi, ma è attualizzato dal tessuto, un morbido cotone, e dal colore. (Foto di Mattia Guolo).

martedì 11 maggio 2021

UN MONTE DI SORPRESE

Giardini in arte ha quattro anni, ma questa edizione sembra avere particolare seguito. L’incontro di arte e natura attrae in questo momento. La sede è la Fondazione Monte Verità, una di quelle colline sopra Ascona e il Lago Maggiore, dove ai primi del ‘900 si riuniva una colonia alternativa di artisti, filosofi, intellettuali, precursori di quei movimenti di culto per la natura allora inediti. Parte di questo isolazionismo dorato si è conservato, nel senso che i quattro artisti, italiani e svizzeri, di Luoghi e voci hanno vissuto sul Monte la scorsa estate. Ne è nato un interessante percorso in cui le opere dialogano tra loro.  



Francesca Gagliardi ha proposto sculture a forma di scudo e opere site specific ispirate al suo viaggio in India. Marco Cordero  è presente con l’installazione Chora, ambientata nella biblioteca del barone Von Der Heydt, che sul Monte Verità nel 1928 fece costruire il famoso albergo in puro stile Bauhaus. Qui suoni e scultura si integrano con l’ambiente. Johanna Gschwend e Moritz Hossli con il videoclip  Confluenze di correnti hanno documentato  poeticamente il periodo trascorso sul Monte di Gagliardi e Cordero. Loro anche il video This is not a holiday, in pieno stile albori di Monte Verità, che mette in sintonia e contrapposizione la natura della foresta e le architetture essenziali. A completare, un’installazione interattiva, o meglio partecipativa, di Gschwend  dove i visitatori depongono pezzi di corteccia trasportati da un nastro mobile, che diventeranno parte di un piccolo cumulo, allegoria del Monte Verità e della sua genesiLa mostra, aperta nel week end dell’8 e 9 maggio, chiude il 12 agosto. Domani, mercoledì 12, alle 18,30 Omaggio a Joseph Beuys. Per il centenario della nascita. Con una tavola rotonda sul suo storico progetto Difesa della natura del 1984. Per info: monteverita.org  


giovedì 6 maggio 2021

UN AMORE OLTRE GLI ORIZZONTI

 

La mostra alla Galleria Francesco Zanuso di Milano raccoglie lavori di sei anni, ed è il frutto, oltre che di una grande creatività,  del soggiorno di Barbara Pellizzari, durato due anni, a Ho Chi Min City, la città vietnamita, per imparare la complessa tecnica della laccatura. Il titolo della personale Vietnam mom amour, esprime la passione che sta dietro alle opere.  Come del resto rivelano le parole dell'artista quando ci racconta il suo lavoro. Un tipo di pittura che richiede un impegno e una pazienza notevoli, acquisiti  anche nella sua attività come restauratrice di capolavori del Rinascimento. La resina miscelata a foglie d’argento e oro e pigmenti colorati deve essere passata, scartavetrata e tolta più volte sulla base, che nel suo caso è la masonite. Si arriva anche a dodici stratificazioni, con ripetuti e alternati lavaggi e tempi di asciugatura dai due ai quattro giorni. 



Ed è proprio questa particolare stratificazione che dà quella lucentezza da scoprire e soprattutto quella superficie setosa, davvero straordinaria. Per ottenere poi certi bianchi, mai omogenei e assolutamente inediti, si usano i gusci d’uovo. Altra caratteristica limitativa della laccatura la necessità di una temperatura elevata. In Vietnam c'è il clima ideale, eccetto nelle giornate di troppa umidità. “In Italia, nelle campagne vicino a Torino, dove vivo attualmente, posso lavorare da maggio a settembre, e all’esterno, nel box di casa” spiega Pellizzari. Quanto  ai contenuti non si può parlare di astrattismo, perché il richiamo alla natura in qualche modo è presente in quegli Orizzonti, suo soggetto preferito o nelle Onde con quegli accostamenti di colori audaci, eppure realistici. Completamente astratti i più intimistici Nuclei, cerchi concentrici che raccontano uno stato d’animo. Figurativi quel filare di alberi che segna l’orizzonte, i fiori e anche la finestra alta e stretta su un panorama che non può esistere. La mostra, aperta ieri, chiude il 27 maggio.  Per info: francesco.zanuso@gmail.com

 

martedì 4 maggio 2021

IL NAUFRAGAR MI E' DOLCE IN QUESTO MARE?

Dal titolo Naufraghi e naufragi s'immagina una mostra che racconti la terribile sciagura che molti stanno vivendo non lontano da noi.  Invece il naufragio che tratta Barbara Pietrasanta (v.foto)nelle sue quindici tele, esposte da oggi all’Acquario Civico di Milano, è metaforico. Certo drammatico, perché sviscera le problematiche di fronte all’esistenza. Ma non c’è la tragedia, anzi l’artista cerca di lanciare un messaggio di speranza. Ci riesce anche con l’uso dei colori a olio dove le tonalità sono smorzate, ma mai appassite

 

 


La scelta dell’Acquario Civico di Milano non è casuale, anzi la mostra è stata pensata per il luogo, quasi un site specific. Il mare è sempre presente, ma raramente assume un aspetto minaccioso, piuttosto con le sue acque, quasi sempre calme, invita alla riflessione, a scoprire sotto la linea di galleggiamento quello che non si riesce a capire della vita. Nelle tele sono rappresentate solo donne, proprio perché hanno più capacità di adattamento, spiega Pietrasanta, quindi per loro è più garantita la sopravvivenza. Emblematico il dipinto della ragazza seduta su un pattino rosso, uno dei pochi elementi di colore. Dietro c’è una grande onda che forse potrebbe sommergerla,  ma lei è serena, preparata ad affrontare l’emergenza. Anche la fratellanza, anzi la sorellanza, può aiutare le donne a superare il naufragio e l’artista lo dice in quella tela dove accanto a una panca ci sono due donne, con lo sguardo rivolto in punti opposti. Non sembra esserci un’intesa,  ma la troveranno, perché tra loro c’è una corda, anzi una cima, parlando di mare, che le lega. Alcune opere sono state dipinte prima dell’arrivo della pandemia, ma la maggior parte durante il lockdown. Il riferimento  preciso è in quell’immagine di donna con una bandiera italiana non sventolante, ma mortificata, quasi uno straccio. Metafora chiara di un paese allo sbando, i cui danni li soffrono soprattutto i giovani, come in alcune tele si intuisce. Il percorso  espositivo si conclude, o si apre, con un video in cui intervengono, oltre a Barbara Pietrasanta, lo sceneggiatore e drammaturgo Roberto  Scarpetti, la scrittrice italiana di origini somale Igiaba Scego, il critico Diego Pasqualin, che ha curato l’esposizione, e l’artista Renato Galbusera. Naufraghi e naufragi è aperta fino al 30 maggio, da martedì a domenica, dalle 10 alle 17,30. Da martedì a venerdì la prenotazione è consigliata, sabato e domenica è obbligatoria.   

lunedì 3 maggio 2021

ARTE PIEDS DANS L'EAU

C’è un nuovo motivo per andare sul lago d’Iseo, in provincia di Brescia. Dopo The floating Piers di Christo del 2016, questa volta l’attrazione è Pisogne. E’ una cittadina bordo lago all’estremità della Val Camonica, nota agli intenditori per La madonna delle nevi, piccola chiesa del XV secolo definita da Giovanni Testori, per i suoi straordinari affreschi, la Cappella Sistina dei poveri. Anche se da sola vale il viaggio, dal 24 aprile c’è un’altra attrazione sempre legata all’arte, ma contemporanea. E’ il Mirad’Or, edificio di quattro corpi su palafitte, costruito dove un tempo c’era il porto medievale, poi divenuto lavatoio pubblico, di cui restano visibili a filo d’acqua le pietre. Progettato dall’architetto Mauro Piantelli è uno spazio aperto al pubblico destinato ad accogliere sia esposizioni, sia artisti che qui potranno lavorare a dei site specific. E con la sua posizione, le vetrate sull’acqua, la vista  ha tutto per ispirare.  




Fino a settembre è in mostra l’opera di Daniel Buren, uno dei più grandi  maestri dell’arte concettuale. Chiamato dal curatore Massimo Minini ad aprire il programma da lui ideato, ha portato due grandi dittici. Sono dei teli in fibra luminosa che fanno dialogare le righe verticali, tipiche dell’artista, con la fibra ottica e la tecnologia, creando una fonte di luce. Sono quindi visibili non solo dalla riva, da cui si accede con una passerella, ma anche dalla parta opposta del lago. L’opera quindi non solo attrae e incuriosisce, ma riesce a trasformare e dare una nuova connotazione al luogo.  Dietro a Mirad’or, nato da un’idea di Gigi Barcella, c'è il Comune di Pisogne in collaborazione con l'Associazione BelleArti e la sponsorizzazione di Iseo Serrature, che per i suoi 50 anni ha voluto rendere omaggio alla comunità di Pisogne.