venerdì 22 febbraio 2019

NON SOLO FUMO




Milano: Zona Navigli, ora di punta, strada a doppio senso con macchine in coda e un tram che arriva. Due ragazze, con tutte le caratteristiche delle blogger, all’uscita di una sfilata, si fanno fotografare in mezzo alla strada bloccando il traffico. E quando il tranviere scampanella,giustamente impaziente, gridano proterve: “Ma cosa fa non capisce?”. Fa piacere quindi scoprire che il fantastico mondo della moda non è quello, anche se è quello che vede la gente.  Quasi finita l’era di “Mi sono ispirato a…”. Oltre l’importante lato economico s’ incomincia a vederne il lato sociale. Dietro a un vestito c’è del lavoro certo, ma di che tipo? Regolarmente retribuito, o fatto di sfruttamento o peggio minorile? Cosa succede agli abiti che si buttano via, dove si riciclano? Come far capire al consumatore finale che un capo costa di più perché ha il valore aggiunto della sua sostenibilità. Su queste considerazioni e molte altre si fonda il progetto Give a Fok-us di cui è direttore artistico Matteo Ward, brillante trentenne fondatore del brand Wrad. E’ stato presentato oggi a Milano all’inaugurazione del salone White, alla presenza del sindaco Sala e di varie autorità. Al centro del progetto, un’installazione realizzata dal gruppo DrawLight, che mette insieme arte, tecnologia, creatività e scienza(in alto).  Guardare avanti, ma recuperando i pezzi forti della tradizione, un altro modo intelligente di vedere la moda. Trussardi con Archive+Now  fa rivivere i suoi pezzi iconici, soprattutto in pelle, con la rivisitazione di giovani creativi. In questa fase iniziale  del progetto, oltre le prime interpretazioni esposte, un video di sei minuti curato da Giulia e Camilla Venturini, art director e designer, dove loro stesse indossano vari capi e accessori(al centro). La ricerca dei tessuti è il punto forte di Hanita, per la maggior parte in fibre naturali o ricavati dal riciclo di materiali. Attenzione ai dettagli e sofisticate lavorazioni sartoriali  come le plissettature, piuttosto che le decorazioni che guardano  all’India e all’Oriente o la pioggia di paillettes. Ricami fatti a mano e frange realizzate su antichi telai, quindi senza l’uniformità industriale, caratterizzano la maglieria di Biancalancia  che utilizza soprattutto baby Alpaca e cashmere a più fili sottilissimi. “Le nostre capre vivono in Mongolia, non le tosiamo ma le pettiniamo”. E’ il motto di Saldarini Cashmere che trasforma i velli delle capre in imbottiture ecologiche. E per mostrarne i risultati propone flash di due collezioni di apprezzati giovani stilisti, Marco Rambaldi, vincitore del Green Carpet Award 2018 e il giapponese Ujoh.  Recupero delle tradizioni artigianali e di certi tipi di lavorazioni a mano, uniche nel loro genere, anche nella intrigante  capsule collection di Les Copains. Un omaggio  ai cent’anni della Bauhaus, di cui riprende la scelta dei colori primari, giallo, rosso, blu. Gli stemmi-logo diventano una decorazione, così come il ferro da lana per chiudere il cardigan(in basso). 

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