mercoledì 12 dicembre 2018

ASPETTANDO PAOLO '



Difficile definire il genere teatrale di Paolo Rossi. Certo la comicità è la caratteristica che lo contraddistingue dall’inizio della sua felice carriera. Ma non è certo la più importante.  In quest’ultima puntata del suo lavoro da regista Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles, c’è dal teatro dell’assurdo al teatro a canovaccio,             

dalla satira al teatro dialettale e perfino del musical, ma con una base ben radicata  di conoscenza dei classici. Un repertorio che non si limita a Molière nominato nel sottotitolo Da Molière a George Best, dove Best è proprio il calciatore, ma spazia dalla commedia dell’arte a Shakespeare, 
al pluricitato Beckett di Aspettando Godot. Non c’è sfoggio o gusto per la citazione a tutti i costi. E’ una forma di linguaggio, un mezzo di espressione. E tra l’altro in questa Quinta stagione completa, com’è definita sempre nel sottotitolo, si nota una forte evoluzione rispetto alla precedente puntata, presentata a giugno. Lo spettacolo è più completo, più strutturato, pertanto più coinvolgente. Anche in questo c’è la compagnia teatrale che sta arrivando a Versailles, c’è la sovrapposizione di sogno, realtà, recitazione. Come il precedente inizia con Paolo Rossi che dorme. Non è più disteso su un divanetto capitoné Luigi XV, ma su una più contemporanea dormeuse in velluto rosso. Sempre sbracato, con il suo cappellaccio e i pantaloni un po’ logori. Intorno a lui due musicisti e sei attori di cui qualcuno presente già nella scorsa puntata. Ognuno si esibisce in un pezzo, chi con le indicazioni del capocomico, chi improvvisa seguendo un suo istinto, chi canta, chi mima. Il dialogo di Rossi con il pubblico è continuo, anche se  non si aspetta risposte, ma le immagina. La satira del mondo politico è sempre presente, aggiornatissima. Alle volte con battute scontate, ma sfumate e rese incisive con quella visione capace di autoironia. Come nella splendida descrizione dell’intellettuale radical chic che ha trovato il modo di dormire a teatro, senza che nessuno se ne accorga. Essenziali, ma ben studiate luci e scenografia. Moltissimi gli spunti e le idee, anche troppe da condensare in un unico spettacolo, che avrebbe potuto essere ottimo anche con venti minuti di meno. Il re anarchico, prodotto da TieffeTeatro,  è al Teatro Menotti di Milano fino al 31 dicembre. E per la notte di Capodanno è prevista una replica speciale e assolutamente originale alle 22. “Con delirio organizzato e la possibilità di ospiti in scena e pura improvvisazione”.(Foto di Massimiliano Fusco).

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