Surriscaldamento della terra, con tutte le conseguenze. Come prepararsi. Questo in grande sintesi il tema della Biennale di Architettura di Venezia. Intelligens. Natural. Artificial. Collective: è il titolo che invita a “lavorare insieme per ripensare l’ambiente costruito”. Connesso quindi il tema dell’abitare. Lo ha affrontato l’Austria, con il punto di vista inedito di Agency for Better Living. Prese in considerazione due città, Vienna e Roma. A ognuna è dedicata un’ala del padiglione, progettato dall’architetto secessionista Josef Hoffmann nel 1934. A legare o separare le ale, un piccolo giardino con aiuola ispirato dalla vasca a forma di rene, che Hoffmann non realizzò mai, con blocchi di laterizio, riutilizzabili (foto sotto).
Su un muro l’installazione di Armin Linke, con foto e testi di spiegazione sull’abitare e il social house a Vienna e Roma (foto al centro). Perché la scelta della due città? Non è un confronto, da cui Roma uscirebbe malissimo. Sono due visioni diverse che partono da tematiche diverse. Le sale di Vienna, curate da Sabine Pollak e Michael Obrist, si aprono con un video che spiega l’approccio e quindi le scelte di foto e documentazione. Tutto parte dal fatto che dalla caduta della Cortina di Ferro Vienna è riuscita a mantenere un costo della vita accessibile. E per quanto riguarda il mercato immobiliare non c’è speculazione. Quasi l’80 per cento degli abitanti vivono in case in affitto. Nonostante l’espansione della città, l’edilizia popolare è di qualità. Non ci sono quartieri disagiati e quartieri ricchi. Come mantenere questo stato nel futuro con una società che invecchia, una povertà crescente e il cambiamento climatico? L’ala dedicata a Roma, curata da Lorenzo Romito, soprattutto dopo aver visto l’ala di Vienna, si connota negativamente. Si avverte la speculazione edilizia, la quantità di spazi abbandonati, ruderi di fabbriche, dove si adattano a vivere persone, proteste per la casa. Come anticipa il video nella prima sala e una colonna, che racconta storie con piccole sculture. Ma con foto e documenti si parla anche della rigenerazione che nasce dal basso, della trasformazione di ruderi in abitazioni da parte di comunità, nel rispetto di principi come la parità dei sessi o la convivenza di etnie diverse. Dal caso del Porto Fluviale a quello dell’Hotel Quattro Stelle. Tutto documentato con foto d’interni risistemati o in via di sistemazione, ma anche rovine della Roma Caput Mundi, vicine a ruderi senza qualità, edifici dismessi, terreni incolti. Vari gli incontri sul tema del futuro delle città, tra i quali, interessante e con un buon pragmatismo, quello del futurologo Andreas Reiter.