Sono apparsi una mattina. Il giorno prima non c’era niente ed eccoli grandi, impossibile non vederli. Eppure perfettamente inseriti nel contesto, tanto da avere l'impressione che fossero sempre stati lì.
Il primo su un’anta aperta della porta, installata durante la pandemia, per chiudere di notte l’accesso allo scalo Chiappa di Pieve Ligure. Non immediatamente evidente. Pochi passi dopo le scale, eccone un secondo, sul portone che chiude la rimessa dell’equipaggiamento nautico della grande villa, ora disabitata. Infine un terzo, sul muro di sostegno del paranco per le barche di un’altra villa. Quest’ultimo visibile solo tuffandosi in mare o salendo sulle terrazze belvedere, dove c’è una panchina con la tavola da surf come seduta e un irriverente disegno omaggio allo scalo sulla base. Riproduce una tartaruga marina che sembra prendere il volo per poi immergersi nell’acqua, iperrealistica, nonostante i colori improbabili. In linea con quelli della maxi-medusa sul portone della rimessa. E del cavalluccio marino sull’anta della porta, sovradimensionato certo, ma così perfetto da sembrare frutto di un ingrandimento di foto. In basso a destra, su tutti e tre i dipinti, una firma: @tho-b.n Nessun riferimento, nessun richiamo. Solo l’indirizzo riportato su una piastra metallica all’inizio del caruggio per lo scalo. Nessuno conosce il o i writer, nessuno delle poche case vicine li ha visti in azione. Tutto è avvenuto di notte, neanche a luna piena. Normale domandarsi come siano riusciti a lavorare, soprattutto sul muro del paranco. Su internet qualche foto dei loro lavori, ma niente più. Il mistero corre sul filo. Del mare.
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