L’inizio è davvero irresistibile e geniale. D’altra parte anche se non si conosce l’autore e unico interprete dello spettacolo, Massimiliano Loizzi, e la sua vis comica (di lui dicono che ha raccolto il testimone di Paolo Rossi, alla cui scuola si è formato) dal titolo o meglio dal sottotitolo ci se lo aspetta. La Bestia. Indagini sui fascismi al di sopra di ogni sospetto è da ieri in prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Milano, che lo produce in collaborazione con Mercanti di Storie.
Per quasi due ore Loizzi, da solo sul palcoscenico, racconta e riflette sul mondo che ci circonda, dove la manipolazione della verità, i luoghi comuni, i poterini, il rifuggire la verità, le fake news si intrecciano continuamente. Lo fa imitando un rapper, ricordando aneddoti vissuti in prima persona anche in famiglia, interpretando persone comuni. Spesso s’interrompe per commentare quello che sta succedendo nel pubblico. Dai due in prima fila che stanno abbracciati alla signora che si alza per andare alla toilette. O semplicemente per reclamare l’applauso e la risata che non arriva o accusando il pubblico di non essere all’altezza. Una satira, che si compiace spesso del turpiloquio, ma che fa pensare alla situazione in cui si vive, alle contraddizioni continue, alla Bestia, appunto, quell’algoritmo che governa il populismo, a quel panorama squallido ma reale in cui tutti siamo coinvolti e di cui in parte siamo responsabili. Loizzi non giustifica nessuno, ma neanche si mette sul piedestallo, anzi si espone per primo alla critica. Per quanto il ritmo sia veloce e sostenuto, alla fine, data la lunghezza dello spettacolo,si notano quasi inevitabili le ripetizioni e l’accanimento su certi argomenti, che abbassano, anche se di poco, la brillantezza del monologo. Comunque uno spettacolo assolutamente da vedere. Fino al 28 novembre.
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