Con il timore di essere presi per cinici, questi mesi di pandemia hanno dato vita a sentimenti spariti, fatto rinascere la solidarietà vera, stimolato la creatività. Le persone sono cambiate, ma anche gli oggetti. Gli spazi sono diventati altro o hanno aggiunto usi e finalità illuminanti a quelle originali. Un caso è Motelombroso, ristorante aperto lo scorso autunno a Milano, in Alzaia Naviglio Pavese. Già di per sé è un luogo intrigante e non solo per la cucina curata e inedita, senza goffi estremismi/integralismi. E’in una casa cantoniera della seconda metà dell’800, ristrutturata con intelligenza dalla giovane coppia proprietaria, lei Alessandra ex avvocato, lui Matteo ex direttore marketing nel settore moda. Intorno un giardino raddoppiato da un enorme specchio, con una serra dal grande tavolo per rispettare le distanze, su cui pendono le piante con radici, curate dal pollice verde di Alessandra. Un affresco nella sala d’ingresso, trovato scrostando i muri lasciati tali e quali, racconta il paesaggio intorno del secolo scorso. Al primo piano una piccola sala-cantina accoglie gli ospiti per cene intime, massimo quattro, circondati da etichette scelte. Per festeggiare la riapertura Montelombroso si trasforma in una galleria d'arte con la mostra Atomi, fino al 19 luglio. E’ il progetto di galleria itinerante di Giorgio Galotti che fa dialogare le opere con un luogo, ogni volta diverso. Un’ulteriore conferma di quanto questo spazio sia particolare. Le installazioni visive e sonore, i quadri, le sculture sono di undici artisti italiani di tre generazioni, dagli anni‘70 ai‘90. Ad accogliere sul bancone del bar una tavola abbandonata dai commensali: è la scultura in acciaio e corten di Andrea Bocca. La specchiera da bar anni ‘50 di David Casini, con disegno di un ottaedro e buccia d’arancio candita davanti, diventa una versione Tremila di natura morta. Perfetta per la parete di fronte. Sulla vetrata della serra spicca una scritta verticale Automotivato. Si legge da dentro e da fuori, un palindromo sui generis, creato dall’enigmista Stefano Bartezzaghi per definire l’autore Japoco Rinaldi, artista multidisciplinare e studioso di archivi. Gioca sulle lettere e le parole anche il neon di Miriam Gili in un angolo riparato del giardino. Amore diventa a ore con intermittenza (in alto). Sulla luce proiettata da una lampada a led lavora lo studio Mandalaki: c’è il Deep Blue tra le piante della serra (al centro) e il sole al tramonto nel fiabesco boschetto di bambù. Le tracce sonore magnetiche e magnetizzanti di Marco Paltrinieri accompagnano il video Analogon(in basso), subito all’ingresso e risuonano a sorpresa in un angolo del giardino. La mostra è aperta su appuntamento da martedì a domenica. Con visite guidate, su prenotazione, mercoledì alle 18,30(hello@giorgiogalotti.com).
giovedì 18 giugno 2020
GALLERIA A SORPRESA
Con il timore di essere presi per cinici, questi mesi di pandemia hanno dato vita a sentimenti spariti, fatto rinascere la solidarietà vera, stimolato la creatività. Le persone sono cambiate, ma anche gli oggetti. Gli spazi sono diventati altro o hanno aggiunto usi e finalità illuminanti a quelle originali. Un caso è Motelombroso, ristorante aperto lo scorso autunno a Milano, in Alzaia Naviglio Pavese. Già di per sé è un luogo intrigante e non solo per la cucina curata e inedita, senza goffi estremismi/integralismi. E’in una casa cantoniera della seconda metà dell’800, ristrutturata con intelligenza dalla giovane coppia proprietaria, lei Alessandra ex avvocato, lui Matteo ex direttore marketing nel settore moda. Intorno un giardino raddoppiato da un enorme specchio, con una serra dal grande tavolo per rispettare le distanze, su cui pendono le piante con radici, curate dal pollice verde di Alessandra. Un affresco nella sala d’ingresso, trovato scrostando i muri lasciati tali e quali, racconta il paesaggio intorno del secolo scorso. Al primo piano una piccola sala-cantina accoglie gli ospiti per cene intime, massimo quattro, circondati da etichette scelte. Per festeggiare la riapertura Montelombroso si trasforma in una galleria d'arte con la mostra Atomi, fino al 19 luglio. E’ il progetto di galleria itinerante di Giorgio Galotti che fa dialogare le opere con un luogo, ogni volta diverso. Un’ulteriore conferma di quanto questo spazio sia particolare. Le installazioni visive e sonore, i quadri, le sculture sono di undici artisti italiani di tre generazioni, dagli anni‘70 ai‘90. Ad accogliere sul bancone del bar una tavola abbandonata dai commensali: è la scultura in acciaio e corten di Andrea Bocca. La specchiera da bar anni ‘50 di David Casini, con disegno di un ottaedro e buccia d’arancio candita davanti, diventa una versione Tremila di natura morta. Perfetta per la parete di fronte. Sulla vetrata della serra spicca una scritta verticale Automotivato. Si legge da dentro e da fuori, un palindromo sui generis, creato dall’enigmista Stefano Bartezzaghi per definire l’autore Japoco Rinaldi, artista multidisciplinare e studioso di archivi. Gioca sulle lettere e le parole anche il neon di Miriam Gili in un angolo riparato del giardino. Amore diventa a ore con intermittenza (in alto). Sulla luce proiettata da una lampada a led lavora lo studio Mandalaki: c’è il Deep Blue tra le piante della serra (al centro) e il sole al tramonto nel fiabesco boschetto di bambù. Le tracce sonore magnetiche e magnetizzanti di Marco Paltrinieri accompagnano il video Analogon(in basso), subito all’ingresso e risuonano a sorpresa in un angolo del giardino. La mostra è aperta su appuntamento da martedì a domenica. Con visite guidate, su prenotazione, mercoledì alle 18,30(hello@giorgiogalotti.com).
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lUISA, ANDIAMOCI ASSIEME APPENA TERMINA IL LOCKDOWN... ALE
RispondiEliminaVolentieri ci ritorno.
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