Da un video
artista, in genere non ci si aspetta un film di 90 minuti. Anzi lo si teme. Per
quanto siano assicurate la bella fotografia e la vista ne rimanga
appagata, la lunghezza inevitabilmente smorza qualsiasi sensazione
positiva. Il film di Shirin Neshat, pur durando un'ora e mezza, non
delude affatto. Anzi intriga e appassiona. Perché con Looking for Oum
Kulthum, l'artista iraniana (da anni a New York, Leone d'argento nel 2009 a Venezia per Donne senza uomini), riesce a mettere
insieme l'eleganza delle immagini dell'opera d'arte a una trama ben impostata
e capace di farsi seguire. Il film racconta di una regista, Mitra che sta
girando in Egitto un film su una grande cantante, appunto Oum Kulthum. Ma non è
un biopic e non solo perché Oum è un simbolo, un'icona della
possibile libertà delle donne, ma perché le scene del film si intrecciano e si
alternano alla vita sul set. E soprattutto alla storia personale di Mitra che,
raggiunta dalla notizia della fuga del figlio adolescente che non vedeva da
anni, incomincia a mettere in discussione le sue scelte di vita. Come la
cantante, anche lei ha chiuso con i sentimenti e gli affetti per inseguire la
carriera e il successo . Ma mentre la Oum che lei racconta non
sembra averne coscienza, Mitra si rende conto che in questo modo ha fatto
male a se stessa e alle persone intorno a lei. Per questo decide di rivedere il
finale del film, mettendo nel personaggio parte dei suoi dubbi. Cosa che non
piace ai produttori e che la spinge ad abbandonare il set a film quasi finito. Pochi i dialoghi, ma significativi. Molto è giocato
sull'espressione dei protagonisti, ma senza gli eccessi, spesso ridicoli, dei
film muti. Buoni gli attori, e benissimo selezionati. Straordinaria ovviamente
la fotografia, la scelta dei colori, le inquadrature inaspettate, come quella
delle donne velate in corteo, piuttosto che l'incontro immaginato di Mitra con
la vera cantante in un terrazzo su orizzonti infiniti, o ancora il viso di Oum,
nella finzione filmica, che sporge dal sipario rosso. Le figure, soprattutto
femminili, sono stranamente allungate, le tinte eccezionalmente vivide,
le musiche improvvisamente enfatiche, in un mix perfetto per mettere insieme
finzione scenica, realismo e immaginazione.
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