Che Zsazsa Gabor
e Jayne Mansfield abbiano avuto una Ferrari non fa certo scalpore. Le si
immagina al volante di decapottabili rosse (o rosa?)con foulard o chiome al vento e
occhiali da sole. Ma che guidassero una
Ferrari Françoise Sagan scrittrice protoradicalchic e Anna Magnani musa
del neorealismo, invece stupisce. Lo si scopre nella
mostra Il rosso & il rosa, da maggio a dicembre al Museo Enzo Ferrari di Modena. Come lascia intuire il titolo, da vedere le automobili appartenute a donne famose, con corpose didascalie e loro foto. Un panorama molto
variato, con personaggi e relativa auto, che vanno dagli anni ‘50 a oggi. Dalla principessa Gabriella di Savoia a Ingrid Bergman fino alle più recenti, come la cantante Amy Mac Donald o l'imprenditrice e pilota Deborah Mayer. Per quanto la mostra possa incuriosire amanti del gossip e dei motori, non è certo la motivazione principale per visitare il museo.
Davvero un luogo che vale la pena di vedere, anche per chi è indifferente al fascino dei bolidi. In centro di Modena, inaugurato nel 2012, il museo è stato progettato dall’architetto ceco Jan Kaplicky, morto prematuramente prima di completare l’opera, e costruito secondo criteri di sostenibilità ambientale. Ha, infatti, un impianto di riscaldamento geotermico e uno di riciclo delle acque. E’ costituito da due elementi molto diversi, integrati fra loro in modo armonioso. Uno è la casa natale di Enzo Ferrari poi sua officina, tipica cascina ottocentesca, l’altro è un’avveniristica costruzione con la copertura che richiama il cofano di un’auto, dello stesso giallo che, nel logo, fa da sfondo al cavallino rampante. L’interno è tutto bianco, dal soffitto altissimo e a volta alle pareti, al pavimento degradante. Con enormi vetrate frontali che consentono per molte ore un’illuminazione naturale. Qui le auto, che variano a seconda del tema dell’esposizione, sono esposte su pedane girevoli alte mezzo metro. Nel vecchio cascinale, invece, una galleria racconta la vita del mitico Enzo, dalla foto della prima comunione, nel 1906, a otto anni con mamma papà e fratello, alla festa per il novantesimo compleanno nel 1988 con il figlio Piero. Mentre una serie di motori al centro ripercorrono, passo dopo passo, la sua opera. A completare il tutto, una sala per gli eventi, un’aula didattica, una caffetteria e uno store con i prodotti marchiati Ferrari. Cappellino con visiera compreso, visto qualche anno fa anche su Donald Trump, allora possessore di una Ferrari.
mostra Il rosso & il rosa, da maggio a dicembre al Museo Enzo Ferrari di Modena. Come lascia intuire il titolo, da vedere le automobili appartenute a donne famose, con corpose didascalie e loro foto. Un panorama molto
variato, con personaggi e relativa auto, che vanno dagli anni ‘50 a oggi. Dalla principessa Gabriella di Savoia a Ingrid Bergman fino alle più recenti, come la cantante Amy Mac Donald o l'imprenditrice e pilota Deborah Mayer. Per quanto la mostra possa incuriosire amanti del gossip e dei motori, non è certo la motivazione principale per visitare il museo.
Davvero un luogo che vale la pena di vedere, anche per chi è indifferente al fascino dei bolidi. In centro di Modena, inaugurato nel 2012, il museo è stato progettato dall’architetto ceco Jan Kaplicky, morto prematuramente prima di completare l’opera, e costruito secondo criteri di sostenibilità ambientale. Ha, infatti, un impianto di riscaldamento geotermico e uno di riciclo delle acque. E’ costituito da due elementi molto diversi, integrati fra loro in modo armonioso. Uno è la casa natale di Enzo Ferrari poi sua officina, tipica cascina ottocentesca, l’altro è un’avveniristica costruzione con la copertura che richiama il cofano di un’auto, dello stesso giallo che, nel logo, fa da sfondo al cavallino rampante. L’interno è tutto bianco, dal soffitto altissimo e a volta alle pareti, al pavimento degradante. Con enormi vetrate frontali che consentono per molte ore un’illuminazione naturale. Qui le auto, che variano a seconda del tema dell’esposizione, sono esposte su pedane girevoli alte mezzo metro. Nel vecchio cascinale, invece, una galleria racconta la vita del mitico Enzo, dalla foto della prima comunione, nel 1906, a otto anni con mamma papà e fratello, alla festa per il novantesimo compleanno nel 1988 con il figlio Piero. Mentre una serie di motori al centro ripercorrono, passo dopo passo, la sua opera. A completare il tutto, una sala per gli eventi, un’aula didattica, una caffetteria e uno store con i prodotti marchiati Ferrari. Cappellino con visiera compreso, visto qualche anno fa anche su Donald Trump, allora possessore di una Ferrari.
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