venerdì 10 agosto 2018

LO STRANO CASO DEL CANE AL SUPERMERCATO



All’inizio poteva sembrare una coincidenza, una casualità. Dal superstore più grande di Milano al piccolo market di un paesino ligure, all’elegante supermarket di una meta vip, tutti  indifferentemente terrorizzavano Dobro. Si fermava  e non c’era verso, non solo di farlo entrare, ma di convincerlo a passarci davanti. Obbligava chiunque ad attraversare la strada. La storia di Dobro è comune a quella di tanti altri. Era salito dal sud non si sa bene come, probabilmente con quei camion o quei vagoni merci senza finestre, sballottato come un carico senza valore. A Milano una famiglia lo aveva accolto. Era riuscito a trovarsi piccoli lavoretti. Solo ogni tanto qualche furtarello, ma fatto con destrezza, per cui non era mai stato colto in fallo. Ogni tanto una fuga di cui nessuno riusciva a sapere niente, sempre conclusasi con ritorni a casa da figliol prodigo. Era stata la famiglia da cui viveva che, accortasi dello strano comportamento di fronte ai supermercati, aveva deciso di compiere una piccola indagine. Non era stato facile anche perché Dobro si rifiutava di parlare ed era restio a comunicare qualsiasi cosa della sua vita passata. Alla fine si era scoperto che, nato a Napoli da genitori inglesi, era stato adottato, non legalmente, da tale Ciro E. piccolo camorrista con qualche precedente penale, affiliato a una delle più importanti cosche locali. Per loro si occupava di riscuotere il pizzo dai commercianti del rione. Tutto era andato liscio fino a quando nelle vicinanze si era installato un supermercato. I piccoli negozi avevano chiuso e alcuni esercenti erano entrati nei banchi panetteria, macelleria, pescheria del supermercato. Ciro E. pensando di cogliere l’occasione per mettersi in proprio aveva incominciato a chiedere personalmente il pizzo agli esercenti. Ogni quindici giorni andava da loro a riscuotere con Dobro, che preferiva aspettarlo fuori dal supermercato. Ma Ciro E. non aveva calcolato che i  commercianti si erano accordati con i boss dell’organizzazione e, nonostante gli fossero arrivate minacce e l’ordine perentorio di smettere, aveva continuato imperterrito. Fino a quando due affiliati lo avevano sorpreso mentre usciva dal supermercato e l’avevano freddato in pieno giorno con tre colpi ben assestati alle gambe e al cuore. Dobro aveva assistito impotente alla scena. Era scappato terrorizzato e aveva girato per le strade di Napoli, finché non era stato preso dagli accalappiacani e portato al canile . Qui l'avevano cippato e poi trasferito a Milano. Non era stata la prima sparatoria che aveva visto, ma l’unica che non riuscì mai a dimenticare.

1 commento:

  1. Povero Dobro,la tua storia mi commuove particolarmente benchè non sia dissimile da tante già raccontate e che, con un eufemismo, definirei anadrammatiche.
    Seppur quasi identiche, ognuna ha una sua particolarità, un carattere che la contraddistingue e ti riporta a riflettere su questa triste realtà facendoti capire che non si tratta sempre della stessa minestra ma di tanti brodi simili.

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