giovedì 26 luglio 2018

A PIEDI NUDI...TRA I VIGNETI





Tecnologia e tradizione: un binomio consolidato. Percorso da molti, con conseguente rischio di ripetizioni e grigia uniformità. Anche se gli spunti e i temi sono tanti, non è semplice individuare formule nuove. Réva Vino & Resort di Monforte d’Alba ci è riuscito, valorizzando i dettagli, puntando sul cambiamento e la sostenibilità, ma soprattutto dando fiducia a una piccola e giovane squadra, che continua a lavorare sul progetto. Secondo il principio vecchio, ma sempre valido, che dagli errori si impara, o meglio si può arrivare a ottimi risultati. Il luogo è ben scelto: la Tenuta di San Sebastiano nelle Langhe del Barolo, terra di vigneti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Fatto curioso, non in posizione dominante, ma dominato dalle colline. Definirlo un'oasi di benessere è banale e un po’ sminuente. E’ un concentrato di piaceri della vita, proposto con sofisticata eleganza. Ricavati in un vecchio cascinale fine Ottocento ci sono dodici camere, il ristorante, il centro benessere, la cantina. All’esterno la grande terrazza, la piscina, un’area giochi per i bambini e il campo da golf a nove buche (in alto), dove il barefoot non è severamente vietato. Da ogni parte salta immediatamente all'occhio l'elemento di valore, il particolare, il plus. Può essere la varietà di botti, tonneaux , barrique, Stockinger austriache o le anfore per la sperimentazione di un Nebbiolo di prossima uscita (al centro). La piscina filo orizzonte, piccola ma sufficiente per ritempranti bracciate o un aperitivo dans l’eau con calici di plastica, solo al tatto distinguibili da quelli di cristallo. La piscina interna ha vetrate sul verde (in basso). L’ arredo delle camere  è funzionale, sobrio, ma senza cadere nel monastico triste, grazie al tocco di colore dei quadri alle pareti. Come nei corridoi, nella reception e negli spazi comuni. Sono di artisti cechi. Come cieco di Brno è il brillante  proprietario, Miro Lekes. Da cui il nome Réva, che significa grappolo.  Raffinatezze di tradizione nei bagni, come i lavabi da Grand hotel rétro, nella forma e nella rubinetteria con Hot e Cold. Nel ristorante con terrazza, dalla piacevole brezza, per l'estate, la cucina intrigante e a sorpresa di Paolo Meneguz (classe 1986), che molti vedono prossimo candidato a una stella, anche se lui si schernisce. Sperimentatore sapiente, non dimentica la buona cucina della regione. Un esempio? La rivisitazione light, ma golosissima, delle pesche all'amaretto. Anche il nome del ristorante guarda al passato. Si chiama Fre, fabbro in piemontese, per ricordare l'antica utilizzazione da laboratorio del luogo. Ma il logo è di un design assolutamente contemporaneo. La televisione è bandita  nelle camere. Ma gli State freschi, aperitivi con musica estivi ed eventi vari ( tra gli ultimi il jazzista Filippo Cosentino con il suo album Andromeda, appena rientrato dal tour in Cina) garantiscono l’intrattenimento. Lasciando forse scoperta l'informazione, per quell'uno per cento non connesso.

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