mercoledì 7 marzo 2018

UN MUSEO IN TRASFERTA


Per quanto si ami gli  impressionisti e se ne riconosca il ruolo nella storia della pittura, può capitare di pensare “Ancora una mostra sugli impressionisti!”. Impressionismo e avanguardie a Palazzo Reale di Milano, da domani al 2 settembre, non provoca questa reazione. E non solo perché prevede anche le avanguardie, come dice il titolo. Ma perché, come dice il sottotitolo, Capolavori dal Philadelphia Museum of art, non presenta solo opere, ma racconta del collezionismo e in particolare dei collezionisti americani, importantissimi per gli Impressionisti, essendo stati tra i primi a capirne il valore. Si scopre il loro legame con gli artisti  e come la loro azione possa davvero aver cambiato il destino di un museo.  E la disposizione delle opere, nelle diverse sale al primo piano di Palazzo Reale, vuole fare emergere questi concetti. Curata da Jennifer Thompson e Matthew Affron  del museo americano e da Stefano Zuffi, la mostra propone  cinquanta opere. Dai paesaggi di Monet, Cezanne, Sisley alla Parigi di Renoir e Utrillo, dai ritratti di ignoti o di personaggi di Van Gogh, Renoir, Matisse, alle nature morte di Gauguin, ma anche di Braque. Dalle immancabili ballerine di Degas agli sposi di Chagall (in alto), fino aSimbolo agnostico di Dalì, ai cerchi di Kandinsky, all’onirica Sera di Carnevale di Rousseau (in basso)  e a Donne e bambine  dell’ottantenne Picasso (1961). Alle sculture come Il giullare  ma di un Picasso giovane (1905) all’Atleta di Rodin della collezione di Samuel Stockton White, che fu lui stesso un culturista e in un suo soggiorno a Parigi fece da modello allo scultore francese. Allo struggente  Bacio di Brancusi (al centro). Ci sono anche le opere di tre grandi artiste Mary Cassatt, Marie Laurencin e Berthe Morisot. E proprio  Donna con collane di perle  in un palchetto di Mary Cassatt, è esposta nella prima sala, in omaggio alle donne per l’8 marzo. Impressionismo e avanguardie, come ha detto  Massimo Vita Zelman, presidente Mondo Mostre Skira, che ha edito anche il catalogo,  “Più che una mostra è un museo  in trasferta”. E nell’allestimento di Corrado Anselmi con le luci di Barbara Balestreri, si è puntato su questo. In alcune sale per dare l’idea dell’accoglienza e dell’aspetto confortevole dei musei americani c’è il pavimento in parquet, come in una casa, in altre la moquette. Alcune opere sono accostate a seconda del collezionista da cui provengono e di cui ci sono enormi foto in bianco e nero. Altre  sono messe quasi a confronto per  evidenziare le relazioni tra gli artisti.
  

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