Winterthur un nome che evoca assicurazioni, banche,
mutui. Forse si sa che è una città svizzera, ma se non ci si è mai stati non si
immagina che possa essere meta di un week-end, denso di cose da vedere. A un
quarto d’ora di treno da Zurigo, che dall’11 dicembre con l’apertura della
Galleria del San Gottardo, sarà ancora più facilmente raggiungibile dall’Italia.
Certo il fatto che Winterthur sia stata e sia un importante centro industriale
ha contribuito alla sua evoluzione. Molte aziende sono rimaste, ottima
attrazione per un turismo d’affari in crescita, ma altre sono state convertite
in luoghi di cultura. Dove prima si costruivano motori o si fabbricavano
tessuti, ora ci sono esposizioni di valore. Come il Fotostiftung Schweiz e il
Fotomuseum sulla Gruzenstrasse, entrambi dedicati alla fotografia. Il primo propone rassegne esclusivamente di
fotografi svizzeri. Fino a fine gennaio da vedere Haiti. Liberazione senza fine, straordinario reportage in bianco e
nero di Thomas Kern. Nel Fotomuseum, invece,
si susseguono mostre di chi ha fatto della fotografia un linguaggio artistico.
Fino al 29 gennaio è di scena il coreano Jungjin Lee con Echo. Deserti americani, pagode, strade, muri, cose e vento: quello
che lui racconta con le immagini
stampate su carta di riso. Un mondo dove la presenza umana non esiste o si può
solo intuire. Questi sono due dei sedici musei della città. Una location più
classica per il piccolo ma succosissimo museo dell’orologeria, dove il pezzo
forte è una pendola in oro del 1600, con ben 28 funzioni. Palazzo con
neoclassiche colonne per il centenario Kunstmuseum (in basso a destra). Un piano
è dedicato alle scienze con una parte considerevole e interattiva per i
bambini. Intelligentemente didascalico spiega, per esempio, con un’ automobile
bianca e una faina che si nasconde sotto, quasi un’installazione d’arte, il
problema della spazzatura che attira nelle città gli animali selvatici (in alto a sinistra). Al
piano di sopra un excursus nell’arte da fine Ottocento a metà Novecento: Van
Gogh, Monet, Rodin, Magritte, Mondrian. Per dire solo qualche nome. Si spazia
dal XVV al XX secolo nella collezione Oskar Reinhart, in una villa al nord
della città: da L’Adorazione dei magi
nella neve di Pieter Bruegel a El Greco, da Goya a Renoir e Gauguin. Piacevolissimo
il giro nella città vecchia, l’isola pedonale più estesa della Svizzera. Con
piazze e larghe strade ma anche passaggi e gallerie. Disseminate di negozi
eleganti e curiosi, locali intriganti dai dehors
con plaid o pelliccette (in alto a destra). E poi varie sorprese. Come le panche in pietra a
forma di animale. O un graffito del 1490, rinvenuto 40 anni fa in un anonimo
negozio di colori e vernici. Da vedere solo su appuntamento e con guida.
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