Quale piacere ci può essere nel dormire in un
albergo dove dicono si aggiri un fantasma? A parte il gusto perverso di mettere
la bandierina dell’io-ci-sono-stato. Eppure
sono sempre di più le proposte di week end in luoghi cosiddetti dell’orrore per Halloween: “Gli hotel
più spaventosi del pianeta”, “Le destinazioni più terrificanti per un’
indimenticabile vacanza” sono gli slogan d’attrazione. Non meno incomprensibile
l’idea di comprare o di regalare un capo o un accessorio da indossare per una
festa che non appartiene alla nostra cultura e, anche in
un giusto discorso di ampliamento degli orizzonti, è una delle più insulse tradizioni da recepire.
Niente contro il
braccialetto con i teschi o l’orsacchiotto-ciondolo con scheletro, piuttosto
che piccoli simboli horror su calze e
maglie, ma perché devono far parte di un travestimento ridicolo? In fondo
Carnevale è vicino. Al massimo si può
lasciare ai bambini dolcetto e scherzetto
dato che la rima viene bene. Per quanto una
città italiana non offra la stessa
situazione di un paese della provincia americana. Ottima, invece, e da imitare la ricetta per Halloween che diventa
Guerrilla di Kiki Pelosi, blogger amante degli animali. In questi giorni
ha sparso sui marciapiedi di un quartiere trendy di Milano cakke, cioè cake che
hanno la forma di deiezioni canine, commestibili per i quattrozampe. Corredati
da biglietti che evidenziano l’horror,
vero. Uno scherzetto gentile per invitare
i padroni di cane distratti a portare un sacchetto
per raccogliere quello che normalmente non è un dolcetto.
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