L’abito non fa il monaco, ed è ancora da provare, di sicuro la cornice è determinante. E quando
poi si scopre che quello che questa racchiude la supera, è una gradita sorpresa.
Il soggetto in questione è la collezione Agnona disegnata da Stefano Pilati, l’ex
stilista di Yves Saint Laurent, presentata durante la settimana della moda
milanese. Tutto si svolge al primo piano di un palazzo di Via Sant’Andrea dove
i pavimenti sono lasciati al rustico e
solo verniciati e le pareti non imbiancate. Il soffitto, che si intravvede
dietro le travi di legno, è quello
affrescato delle vecchie case patrizie. Con un contrasto a effetto. Qualche abito è su strani manichini con gambe di
pecora, che sembrano usciti da una favola di Grimm. E il perché, è evidente, va ricercato nella
tradizione del marchio. L’allestimento
davvero speciale è stato curato dallo
stesso Pilati. Ma più speciale è il fatto che
è una collezione senza
stagione , quindi perfettamente in linea con i tempi e i nuovi modi di vita.
E soprattutto tutto quello che è esposto
è già vendibile al cliente finale . Ogni due tre mesi si arricchirà di nuovi pezzi più o meno pesanti . Quanto al fatto che fosse disegnata da Stefano Pilati non dava
per scontato che potesse essere valida. Il sessantenne marchio Agnona acquisito
dal Gruppo Zegna , ha una sua storia e una sua tradizione, con presupposti
molto diversi dalla maison parigina. Non a
caso la collezione si chiama Zero, come ribadiscono
i grandi zero metallici nel negozio.
Zero significa quindi partenza
verso qualcosa di nuovo. Nei capi c’è l’heritage del marchio. Straordinaria infatti
la scelta di tessuti dai cashmere double alle
sete, ai kid mohair. Molte le
invenzioni come la stampa palaka, una
specie di tartan originario del Giappone
portato alle Hawai e utilizzato per le T-shirt dei surfisti. Tra i pezzi clou il costume di cashmere double, la giacca di
coccodrillo stampa palaka ma anche i sandali da frate,
il trench in seta, lo spolverino in lana mohair e seta e il new suit,
tailleur rivisitato . Ed è proprio in
questi capi che si riconosce la capacità, che accomuna Pilati al grande Yves, di rendere
femminili e donanti pezzi del guardaroba maschile.
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