Vista da una finestra della Certosa di San Giacomo |
Presentare
opere (non classiche) in un contesto attraente e di fascino non è come esporle
nell’asettica cornice di una galleria. Difficile non distrarsi quando ci si
trova in un ambiente con i fantasmi di antichi camini e finestre e terrazze che
filtrano un mare oleografico con una cortina di verde da cartolina. Eppure le
fotografie di Francesco Jodice e Olivo Barbieri riescono a farsi ammirare, a stupire, a emozionare anche se
sono nella Certosa di San Giacomo, a Capri. Si sta parlando della mostra
“Suggestioni capresi, 100 anni dopo Diefenbach” inaugurata oggi e da vedere fino al 20 ottobre, organizzata
dalla Fondazione Capri, per la V edizione del Festival della Fotografia.
Due contemporanei guardano e si
ispirano a un curioso artista, appunto Karl Wilhelm Diefenbach, tedesco
dell’Assia (classe 1851) nudista, antimilitarista, vegetariano ante litteram,
che nell’isola visse per 13 anni. Le sue tele, che raccontano Capri fra l’Art
Nouveau e il simbolismo, sono da anni nella stanze della Certosa. Diversi i
presupposti da cui partono Jodice e Barbieri. Per il primo, come dice il curatore della mostra Denis
Curti, è stato un “riagguantare un’ossessione, registrare delle sintonie”.
L’artista, che vive a Milano ma nato a Napoli, ricorda di aver visto bambino
quei dipinti un po’ inquietanti. Il suo lavoro è stato uno studio geopolitico,
la ricerca di un approfondimento con foto senza la presenza umana che sembrano raccontare un’era
geologica remotissima. Oltre alle
fotografie ci sono pagine scritte e cancellate di cui è visibile solo qualche
frase, senza citazione di fonte e autore. La Capri di Olivo Barbieri è vista
dall’alto, dall’elicottero, le immagini poi sono manipolate,
reinterpretate. C’è un
affollamento particolare alla Grotta Azzurra, oppure barche solo bianche o un
cielo di un improbabile rosso. “Non basta il colpo d’occhio, commenta Denis
Curti, sono foto che ci chiamano a un’osservazione più approfondita, come dietro una lente d’ingrandimento”.
“Quando mi hanno proposto la mostra, spiega l’artista, ho pensato che fosse una
sfida, un modo per mettermi in difficoltà. Suggerire “pieghe diverse” a un
paesaggio come Capri non è come farlo per Roma, Montreal, Amman, Las Vegas,
Shanghai, Siviglia, New York e altre città del mio progetto site specific”.
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