martedì 6 agosto 2019

LOVE STORY


Il bacio (Robert Doisneau)
Si erano conosciuti da piccoli per via di amicizie famigliari. Lei, una brunetta molto graziosa con un corpo scattante e atletico, sportivissima e infaticabile nuotatrice. Lui, per quanto nato in Italia, denunciava le sue origini teutoniche  (lato positivo), non tanto per il fisico alto e slanciato, quanto per la serietà, il doverismo e un innato senso di giustizia. Per cui era sempre pronto a opporsi ai forti e arroganti per difendere i più deboli. C’era stata subito un’intesa tra loro, nonostante lui fosse tendenzialmente un solitario e lei, insofferente al nugolo di maschi che le ronzavano intorno. Avevano fatto varie vacanze insieme, sia al mare che in montagna. Non si separavano mai tranne quando lei, spericolata, si tuffava nelle onde o addirittura nelle acque gelide di un torrente o di un laghetto alpino. Lui, per quanto buon nuotatore, preferiva starla a guardare. Da piccolo aveva avuto una brutta esperienza in Costa Azzurra e non l’aveva dimenticata. Ma sarebbe stato pronto a intervenire per salvare l’amica se si fosse trovata in difficoltà. Tra loro c’era stato solo qualche bacio furtivo, nonostante molti loro coetanei avessero già avuto rapporti sessuali. Si completavano perfettamente. Lei era sempre piena d’ idee e iniziative. Lui, più riflessivo, ogni tanto la fermava, ogni tanto si dava da fare per mettere a punto la realizzazione e gli aspetti tecnici. Un brutto giorno, al rientro di una vacanza, lui si era ammalato di un male incurabile, inutili erano state le cure e le operazioni. Nessuno aveva informato lei della sua morte e comunque lei non si era preoccupata, dato che in inverno capitava spesso che non si vedessero per mesi. Un giorno era andata con la famiglia a casa di lui. Quando si era aperta la porta e non l’aveva visto subito, era rimasta perplessa. In genere lui arrivava tutto allegro, spesso con un nuovo gioco da proporle. Lei si era guardata intorno e, indispettita, aveva pensato che lui non la volesse più o magari in quei mesi avesse trovato un’altra. Senza dire niente era corsa in camera sua, dove lui teneva i giochi, per prenderne uno e fargli vedere che non era venuta per lui ma per quelli. Nella stanza Zazie aveva capito qualcosa, era tornata in soggiorno, si era distesa ai piedi della sua padrona e non si era più mossa. Inutili erano state le carezze e i tentativi della padrona di Popolo di farla giocare per consolarla.

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