lunedì 12 agosto 2019

LA LUNA SENZA I FALO'


Prendete una sera d’agosto, anzi il 10 d’agosto, calda ma con una brezza rinfrescante, in una terrazza sul mare tra gli scogli. Vi si accede da una creusa, per dire che siamo in Liguria, in un fitto boschetto che fiancheggia un castello dei primi del 900(nella foto in basso a sinistra). Le stelle non sono molte e tanto meno quelle cadenti, nonostante la data. La luna non è piena ma le manca giusto quel quarto per renderla meno da cartolina. Il rumore del mare non si sente, ma se ne percepisce la presenza. C’è un grande schermo e luci che illuminano un palchetto. Qualcuno parla alle persone sedute e in piedi. Potrebbe sembrare facile  essere ascoltato in una situazione del genere, specie se l’argomento dibattuto è la luna. Ma riuscire a interessare la platea per quasi due ore non è, invece, da tutti. Soprattutto se il tema è affrontato in termini scientifico-storici. Quella di Piergiorgio Odifreddi allo Scalo Torre a Pieve Ligure può considerarsi davvero una performance unica. Terzo spettacolo del Festival degli scali di Pieve Ligure, è organizzato dal Teatro Ligure con l’ottima regia di Sergio Maifredi, ovviamente in collaborazione con il comune. Un viaggio avvincente che ha toccato storia, filosofia, astronomia, fisica, con un ritmo e un linguaggio lontano mille chilometri da quello di un’aula accademica. Odifreddi ha chiarito cose che si sapevano, ne ha spiegate altre inedite, ha proposto interessanti parallelismi, corredati da precise documentazioni. Ha approfondito notizie su cui non si era mai posta sufficiente attenzione. Ha stupito parlando di una pluralità di lune. Non a caso il titolo dello spettacolo è: Dalla terra alle lune. Ha rilevato incredibili coincidenze. Chi aveva notato che Jules Verne in Dalla terra alla luna  scrive di una base di lancio in una località che poteva essere Cape Canaveral e di un luogo dove tutto veniva studiato che poteva corrispondere a Houston (Texas)? Odifreddi ha portato alla luce figure a cui non si era dato  grande peso come Giovanni Cassini o Christian Huygens, due astronomi del 1600, italiano il primo, olandese il secondo, ispiratori di una missione robotica interplanetaria del 1997, per studiare il sistema di Saturno con i suoi anelli e le sue lune . Ha raccontato di quella straordinaria missione dell’Apollo 8, passata assolutamente in seconda linea e offuscata dall’Apollo 11, in cui gli astronauti sono riusciti a fotografare la terra dalla luna. Il tutto con proiezioni di foto straordinarie e piccoli incisi ironici, solo apparentemente sfumati, su personaggi e attualità negativi. Condivisibili all’unanimità, come hanno confermato gli applausi a scena aperta. Eccetto forse per qualcuno l’attacco alla fantascienza troppo poetica dello Spielberg di ET.   

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