domenica 17 dicembre 2017

UN BIGLIETTO PER ANDARE VIA


Continuano le celebrazioni  degli anni migliori della nostra vita.  Questa volta a teatro. Ticket to ride, prodotto da Tieffe Teatro, è in prima nazionale al Teatro Menotti di Milano dal 12 al 31 dicembre. Il sottotitolo dice Trilogia Beat, ma più che una trilogia è un trittico. Si sviluppa in tre momenti con altrettante scenografie, preceduto da un prologo che inizia tra il pubblico. I dodici attori, otto ragazze e quattro ragazzi tutti giovanissimi, ripetono la stessa frase: Vogliono andare via, non sanno se salutare o no. E’ il discorso del seguire le convenzioni, del rispettare gli schemi, in sostanza della libertà che incomincia a essere messo a fuoco. E che si sviluppa nello spettacolo. La prima 
scena è un ashram in India  dove i ragazzi si ritrovano a meditare. Come fondale la proiezione di un magnifico bosco dove volano stormi di uccelli. Una situazione  idilliaca che mostra però già i suoi risvolti di sgradevole realtà con il ronzio e le punture di fastidiosi insetti. L’attesissimo arrivo del  santone, impersonato da una ragazza con barba, su cui si accanisce l’ironia, sancisce il fallimento dell’esperienza. La seconda scena è un circo, la metafora di una vita felice fatta di fantasie, musica, colore, danza ma anche un richiamo all’effetto delle droghe. I nostri sogni erano più veri della realtà ripete ogni tanto qualcuno.  Nell’ultima parte i dodici attori sono in un immenso loft di archeologia industriale, in smoking e abiti da sera. Alcuni ballano stancamente, altri dormono, altri si abbracciano sulle panche. Qualcuno si perde in tristi monologhi.  Per terra un tappeto fatto di bottiglie e bicchieri vuoti.  C’è ancora la voglia di libertà, ma si percepisce che è successo qualcosa di doloroso, che la droga, l’alcool, il vivere liberi non sono riusciti a tenere lontano.  Siamo negli anni ’80 la festa è finita, l’ubriacatura degli anni ’70 ci ha lasciato sconfitti, incapaci di reagire.  Comunque il vento è cambiato, la rivoluzione è avvenuta, la vita non sarà più la stessa. Diretto da Emilio Russo lo spettacolo ha un’importante componente musicale firmata da Andrea Salvadori, compositore e inventore di suoni della Compagnia della Fortezza di Volterra. Molte le canzoni dei Beatles cantate tali e quali in a solo o in coro oppure  rivedute e con arrangiamenti. Ma come ha spiegato il regista non vuole essere una celebrazione del mitico gruppo. Si parte da loro come spunto per parlare di una generazione  che ha percorso determinate tappe  ed è riuscita a portare avanti un’idea di libertà, talvolta anche al prezzo di sconfitte. 

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