Lo chiamano Festival e questo anticipa in parte la forma e la formula, che il titolo Ucraina è Ucraina, conferma incuriosendo. Da ieri fino a venerdì l’Ucraina viene “raccontata” con un incontro ogni sera dalle 18 alle 22 nella sala Liberty del Circolo Filologico di Milano. Conferenze, esposizioni, video, tutto organizzato da Boristene, associazione culturale ucraina in collaborazione con il Circolo Filologico. Storia, arte, musica, letteratura, cinema i temi trattati. Con performance live di artisti, concerti di musicisti, letture di attori, proiezione di filmati. Che si concluderanno, il giorno dedicato al cinema, con un video-saluto di Mstyslav Chernov, regista del documentario 20 giorni a Mariupol premio Oscar 2024.
Ad aprire il festival la presentazione dei curatori Svitlana Tereshchenko per Boristene e Luciano Tellaroli per il Circolo Filologico. Seguita dai saluti ufficiali, in video, del capo dell’Ufficio del presidente dell’Ucraina e dell’Ambasciatore italiano a Kyiv Pier Francesco Zazo e, in presenza, dell’Ambasciatore dell’Ucraina in Italia. Che hanno messo in luce come i russi vogliano rubare la storia dell’Ucraina e distruggere la sua identità e la sua appartenenza come cultura all’Europa. Anticipando i punti clou della lectio magistralis dell’ospite della serata Yaroslav Hrytsak, storico ucraino direttore dell’Istituto di Storia dell’Università di L’viv, e tra vari titoli membro della supervisory board dello Harvard Ukrainan Research Institute, nonché autore della Storia globale dell’Ucraina, edito in Italia da Il Mulino. A dialogare con lui Giulia Lami, ordinaria di Storia dell’Europa orientale all’Università Statale di Milano e autrice del libro Ucraina in 100 dati. Nel suo discorso lo storico ha messo in luce come l’Ucraina per la sua storia faccia parte dell’Europa e di come alla base del conflitto in corso ci sia un’errata concezione di Putin. “Se non capiamo la storia, ha detto Hrytsak, non finiremo mai questa guerra”. Per Putin l’Ucraina non è mai esistita e quindi si può cancellare dalla mappa. E invece, come Paese ha 33 anni ma la sua storia ne ha settemila, come le Piramidi, con una cultura che è molto legata all’Occidente, avendo fatto parte di quell’impero che dal nord arriva alla Turchia. L’errore è vedere l’Ucraina all’ombra della Russia. Perché l’Ucraina è parte determinante dell’Europa, condividendone il suo progetto di liberazione ed emancipazione, mentre la Russia guarda solo al potere dei soldi. La guerra è un pericoloso attacco alla cultura e alla libertà. Dietro l’aiuto all’Ucraina, quindi, c’è la tutela della cultura del mondo. Un discorso pragmatico, chiaro e convincente senza la retorica della commiserazione. Con il solo neo di aver paragonato Dostoevskij a Putin. Se il primo può essere stato un uomo orribile, la sua opera è sempre e comunque un fondamentale, enorme contributo alla cultura. (Nella foto Giulia Lami e Yaroslav Hrytsak)
Una guerra senza fine voluta da Puntin che miete vittime innocenti. Purtroppo.
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