Fa piacere sapere che Calder.Sculpting Time, in apertura domani al MASI (Museo d’arte della Svizzera Italiana) di Lugano, chiuda il 6 ottobre, perché è una mostra che tutti devono vedere . Non è solo la più completa personale dello scultore in Svizzera degli ultimi cinquanta anni, ma è soprattutto la selezione dell’essenza di Alexander Calder, come è stato detto in conferenza stampa. Le opere esposte rappresentano più che mai il legame tra “astrazione d’avanguardia, performance basata sul tempo e videoarte”.
Come ha raccontato Alexander S.C.Rower fondatore e presidente della Calder Foundation di New York, nonché nipote del grande artista, la curatrice Carmen Gimenez è riuscita, con ammirevole determinazione, ad avere trenta delle opere più significative, create dal 1931 al 1960, prelevandole da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, anche se il più ampio corpus proviene dalla Foundation di New York. Perfetto l’allestimento nelle grandi sale del museo, con la vetrata in fondo affacciata sul lago. Qui l’imponente Funghi Neri (foto in alto) e la aerea Red Lily Pads con i suoi elementi rossi, sospesi come nuvole in viaggio. Prevalgono i mobiles, la maggior parte collocati su piattaforme tonde e bianche, come gli stabiles tipo Big Bird del 1937 (foto in basso)o gli standing mobiles. Altri mobiles sono appesi al muro come lo è il Senza Titolo subito all’entrata, con una base che ricorda le geometrie di Mondrian. Un’illuminazione sapientemente studiata fa sì che sulle piattaforme si formino delle ombre, che sembrano proseguire il movimento dei mobiles, normalmente impercettibile che diventa visibile al passaggio delle persone. Interessante a questo proposito la piccola guida che viene data ai visitatori, con il titolo dell’opera, l’anno di creazione, la collezione da dove proviene, e i materiali di cui è fatto. In prevalenza metallo, legno, spago e pittura, quando ci sono delle parti verniciate di un colore, nero e rosso soprattutto. Sulla stessa guida, accanto al simbolo del divieto di salire sulle piattaforme e di toccare le opere, che si trova normalmente nelle mostre, ce n’è un terzo, inconsueto da vedere, con un profilo umano e il disegno di un soffio. Perché un soffio troppo forte potrebbe danneggiare l’opera.(2024 Calder Foundation, New York/Artists Rights Society(ARS), New York)
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