Quel "Tra parentesi", realmente tra parentesi, del titolo che precede La vera storia di un’impensabile liberazione, anticipa in modo chiaro e appropriato lo spettacolo al Teatro della Cooperativa di Milano. Che, dopo la prima edizione del 2018, per il quarantennale della Legge Basaglia, riprende ora per i cent’anni dalla nascita del rivoluzionario della psichiatria. Racconta, appunto, gli anni in cui la malattia mentale fu messa tra parentesi. Quando si incominciò a pensare di chiudere i manicomi e far tornare i cosiddetti matti, internati senza un nome e una dignità, persone e cittadini liberi, da curare.
A parlarne sul palcoscenico, seduti su una panchina come nella precedente edizione, non due attori ma Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua. Il primo drammaturgo, conduttore radiofonico, nonché psicologo nei servizi pubblici di salute mentale da 25 anni (a destra nella foto). Il secondo psichiatra e docente di psichiatria a Trieste. Ma soprattutto tra coloro che hanno lavorato a fianco di Franco Basaglia, contribuendo alla nascita dei primi dipartimenti di salute mentale. Non è ancora laureato, racconta Dell'Acqua, quando entra nel 1971 nel manicomio di Trieste di cui è diventato direttore Basaglia. Che dal 1961 come direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia "sta scommettendo il suo potere per cambiare ogni cosa” nel trattamento dei malati mentali. Dell’Acqua procede nei ricordi, interrotto dalle domande centrate di Cirri, talvolta anche sul filo di un’amabile ironia, ma sempre ben recepite. In certi momenti la narrazione sfiora il surreale. Quando si parla, per esempio, di quel cavallo, Marco Cavallo, costruito da due artisti nel manicomio di Trieste, che viene portato in corteo per le vie della città, come simbolo della liberazione. S’intrecciano aneddoti sui ricoverati. Tutto inframezzato da collegamenti con la situazione italiana. Fino al maggio del 1978, subito dopo il delitto Moro, quando il Parlamento approva la legge 180 che “ridisegna lo statuto giuridico dei malati di mente e stabilisce la chiusura degli ospedali psichiatrici”. Quello che emerge dalla narrazione è la volontà di Franco Basaglia, che continua a essere supportata, di creare una società che contenga sia la normalità che la follia, con la possibilità di dialoghi, scambi, incontri con"l’altro". Lo spettacolo, al Teatro della Cooperativa fino al 13 marzo, prosegue in tournée per l’Italia.
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