giovedì 7 marzo 2024

I CORPI PARLANO

A vederli così al primo impatto e con uno sguardo superficiale sembrano dei paesaggi, in qualche modo sublimati. La riva di un fiume con i sassi, un campo di fiori visto dall’alto, una spiaggia sul mare, il greto di un fiume con poca acqua.  In realtà i dipinti di Aldo Salucci, in mostra all’A.MORE Gallery di Milano, raccontano qualcosa di diverso.  Dietro, oltre a un attento studio, c’è un invito a guardare il mondo e soprattutto la vita umana e il dolore con un altro occhio. 




Come anticipa il titolo della personale Corpi in attesa, il punto di partenza delle opere è la biologia e l’anatomia umana. L’artista  parte da immagini di cellule malate viste al microscopio, ingrandite e fotografate. Su queste ha applicato colori accesi, materiali e reagenti chimici. Oltre che una polvere d’oro, ispirandosi alla tecnica giapponese del riparare con l’oro, usata dai ceramisti per riparare, appunto, le tazze della cerimonia del tè.  Gli interventi con la polvere rappresentano il modo per ricucire le ferite e le lacerazioni di questi corpi. A significare che “dall’imperfezione e dalle ferite può nascere una forma maggiore di perfezione estetica e interiore”. Come scrive Domenico De Chirico, curatore della mostra, “In questo modo Salucci ci suggerisce di penetrare nel dolore e di leggerlo in tutta la sua disumanizzante autorità”. Al di là del messaggio positivo che invita a guardare con speranza al futuro e a “stigmatizzare il dolore” le sue opere attraggono, invitano alla contemplazione. Si ha voglia di guardarne i particolari come gli spazi bui, non coperti da pittura.  E anche immaginare, se si vuole, possibili paesaggi. La mostra aperta oggi all’A.MORE Gallery, in Via Massena a Milano, chiude il 31 maggio. 


 

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